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Linda ha amato la vita

Il 4 ottobre è mancata Linda Sant, di 15 anni, residente a Susegana. L'omelia di don Michele Maiolo.

Linda ha amato la vita

La morte di Linda Sant è stato un evento molto forte per la comunità di Parè, che in questi anni ha pregato per lei e si è molto coinvolta anche in occasione del funerale, celebrato lo scorso 8 ottobre. Ecco le parole di don Michele Maiolo, il parroco di Parè, San Pio X e Collalbrigo, che ha presieduto la liturgia esequiale.

In un momento, come questo, è difficile pronunziare parole che possano scendere nel cuore e lenire la sofferenza. I sentimenti e le emozioni sono più forti di ogni tipo di ragionamento e di riflessione. Forse solo il silenzio, le lacrime e la preghiera sono gli atteggiamenti più consoni per sopportare il peso della morte di un’adolescente.

Il silenzio è come una carezza. Consente all’anima di trovare un percorso di luce anche dentro l’oscurità della morte. Questa rimane un mistero che solo il silenzio è capace di accogliere. Abbiamo bisogno di silenzio per essere in grado di toccare l’invisibile e trovare Dio anche nel dolore e nella morte, perché Dio è silenzio che si può ascoltare ovunque. Le parole ingannano, illudono, mistificano. Il silenzio è assenza di parole, ma non di sentimenti. E quando questi sono incontenibili, sfociano nel pianto. Le lacrime ci riconsegnano, almeno in parte, la persona amata. Si può dimenticare la persona con la quale abbiamo riso, mai quella per la quale abbiamo pianto. Quanta delicatezza è necessario avere davanti al dolore altrui. Per asciugare una lacrima dal volto di chi soffre, bisogna unire il nostro pianto al suo. Solo chi ha il viso rigato dalle lacrime riesce ad asciugare le lacrime dell’altro.

Alcuni mesi fa, durante un’udienza in piazza san Pietro, Papa Francesco ricordava che «quando Cristo ha pianto ed è stato capace di piangere, ha capito i nostri drammi». Da qui - ha continuato - ne deriva che «certe realtà si vedono soltanto con gli occhi puliti dalle lacrime». Per il salmista, le lacrime sono pane che si mangia. Esse sono tanto preziose che Dio non ne lascia cadere neppure una, ma le raccoglie tutte nel suo otre (cfr. Sal 56,9). Nessuna lacrima sarà dispersa e ognuna sarà pesata nell’ultimo giudizio. In realtà, le lacrime sono una forma silenziosa di preghiera. Sant’Agostino sosteneva che «il dovere della preghiera si adempie meglio con i gemiti che con le parole, più con le lacrime che con i discorsi» (Lettera a Proba, 130, 10,20). La preghiera è grido muto dell’anima, invocazione prolungata e insistente, domanda incessante e silenziosa. Essa consiste nell’ascoltare Dio prima di parlargli, nel tendere l’orecchio prima di aprire la bocca. La vera preghiera non esclude nessuno e affida tutti, proprio tutti, all’infinita misericordia di Dio.

Insegnaci a contare i nostri giorni e acquisteremo un cuore saggio (cfr. salmo 90). Sì, ho dovuto apprendere di mio e poi insegnarlo anche ad altre persone a contare diversamente le cose. È una scuola che ti fa il Signore. Lui, a forza di fatti che ti fanno saltare da una vita all’altra, svela che i giorni non sono uguali. Ci sono giorni per nascere e giorni per morire, giorni per demolire e giorni per costruire, giorni per tacere e giorni per parlare. Così ci parla il Qoelet.

Ma dalla Bibbia ho imparato che Dio conosce i giorni del nascere e del morire e non è scritto che decide Lui i giorni del nascere e del morire: è una differenza importante.

E le nostre preghiere? Perché non ci ha ascoltato? Mi viene da dire: forse Maria non ha pregato Dio, mentre vedeva che il suo Figlio stava andando verso la morte? E volete che le preghiere di Maria non fossero perfette? Non abbiamo pregato “per nulla”, invano… Quelle preghiere hanno generato tanto bene attorno a Linda e continueranno a generare bene.

Quel posto che rimane vuoto. L’assenza rimane dapprima soffocante e poi un vuoto non colmabile da nessuna bella notizia. Prendere il posto è una bugia a cui nessuno deve sottostare: ogni nuova circostanza lieta, che giunge nella nostra vita non è una supplenza ma il frutto primaverile dopo un rigido inverno, emerso dalla nostra capacità di reagire al dolore di uno stacco definitivo e alla sofferenza che ha attanagliato troppe giornate.

Parlare della vita. Il lutto è generativo, perché se elaborato giorno per giorno ci mette al mondo come nessun’altra esperienza. Ci fa amare la vita in modo schietto e inderogabile come nessuno era riuscito ad insegnarci. I ricordi ci tendono agguati che non possiamo prevedere e che ci fanno sentire anche tristezza e solitudine, ma lì abbiamo anche delle restituzioni illimitate del bene che abbiamo condiviso con quella persona.

Linda è nata in cielo il giorno della festa di S. Francesco, quando anche lui ha aperto gli occhi in cielo. Non una coincidenza.

Amore per la natura: se crediamo che ogni creatura che esiste è uscita dalle mani di Dio, allora noi dobbiamo amare e rispettare tutta la creazione. Anche gli ultimi due segni/gesti che faremo al termine della celebrazione prendono in prestito due elementi della natura: incenso/fuoco e acqua. L’incenso e il fuoco dicono che la preghiera più bella che sale a Dio e che Lui gradisce è il modo con cui noi abbiamo vissuto la nostra vita. E poi l’acqua: “Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua, la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.”

Amore per gli animali.

Amore per l’arte: l’arte è la capacità non solo di usare le mani per creare qualcosa di bello, ma è prima di tutto sguardo sulla vita e capacità di cogliere ciò che sfugge alle persone; permettere alle persone di sognare, meditare; è smuovere sentimenti, provocare emozioni.

La vita: mi è stato chiesto di parlare di vita. Ho visto nascere la vita in tutte quelle persone che in questi anni di malattia si sono unite a Linda e anche alla sua famiglia. Ho visto quel bene di cui nessuno parla. Qualcuno si chiede: perché sono puniti sempre i buoni? Guardiamo al bene: quel bene, che giorno dopo giorno è stato vissuto dentro l’ospedale, non lo conosceranno in tanti (a meno che non cominciamo a parlarne), ma c’era ed era bello, forte, autentico.

Linda ha amato la vita: come un’artista ha saputo vedere “oltre” il suo corpo. Per questo non ha perso neanche un giorno, ma li ha vissuti proprio tutti.

A voi ragazzi che siete qui: avete la responsabilità di sognare, di progettare il vostro futuro. Linda ha amato la vita e il suo cuore ha cercato di battere fino alla fine anche quando non si capiva come poteva fare. Cari ragazzi - ma non solo voi -, capite perché dobbiamo amare la vita: è il modo per dire a Linda che non si è sbagliata, quando ha desiderato fino in fondo di vivere la vita.

Noi cristiani abbiamo la responsabilità di parlare dell’eternità, di una vita che non finisce, che la nostra anima è immortale, che il corpo risorgerà… Il vangelo di Emmaus ci parla di tempo trascorso con Gesù, di aspettative, di delusione, di richieste, di comprensione, di un Dio che si fa compagno di viaggio. “Rimani con noi Signore perché si fa sera”: noi oggi glielo diciamo, lo supplichiamo per questo.

don Michele Maiolo

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