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Coldiretti: "Cari trevigiani, sapete cosa mangiate?"

L’arrivo in Italia di concentrato cinese è cresciuto del 680 %...chi lo consuma? 

Coldiretti: "Cari trevigiani, sapete cosa mangiate?"

“Cari consumatori trevigiani sapete davvero cosa mangiate? Io direi che la risposta è no! E’ impossibile saperlo finchè non viene indicato obbligatoriamente in etichetta il luogo d’origine del prodotto che si sta per acquistare e consumare. Mi chiedo dove finisca il pomodoro importato dalla Cina e mi chi anche chi lo mangerebbe se conoscesse la sua provenienza”. 

A rivolgersi ai consumatori trevigiani è Walter Feltrin, presidente della Coldiretti di Treviso che è rimasto stupefatto dai dati Istat relativi alle importazioni in Italia di concentrato di pomodoro dalla Cina aumentate di addirittura il 680 %. “Stiamo parlando di circa 70 milioni di chili nel 2015, pari a circa il 10 per cento della produzione nazionale in pomodoro fresco equivalente. 70 milioni di concentrato di pomodoro cinese che consumiamo noi?”. L’allarme lanciato dalla Coldiretti sulla base dei dati Istat relativi ai primi undici mesi del 2015 vuole denunciare il rischio concreto che venga spacciato come Made in Italy sui mercati nazionali ed esteri per la mancanza dell’obbligo di indicare in etichetta la provenienza.

“Dalla Cina si sta assistendo ad un crescendo di navi che sbarcano fusti di oltre 200 chili di peso con concentrato di pomodoro da rilavorare e confezionare come italiano poiché nei contenitori al dettaglio è obbligatorio indicare solo il luogo di confezionamento, ma non quello di coltivazione del pomodoro – aggiunge Antonio Maria Ciri, direttore di Coldiretti Treviso -  Un commercio che va reso trasparente con l’obbligo ad indicare in etichetta l’origine degli alimenti che attualmente vale in Italia solo per la passata di pomodoro, ma non per il concentrato o per i sughi pronti. A rischio non c’è solo uno dei settori simbolo del Made in Italy nel mondo a causa della concorrenza sleale del prodotto importato, ma anche la salute di chi consuma produzioni sconosciute di paesi in cui non ci sono adeguati controlli e metodi sostenibili di produzione”. 

Peraltro l’84 per cento degli italiani peraltro ritiene - precisa la Coldiretti - che sia molto importante che l’etichetta riporti la provenienza della materia prima impiegata per la frutta e verdura trasformata come i derivati del pomodoro, secondo la consultazione pubblica on line sull'etichettatura dei prodotti agroalimentari condotta dal ministero delle Politiche Agricole (Mipaaf), che ha coinvolto 26.547 partecipanti sul sito del Mipaaf dal novembre 2014 a marzo 2015. Un risultato che, sulla base del regolamento comunitario n.1169 del 2011, entrato in vigore il 13 dicembre del 2014, consente all’Italia - sostiene la Coldiretti - di introdurre norme nazionali in materia di etichettatura obbligatoria di origine geografica degli alimenti.

La Cina - riferisce la Coldiretti - ha iniziato la coltivazione di pomodoro per l’industria nel 1990 e oggi, dopo aver superato l’Unione Europea, rappresenta il secondo bacino di produzione dopo gli Stati Uniti. Ma il gigante asiatico - ricorda la Coldiretti - anche nel 2015 ha conquistato il primato nel numero di notifiche per prodotti alimentari irregolari perché contaminati dalla presenza di micotossine, additivi e coloranti al di fuori dalle norme di legge, da parte dell’Unione Europea, secondo una elaborazione della Coldiretti sulla base della Relazione sul sistema di allerta per gli alimenti. Su un totale di 2967 allarmi per irregolarità segnalate in Europa ben 386 (13%) - precisa la Coldiretti - hanno riguardato la Cina.

Il pomodoro è il condimento maggiormente acquistato dagli italiani. Nel settore del pomodoro da industria - conclude la Coldiretti - sono impegnati in Italia oltre 8mila imprenditori agricoli che coltivano su circa 72.000 ettari, 120 industrie di trasformazione in cui trovano lavoro ben 10mila persone, con un valore della produzione superiore ai 3,3 miliardi di euro.

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