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DIOCESI: l'Amazzonia ci sta a cuore

Legame con una diocesi della Colombia

DIOCESI: l'Amazzonia ci sta a cuore

Una immensa foresta racchiusa tra due grandi fiumi. Un popolo legato in modo speciale alla natura. I corsi d’acqua vie di comunicazione e principale fonte di vita. Questo è il vicariato di Puerto Leguizamo-Solano nel sud della Colombia, in piena Amazzonia. Una chiesa giovane - appena dieci anni! - estesa su 65mila chilometri quadrati (Vittorio Veneto si estende su mille 400 kmq...), 70mila abitanti, dieci parrocchie e un pugno di preti (due diocesani, tre fidei donum colombiani, due di San Giovanni du Eudes e otto della Consolata). Una chiesa legata da qualche anno con la nostra tramite padre Angelo Casadei, missionario della Consolata, a lungo a Vittorio e oggi parroco di Nuestra Senora de la Mercedes e animatore del “Centro amazzonico per il pensiero interculturale”, un’iniziativa nata a Leguizamo con il sostegno (15mila euro) del nostro Centro missionario. Una parte dei fondi inviati in Colombia (3mila euro) sono frutto della raccolta tappi di plastica e sughero avviata da qualche tempo in diocesi.

Il vescovo di Puerto Leguizamo-Solano, mons. Joaquin Humberto Pinzòn Guiza, missionario della Consolata (nella foto a destra, con padre Angelo), ha voluto esprimere di persona la propria gratitudine per l’aiuto ricevuto durante una rapida visita in diocesi avvenuta nei giorni scorsi. Accompagnato da padre Angelo ha incontrato il vescovo Corrado e il Centro missionario, ed è intervenuto all’auditorium Toniolo di Conegliano la sera del 13 marzo.

Il vicariato è nato quando Jorge Mario Bergoglio è stato eletto Papa e i percorsi dell’uno e dell’altro sono intensamente intrecciati - ha sottolineato il vescovo Joaquin -: il vicariato - dotato di pochi mezzi, sacerdoti e operatori -  è davvero una chiesa leggera e povera in cammino missionario, come tratteggiata da Francesco nell’“Evangelii gaudium”; l’impegno a una conversione integrale per una custodia del creato e di chi lo abita è partito in Amazzonia in contemporanea ad un’altra enciclica di Francesco, la “Laudato Si’”; e poi c’è stato il Sinodo dell’Amazzonia con il quale Francesco ha inteso mettere la Chiesa di questa vasta regione alla ricerca di nuovi cammini.

Il territorio è abitato da popoli indigeni la cui vita è sostanzialmente legata ai fiumi, da contadini “immigrati” da altre zone della Colombia che hanno messo mano alla foresta, dal popolo afroamazzonico e infine dagli abitanti dei centri urbani. Sono comunità molto diverse tra di loro, inserite in un ambiente segnato da tensioni e anche violenze per il narcotraffico, il depredamento della foresta, l’attività mineraria che ha dissanguato i fiumi. E va anche ricordato che la pandemia del Covid qui ha fatto strage: tra i morti anche un sacerdote diocesano di 54 anni.

In questo contesto «la chiesa di Gesù - sottolinea il Vescovo - vuole incarnarsi e acquistare un volto con le seguenti caratteristiche: è difensore della casa comune; è senza confini; è fraterna perché l’altro che cammina con me è mio fratello; è arricchita dalla spiritualità dei popoli che la abitano; è serva al servizio della comunità; celebra la vita e il cammino delle persone e delle comunità; è aperta all’universalità». In questo percorso un ruolo prezioso lo sta svolgendo il “Centro per il pensiero” sostenuto dalla nostra diocesi e coordinato da due laici: «È nato per aiutare le persone ad approfondire la propria identità e cultura - spiega il Vescovo -. È un luogo di conoscenza e di scambio. Ad esempio confrontiamo i riti dei popoli indigeni con la nostra liturgia. Il Centro sta generando modi nuovi di pensare la chiesa e il territorio. La storia che sta scrivendo il vicariato - conclude il Vescovo - è una storia plurale, costruita a più mani, contemplando un ampio orizzonte, camminando insieme affinché i popoli e la gente di questo territorio abbiano la vita in Cristo».

Federico Citron

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