Il giornale del 3 luglio. Edizione digitale
Soldi: ritrovare l'etica.
Chi non ha provato, fatica a immaginare. Da un giorno all’altro, il gruzzoletto, piccolo o grande che sia, che hai messo da parte “guai un mal de not” o per garantirti una vecchiaia senza troppi pensieri o anche solo per lasciare qualcosa ai figli o ai nipoti: puf! Sparito. Ti ritrovi con la sola pensione o con lo stipendio che basta appena (quando basta) a pagare le spese, costringendoti ad una vita “senza rete” o anche “solo” senza quello che ti sei guadagnato col sudore della fronte, magari lungo tutta una vita. Il mondo ti crolla addosso. Tra la rabbia e lo smarrimento. Poi ciascuno reagisce in modo diverso, anche in relazione alle cifre perse, alle persone che ha accanto, alle alternative economiche… E c’è anche chi ha reagito con violenza verso quanti sono ritenuti responsabili. Oppure chi al culmine della disperazione è arrivato a togliersi la vita. Non è un thriller. È la brutta storia che hanno vissuto e stanno vivendo decine di migliaia – sì, decine di migliaia – di veneti (per lo più trevigiani e vicentini), che sono rimasti invischiati nei problemi di Veneto Banca (sede a Montebelluna) e Banca Popolare di Vicenza e hanno visto svanire i loro risparmi. Fidandosi dei propri bancari o accondiscendendo – per necessità o ingenuità o superficialità – alla pratica dei cosiddetti “finanziamenti baciati”, ovvero prestiti concessi in cambio dell’acquisto di azioni della banca stessa poi evaporate, i correntisti si sono imbarcati in un’operazione ad alto rischio.
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