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Edilizia scolastica: progetti sbloccati per 57 Comuni veneti

Una quarantina di milioni  per sistemare scuole vecchie, piccole, obsolete e non antisimiche. Non sono soldi veri, sono permessi a sforare il patto di stabilità. Sono l’effetto dell’impegno preso da Renzi durante la sua visita a Treviso. Ma non tutti sono stati accontentati.

Edilizia scolastica: progetti sbloccati per 57 Comuni veneti

Si precisano i contorni del decreto “Sblocca Italia” del Governo Renzi. La redazione dei decreti attuativi comincia a diradare la nebbia sulle coperture e la concretezza dei provvedimenti. In laguna e nel Veneto la nebbia si dirada con le conferme del sottosegretario Zanetti, che il 30 giugno ha incontrato l’Anci Veneto, e con quelle, che arrivano direttamente da Roma, del deputato di Roncade, Simonetta Rubinato. Una quarantina di milioni fanno rotta verso 57 Comuni del Veneto per sistemare scuole vecchie, piccole, obsolete e non antisimiche. Non sono soldi veri, sono permessi a sforare il patto di stabilità quanto basta per sistemare queste scuole.

I Comuni “prescelti”

A Treviso la fetta più grossa arriva a Paese con un intervento che sfiora i tre milioni di euro, cifra quasi analoga per Caerano San Marco, comune che aveva fatto notizia per non poter neppure spendere, per una scuola, i soldi del lascito di un cittadino. A Cordignano è concesso un milione e a Oderzo due. La lista per Treviso è piuttosto lunga, a dire il vero è la più lunga del Veneto. Premiati anche Casier, Conegliano, Fontanelle, Istrana, Mogliano, Motta di Livenza, Morgano, Nervesa della Battaglia, Riese Pio X, Sernaglia della Battaglia, Susegana, Trevignano, Vittorio Veneto e Volpago del Montello. Sono 18 in tutto a Treviso. Anche l’area metropolitana di Venezia non è trascurata, ecco i comuni: Noale, Mirano, Campagna Lupia, Camponogara, Cavallino Treporti, Eraclea, Jesolo, Marcon, Musile di Piave, Pianiga, Santa Maria di Sala. Meno bene per il Bellunese dove passa il turno solo Belluno. A Mirano potranno contare su circa 150mila euro per adeguare la sicurezza della scuola materna Wolf Ferrari, così a Noale, dove viene consentito di sforare per 700 mila euro per l’edificio della scuola primaria: non male per la neonata Unione dei Comuni del Miranese.

Ci saranno altre possibilità

Preferisce non vedere questi Comuni come dei premiati la deputata Rubinato. Vuole precisare le logica, che forse, dalle indiscrezione finora trapelate sul decreto del Presidente del Consiglio, non è  ancora emersa. “Si tratta di un intervento a step, a passi successivi. In questa prima fase sono state accolte le richieste di spazi sul patto di stabilità per il 2014 e quelle a cavallo tra il 2014 e il 2015. I Comuni potevano chiedere finanziamenti o sforamenti autorizzati del patto. Si è preferito intervenire per intanto sui secondi. Sono coperti con il decreto 66, quello per intenderci degli 80 euro: 122 milioni per il 2014 e 122 milioni per il 2015. Come molti decreti è travagliato nella fase attuativa, sempre per il problema della coperture”.  
Quei comuni che avevano chiesto per il 2015, perché non ancora pronti con aree, progetto, delibere e quant’altro, saranno ricompresi il prossimo anno. L’intera operazione dall’appalto al pagamento dovrà concludersi nei vari comuni entro il 2014. “Il permesso sul patto di stabilità - chiarisce la Rubinato, ex sindaco di Roncade, esperta quindi di bilanci e di flussi di cassa nei comuni - serve al momento del pagamento delle ditte, inutile quindi mettere a disposizione fondi ora, quando serviranno nel 2015”.

Ulteriori fondi

Per le scuole del Veneto non c’è solo lo “Sblocca Italia”. Proprio alla fine di giugno, Renzi, terminata la conferenza stampa in cui annunciava la riforma della giustizia ha presieduto, lunedì 30, una seduta del Cipe in cui sono stati assegnati i fondi del decreto del “Fare”, varato dal Governo Letta ma un po’ insabbiato. Il decreto risponde a quasi 2.500 interventi richiesti per le scuole. La prima trance di 150 milioni coprirà 692 interventi entro il 31 ottobre 2014 il resto, per un importo di 400 milioni, è stato messo a disposizione per dicembre 2014.
I tempi per alcuni interventi sono stretti, l’aggiudicazione dei lavori deve arrivare entro il 1° ottobre 2014 e non è facile, tanto più che dal 1 luglio è scattato il Centro unico di spesa. I Comuni non potranno più spendere con appalti in proprio, ma dovranno consorziarsi; in Italia in una notte, tra il 30 giugno e il 1 luglio 2014, siamo passati da 32mila stazioni appaltanti, un groviera che tutti sbocconcellavano, a solo 32 centri di spesa. “Credo che più che una rivoluzione è uno stretto giogo per i Comuni, dove rischiano di restare intrappolati. Sono avvantaggiate le Unioni dei comuni che possono fare appalti in convenzione, in difficoltà le grandi città non capoluogo di provincia che non hanno convenzioni. Va bene il controllo della spesa, va bene la Consip, ma un sindaco deve avere anche la possibilità di verificare se sul suo territorio ci sono aziende in grado di competere per quel determinato appalto. Anche per questo ho presentato un ordine del giorno, accolto con una promessa di riflessione dal Governo, che permette ai comuni di procedere a gare locali in caso di spese inferiori ai 40mila euro. Per gli appalti che scadono il 1 ottobre invece stiamo cercando di ottenere una proroga”.
Non finisce qui per le scuole. Infatti tutti gli interventi, indicati nel famoso file excel che Renzi ha chiesto ai comuni, saranno inseriti nella programmazione ordinaria. “Ci sono da sbloccare anche 900 milioni di fondi della Banca europea degli investimenti. Fondi che erano stati stanziati dall’ex ministro della pubblica istruzione Carrozza e che sono bloccati da inghippi burocratici. Insomma - conclude la Rubinato - questo Governo, anche raccogliendo l’eredità del Governo Letta, sta facendo cose concrete per l’edilizia scolastica, non tutto sarà immediato, ma si cominciano a sbloccare le risorse.
Ne beneficia la provincia di Treviso perché i Comuni sono stati virtuosi, hanno ridotto la spesa corrente, così hanno risorse,  finora bloccate dal patto di stabilità, per gli investimenti. Non è stato facile visto che tra il 2008 e il 2016 i comuni italiani hanno realizzato risparmi per ben 16 miliardi di euro, cose che molti altri, vedi la grandi città di Roma, Catania, Palermo, non hanno saputo fare”.

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