Crescere misericordiosi come il Padre
Cronache dal Giubileo dei Ragazzi.
Attese e timori della partenza. In questo Giubileo della Misericordia, Papa Francesco ha invitato a Roma i ragazzi dalla seconda media alla seconda superiore, come se li stesse chiamando uno ad uno «per nome, come fa Gesù ogni giorno, perché i nostri nomi sono scritti in cielo, sono scolpiti nel cuore del Padre che è il Cuore Misericordioso da cui nasce ogni riconciliazione e ogni dolcezza» (dal Messaggio di Papa Francesco). Nella nostra Diocesi, oltre al gruppo della Parrocchia di San Martino di Conegliano, sabato 23 aprile hanno risposto all’appello anche cento ragazzi della Forania Opitergina, guidati da suor Antonella, don Alberto e don Mauro, insieme ai ragazzi del gruppo post-cresima della Parrocchia di San Rocco, provenienti da Conegliano, Cimetta, Sacile e Vittorio Veneto. Nonostante l’entusiasmo e la voglia di ritrovarsi insieme con Papa Francesco, non è stato facile dire di sì: gli attentati in Belgio dello scorso marzo ci hanno interrogati sull’opportunità di questo pellegrinaggio. Raccontano Stefania e Mauro, genitori di Alessia: «Le nostre titubanze e i nostri dubbi sono via via svaniti perché la consapevolezza della grandiosità dell’incontro con Papa Francesco ci ha portato proprio la serenità nel cuore. Alla fine eravamo certi che tutto sarebbe andato bene». E così sabato all’alba siamo partiti con tanta gioia e un pizzico di trepidazione.
L’abbraccio di san Pietro, papa Francesco, le testimonianze... Nel pomeriggio, sembrava non finire mai la lunghissima coda in Via della Conciliazione. Mentre aspettavamo, abbiamo saputo che qualche ora prima Papa Francesco era sceso nella Piazza e aveva confessato alcuni ragazzi: grandioso il Papa, pronto a scendere dalla cattedra di San Pietro e a sedersi su una seggiola, per ascoltarci e guidarci con pazienza. Avvinarci e attraversare la Porta Santa ci ha lasciato come sospesi, in un attimo senza spazio e senza tempo. E poi siamo stati travolti dalla maestosità di San Pietro, che ci ha accolti con le braccia misericordiose della Madonna di Michelangelo. Prima di uscire e di passare sotto le finestre di Santa Marta, abbiamo ricevuto in dono una Corona del Rosario, con la richiesta di Papa Francesco di recitarne la prima decina secondo le sue intenzioni. Durante la distribuzione della cena al sacco ci ha sopresi un acquazzone: la pioggia ha rallentato la nostra camminata alla volta dell’Olimpico e ci siamo persi il video messaggio del Papa che abbiamo poi scaricato. Dopo essersi scusato per non essere potuto venire allo stadio, Papa Francesco ci ha chiesto di non portare rancore: «Essere misericordiosi vuol dire anche essere capaci di perdono. E questo non è facile, eh?».In un altro passaggio Papa Francesco ci ha ricordato che «se nella vostra vita non c’è Gesù è come se non ci fosse campo! Non si riesce a parlare e ci si rinchiude in se stessi. Mettiamoci sempre dove si prende». Alle esibizioni dei cantanti, sul palco si sono alternate le testimonianze del Maggiore Luca Parmitano, in collegamento da Houston, di Arturo Mariani, autore del libro Nato così e calciatore della Nazionale Italiana di calcio amputati, e di Alice Nicolini, 17 anni, autrice del cortometraggio Xenos sul dramma dei migranti. E poi Shari, 13 anni, ci ha incantato con la sua The sound of silence. Con la loro vita hanno spronato i ragazzi a credere in loro stessi e nei loro nostri sogni, a non lasciare che la società degli adulti soffochi la loro speranza nel futuro.
La messa: un’emozione grandissima. La domenica è iniziata con un’altra lunghissima coda per entrare in Piazza San Pietro: le fatiche del pellegrino, come ricorda Sabrina di Basalghelle! Chissà se qualche telecamera ha inquadrato lo striscione che abbiamo preparato mentre aspettavamo l’inizio della Messa. La Messa e la parola viva di Papa Francesco hanno davvero lasciato il segno in ciascuno di noi! Lucrezia di Sacile ricorda: «Quando siamo andati a San Pietro per la Messa di Papa Francesco, lì veramente è stata un giornata carica di emozioni».Anche per Martina di Conegliano è stato emozionante riuscire a vedere il Papa da vicino! Per Manuel di Basalghelle il cuore del Giubileo è stato proprio partecipare alla Santa Messa con Papa Francesco in Piazza San Pietro: un’emozione grandissima.
