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Quel che resta di Vaia al festival F4

Singolare scelta per la mostra di villa Brandolini

Quel che resta di Vaia al festival F4

A seguito della tempesta Vaia che si è abbattuta con particolare violenza su alcune aree di Veneto e Friuli con 41 mila ettari di bosco colpiti e 8,6 milioni di metri cubi di alberi abbattuti, il comitato curatoriale della Fondazione Fabbri ha voluto dedicare questa edizione del Festival “F4 / Un’idea di fotografia” proprio al tema della catastrofe ambientale. Ha commissionato al noto fotografo Filippo Romano di indagare i territori colpiti dalla calamità e gli esiti saranno presentati nella mostra a Villa Brandolini a Pieve di Soligo intitolata “Oltre Vaia”: l’autore ha viaggiato per il Veneto ricostruendo la geografia del disastro nove mesi dopo l’accaduto, con la volontà di comprendere nel profondo quei territori senza cadere nell’immaginario iconico della tragedia trasmesso in questi mesi dai mass media, fatto di immagini spettacolari e omologate tra loro. Il suo non è stato un censimento dei luoghi, ma un “attraversamento” per creare un racconto sullo stato del territorio e documentare l’adattamento al cambiamento traumatico, con uno sguardo rivolto al futuro. La mostra presenterà visioni del territorio e ritratti degli abitanti ripercorrendo il percorso compiuto dall’artista tra paesi sottopopolati, seconde case chiuse, tagliatori di alberi e cittadini che vogliono dar voce alle aspirazioni delle loro comunità.
Il festival proseguirà con alcune mostre che trattano il rapporto di conflittualità tra uomo e territorio, partendo dall’esposizione “Paesaggi inquieti”. Si parte dalla serie site specific_Emilia 12 (earthquake) di Olivo Barbieri, uno dei più noti fotografi contemporanei; le immagini mostrano gli esiti del violento sisma che ha colpito l’Emilia Romagna: dalle macerie dei centri storici tra palazzi crollati e chiese sventrate, fino ai danni nelle zone industriali. Il ciclo di lavori “Ka-Boom” di Andrea Botto ritrae invece una serie di esplosioni civili tra Italia ed Europa. Queste radicali trasformazioni del paesaggio si cristallizzano in immagini che generano sentimenti contrastanti: da un lato la bellezza estetica e la fascinazione emotiva per il pericolo, dall’altro una rinnovata coscienza di estrema fragilità esistenziale e dei luoghi che viviamo.
A chiudere la mostra la serie “La Terza Venezia” di Silvia Camporesi dove l’autrice si è confrontata con la città lagunare, una delle più ritratte al mondo, senza cadere nella cosiddetta visione da cartolina. Tutte le fotografie sono accomunate da un punto di vista dal basso che rende minacciose le onde del mare perché, nonostante il gioco di inganni percettivi tra realtà e finzione, un fattore certo è il pericolo dell’innalzamento delle acque che rende ancor più fragile la città.
Infine la mostra personale di Marina Ceneve “Are They Rocks or Clouds?” è l’esito di un’indagine territoriale che nasce nelle Dolomiti attraverso l’interazione tra osservazione, memoria e scienza dove l’autrice mira alla costruzione di una conoscenza del rischio idrogeologico. Nella società odierna l’immagine riveste un ruolo fondamentale, per questo le mostre di Villa Brandolini vogliono essere un dispositivo per attivare scambi e riflessioni strettamente legati all’attualità.
Carlo Sala

Le mostre del festival “F4 / Un’idea di fotografia” vengono inaugurate sabato 18 maggio alle 18 a Villa Brandolini a Solighetto e saranno visitabili fino al 30 agosto. Orari: giovedì-sabato 16-19.30; domenica 10.30-12.30 e 16-19.30.

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