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DIOCESI: la cultura, una priorità per il vescovo Ravignani

La riflessione del dott. Gian Antonio Dei Tos

DIOCESI: la cultura, una priorità per il vescovo Ravignani

Abbiamo avuto il dono di poter accompagnare mons. Ravignani per alcuni momenti del suo cammino di pastore della nostra diocesi. Il tratto gentile e raffinato che si esprimeva in un dialogo fluente e colto ha sempre arricchito la sua profonda spiritualità e ha consentito di cogliere, a chi lo incontrava, il profondo spessore della sua fede. Nel corso della sua missione pastorale tra noi sono tante le dimensioni che ha attraversato, e tra queste è importante ricordare il suo interesse per la cultura che viveva come vero e proprio luogo dove testimoniare il primato di Dio nella compagnia degli uomini. Cultura come luogo del dialogo e della mediazione del vangelo e cultura come strumento di crescita della coscienza personale ed ecclesiale. Questo il senso che lo portò a favorire la nascita di diversi centri culturali che nel territorio diocesano potessero essere luogo di confronto e di dibattito fra credenti e che fossero espressione di una Chiesa viva in perenne costruzione della propria identità e testimonianza del vangelo. Cito solo ad esempio, e per brevità, il Centro Humanitas a Conegliano o l’esperienza dello Studium a Vittorio Veneto o il sostegno convinto al Centro di studi biblici di Sacile.

La sua sensibilità verso i cambiamenti della società e la consapevolezza che la Chiesa dovesse sempre essere in dialogo con il mondo che cambia, per coglierne le sfide e rilanciare i valori del vangelo come risorsa alla crescita dell’umano, sono alla base del “convenire” al quale chiamò la sua diocesi in occasione dei convegni pastorali. Furono esperienze coraggiose, sinceramente animate dalla voglia di rinnovamento e di fedeltà allo Spirito, che domandarono alla nostra Chiesa la fatica di riflettere su se stessa, sul proprio passato, ma soprattutto di aprirsi al futuro con coraggio e sincerità, come, per esempio, nel 1985 al convegno diocesano “Riconciliazione cristiana e comunità degli uomini” in cui il compianto don Giancarlo Vendrame fu chiamato a sostenerne la riflessione iniziale e la sintesi dei lavori.

In questo contesto mons. Ravignani ebbe modo di dimostrare la sua capacità intuitiva nel cogliere il valore dei propri collaboratori, ma soprattutto di affidarsi al bisogno di profezia e di acculturazione che la fedeltà al vangelo ci chiede ogni giorno. Per il nostro vescovo Ravignani la cultura non era mera accademia, ma vero e proprio strumento quotidiano per la lettura della condizione dell’uomo contemporaneo al quale il vangelo esige di rispondere. Forte stimolo culturale seppe anche dare al settimanale diocesano, la cui direzione fu affidata innovativamente e per un lungo periodo ad un laico. Fu proprio durante il suo mandato pastorale che nacquero il museo diocesano di arte sacra e il museo di scienze naturali nella sede del nostro Seminario, come a testimoniare il grande interesse sempre manifestato per la scienza e per l’arte. Ricordo che più volte, nel corso di numerose conversazioni, aveva auspicato la nascita di una fondazione culturale che portasse il nome di mons. Forcellini, già professore di retorica nel Seminario di Ceneda.

Soprattutto la dimensione dell’arte trovava nel suo mondo spirituale occasione di ristoro e di conforto, anche alle fatiche quotidiane della sua missione. In particolare amava l’arte sacra ed era affascinato dal mondo dell’iconografia, tanto da favorire in diocesi la diffusione dello studio delle icone, non solo come segno di bellezza, ma anche come strumento di preghiera e di sguardo verso l’infinito. La passione per il mondo delle icone veniva anche dalla sua profonda coscienza ed esperienza ecumenica.Fra le tante eredità che ci ha lasciato sicuramente rimane vivo il ricordo di un pastore che ha amato intensamente la sua comunità e che nella sua intelligenza pastorale ha vissuto la cultura come strumento di dialogo con il territorio e di apertura trasparente al confronto del vangelo con le sfide esistenziali che, giorno dopo giorno, emergono dalla fatica del vivere quotidiano.

Gian Antonio Dei Tos

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