Le impressioni dei ragazzi. Racconta Riccardo di Mansuè: «Nel pellegrinaggio a Roma per la prima volta mi sono veramente sentito vicino al Signore: non so se è stata la presenza del Papa o la messa a San Pietro ma sapevo che lui c’era, sentivo la sua presenza». Per Alessia, «il Papa ha dato a noi ragazzi l’opportunità di vivere un’esperienza unica e indimenticabile, un’avventura piena di emozioni meravigliose che hanno aiutato a rafforzare il legame tra noi giovani e Dio, perché al giorno d’oggi è più difficile affidarsi al Signore e mettere in atto i suoi insegnamenti, perché nella nostra epoca molti ragazzi non si mostrano per quello che sono, perché magari verrebbero giudicati e quindi si ritrovano ad indossare delle maschere che ti mostrano “figo” agli occhi degli altri ma che ti imprigionano dietro un’immagine. Essere liberi come ha detto Papa Francesco non è essere all’ultima moda o avere tante ricchezze, la libertà è saper dire sì ma avere la forza anche di dire no: “solo con scelte coraggiose e forti si realizzano i sogni più grandi, quelli per cui vale la pena di spendere la vita”. Gesù ci ha insegnato ad amarci gli uni agli altri come fratelli lasciando da parte i giudizi e le differenze, infatti un vero amico lo si riconosce per l’amore concreto: se non ama veramente non è nostro amico. Noi giovani abbiamo ancora un lungo percorso da fare per diventare discepoli che amano Dio concretamente con tutto il cuore e per farlo dobbiamo credere e fidarci di Lui in modo da raggiungere la completa felicità». Anche Anna di Vittorio Veneto è grata a «Papa Francesco, che ci ha ospitati non solo a Roma ma anche nel suo cuore. Papa che ha sempre creduto, e crede, in noi ragazzi. Ho conosciuto moltissime persone nuove che condividono la mia fede, altre che invece hanno idee diverse; ma la cosa che mi ha stupito di più è stata la quantità di ragazzi presenti. Eravamo tutti insieme in Piazza San Pietro ad ascoltare in silenzio il discorso del Papa diretto a noi, come gruppo. Tutti uguali, indipendentemente dalla provenienza geografica, dalla lingua parlata o dall’aspetto fisico. Questo mi ha ricordato di non essere sola, ed è una cosa molto importante per tutti. Infine ho imparato cosa significa essere un Pellegrino, ma più di tutto essere Cristiano». Come dice un altro giovanissimo di Mansuè, sono state davvero «belle parole spese all’indirizzo dei giovani per stimolarci ad amare il prossimo: perché, ci insegna Papa Francesco, amare è bello, è la via per essere felici. Però non è facile, è impegnativo, costa fatica… Il Signore, se ascoltate la sua voce, vi rivelerà il segreto della tenerezza: prendersi cura dell’altra persona, che vuol dire rispettarla, custodirla e aspettarla. E questa è la concretezza della tenerezza e dell’amore». Anna di Basalghelle ci aiuta a ricordare questi tre bellissimi atteggiamenti pensando all’ACR!
Pensieri sulla via del ritorno. Lunedì, durante il viaggio del ritorno, non abbiamo dimenticato l’invito di Papa Francesco a pregare la Corona del Rosario che ci ha regalato. Pregare insieme è stata un’occasione preziosa per condividere la gioia che avevamo nel cuore per l’incontro e per il divertimento con i ragazzi anche delle altre parrocchie (Mattia di Mansuè) e per condividere il nostro grazie al Signore e a Papa Francesco, agli animatori e agli organizzatori, ai genitori e ai compagni di viaggio perché senza di loro questa esperienza non sarebbe mai stata possibile. Lucrezia di Sacile riserva un grazie particolare agli animatori, perché «nella maggior parte delle cose che facevamo avete provato a mettervi nei nostri panni». Non è mancato un pensiero per chi non ha potuto partecipare a questa grande festa e alle persone malate, in particolare ai ragazzi. Rientrati nelle loro case, i ragazzi continuano ad essere testimoni della gioia per l’Incontro vissuto, contagiando genitori e amici. Racconta Milva, una mamma: «Ho seguito da casa attraverso il canale televisivo tutte le fasi del giubileo ed ero molto emozionata, mi dicevo spesso “se io mi sento cosi, come potrà sentirsi Lucrezia?” Ogni tanto mi mandava dei messaggi per rendermi partecipe della sua gioia e quando mi ha mandato il video dove ha visto passare papa Francesco, la gioia di sentire la sua voce così emozionata ha contagiato tutti. Quando è tornata a casa era molto felice per l’esperienza vissuta. Io credo che la sua anima abbia potuto toccare con profondità il legame con Dio e che porterà dentro di sé questo momento come esperienza per una crescita ricca di valori e sentimenti». «La gioia di vedere raccolti così tanti ragazzi e ragazze, uniti nell’intento comune di stare insieme, di pregare, di divertirsi, di sognare insieme, ci ha emozionati tantissimo e forse ha dato anche a noi di nuovo la voglia di sognare e di sperare»: confessano Stefania e Mauro. Crescere misericordiosi come il Padre, quindi… Quale responsabilità per noi adulti, nell’accompagnare i ragazzi in questo loro cammino! Confidiamo allora nel Signore, perché ci ricordi che ogni persona, ogni ragazzo, è un prodigio al quale accostarci con delicatezza, in uno sguardo accogliente che permetta loro di fiorire.
Margherita Zanette
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