Il giornale del 9 agosto. Edizione digitale
Profughi, costruiamo soluzioni.
C'era da aspettarselo che la lettera sull’accoglienza ai migranti dei vescovi di Vittorio Veneto e Treviso avrebbe suscitato un ampio dibattito a livello locale, e non solo. Ed inevitabilmente i toni più d’una volta sono andati sopra le righe, con argomentazioni talora in nessun modo veritiere, in qualche caso anche irrispettose, cattive. Si sa che la questione-profughi è diventata da tempo un “campo di battaglia” politico, con ricadute un po’ a tutti i livelli. Perciò non è facile andare oltre gli slogan e i pregiudizi, proponendo – come hanno fatto i vescovi – ragionamenti e riflessioni che dovrebbero essere la premessa per le scelte e i comportamenti dei cristiani. Ma l’appello dei vescovi è rivolto innanzitutto ai credenti, ponendo una questione di civiltà e di diritti umani che è globale, che riguarda l’intera società, di oggi e di domani. Utili, per chi vuol comprendere i contorni del fenomeno immigratorio, sono i dati forniti dal sociologo trevigiano Vittorio Filippi sulle pagine de “Il Corriere del Veneto” di sabato scorso, dimostrando che nel nostro territorio l’integrazione è possibile, e nel Veneto è di fatto già una realtà. Il Veneto – scrive Filippi – è al terzo posto tra le venti regioni italiani per capacità di inserimento degli stranieri (studio Fondazione Leone Moressa) ed è ai primi posti per le percentuali degli immigrati di lungo periodo e degli alunni stranieri. L’immigrazione si sta rivelando un argine al baratro della denatalità. Ancora, il 10 per cento del Pil regionale proviene dal lavoro degli immigrati. E il tasso di delittuosità degli stranieri in Veneto è più basso della media nazionale e in consistente calo.
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