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DIOCESI: ieri il funerale di mons. Egidio Lot

Presieduto dal vescovo Corrado, nel duomo di Oderzo

Parole chiave: vita (8), morte (18), prete (9), sacerdote (3), funerale (5)
DIOCESI: ieri il funerale di mons. Egidio Lot

Ieri mattina, nel duomo di Oderzo, si è celebrato il funerale di mons. Egidio Lot, per tanti anni parroco a Ceggia e Mel, dal 2018 al 2022 a servizio dell'Unità pastorale opitergina. La santa messa è stata presieduta dal vescovo Corrado. Pubblichiamo di seguito la sua omelia. 

Le letture che abbiamo ascoltato sono quelle della festa di San Lorenzo, diacono e martire. Ambedue sottolineano che, sull’esempio di Gesù, la vita umana acquista il suo vero senso e il suo autentico compimento solo se viene vissuta come un dono. Dono ricevuto che, contemporaneamente, diventa un dono di sé.

“Se il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore produce molto frutto”. L’immagine del chicco di grano viene applicata da Gesù a sé stesso. È lui il vero chicco di grano che accetta di cadere sulla terra, di morire, facendo della propria vita un dono. E proprio così la sua vita (offerta in dono) non rimane sterile, ma diventa feconda: porta molto frutto, frutto di salvezza e di vita per tutti gli uomini. Ed è quello che anche noi siamo invitati a fare guardando Gesù: mettere ciò che siamo e ciò che abbiamo a servizio del Signore e come dono agli altri.

Ho trovato queste letture evangelica profondamente in sintonia con la vicenda spirituale di don Egidio. Credo di poter dire, senza timore di essere smentito, che don Egidio fece veramente della sua vita un dono al Signore e ai fratelli. Fin da ragazzino egli nutrì nel suo cuore questo progetto, corrispondendo alla chiamata che aveva sentito, forte e chiara, per la sua vita. Dovunque abbia svolto il suo ministero, d. Egidio ha lasciato un segno di autentico pastore e una testimonianza credibile e convincente di Gesù e del suo vangelo. Posso dire questo, con grande certezza, di quando l’ho conosciuto parroco a Mel, Carve e Pellegai. Ma so per certo che questo si può dire anche della sua precedente esperienza a Ceggia e a Lago.

Don Egidio era una persona buona, intelligente e saggia, capace di cogliere immediatamente e in profondità la diversità delle parrocchie e anche delle persone. Ma proprio questa diversità, invece di portarlo a fare delle classifiche valutando una realtà e svalutando l’altra, lo portava a vedere la positività delle singole realtà; e faceva questo non in modo puramente intellettuale, ma in modo che potrei definire profondamente affettivo, cioè, determinato dall’affetto con cui egli sapeva rapportarsi alle varie realtà.

Don Egidio, in altre parole, voleva veramente bene alle comunità parrocchiali che gli venivano affidate e alle persone che le componevano. Un bene non ingenuo e semplicemente emotivo, ma un bene consapevole e maturo, capace cioè di valorizzare le persone e le comunità a partire dalla loro realtà concreta e sapendo far leva sugli aspetti positivi che ognuna di esse presentava, pur non ignorando i loro limiti. Proprio per questo una sua caratteristica era quella di saper vedere le cose con uno sguardo positivo e fiducioso, senza cedere al pessimismo e alla lamentela.

“Dio ama chi dona con gioia”, dice San Paolo nella prima lettura. Come ha fatto Gesù. Ma - possiamo dirlo certamente - come ha fatto anche don Egidio, che ha vissuto il suo ministero come un grande dono ricevuto dal Signore che lo spingeva a diventare dono gioioso ai fratelli.

“Era un uomo che pregava molto”, mi ha ricordato qualche giorno fa un prete che stato suo cappellano. Certamente è stato così, altrimenti non sarebbe stato in grado di vivere il suo ministero, con quel sentimento di responsabilità, di fiducia e di gioia di cui ho fatto cenno.

“Chi segue me, non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita”. Queste parole che abbiamo sentite prima del Vangelo nutrono la nostra fede, ma alimentano anche la nostra speranza che Don Egidio, il quale si è sforzato di seguire il Signore, viva già ora nella luce della vita, cioè in quella comunione totale con il Signore che è ciò che noi chiamiamo il Paradiso.

Affidiamolo pertanto, con fiducia, alla misericordia di Dio che, perdonando le sue umane debolezze i suoi peccati, lo accolga nella sua dimora di luce e di gioia che ha promesso ai suoi servi fedeli e invochiamo con fiducia e insistenza il Signore perché doni altri pastori buoni e fedeli alla sua e nostra Chiesa… pastori che, come don Egidio, facciano della loro vita un dono a Dio e ai fratelli.

(foto: dal sito www.parrocchiaoderzo.it )

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