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SPRECO ALIMENTARE: “Comunità religiose siano in prima linea per dimezzarlo”

Un documento della Pontificia Accademia Scienze: “Anche le comunità religiose siano in prima linea per dimezzarlo entro il 2030”

SPRECO ALIMENTARE: “Comunità religiose siano in prima linea per dimezzarlo”

Per ridurre e possibilmente prevenire la perdita e lo spreco alimentare (Flaw) è fondamentale la ricerca e il ruolo di scienza  e tecnologia.

Lo afferma la pubblicazione conclusiva di un convegno sul tema, promosso dalla Pontificia Accademia delle scienze.

Nel documento i partecipanti all’incontro prendono atto dei progressi compiuti ma invitano ad “un’azione urgente, in particolare nell’Africa subsahariana, nell’Asia centrale e meridionale e in altre regioni in via di sviluppo colpite da un’elevata incidenza di insicurezza alimentare e perdita di cibo”. Parola chiave: alleanza. Importanti le azioni della società civile: “vari gruppi in tutto il mondo conducono campagne e diffondono informazioni e buone pratiche, promuovendo modelli di consumo più sostenibili ed educando i consumatori di tutte le fasce d’età, in particolare i giovani”, ma occorre creare “una rete globale”.

In campo anche le comunità religiose alle quali i partecipanti al convegno chiedono “non solo di unire le proprie azioni per modificare il comportamento nei confronti della riduzione dello spreco e le iniziative di investimento per la riduzione delle perdite, ma di condurre tali iniziative” impegnandosi a “sostenere, raccomandare e collaborare alla riduzione del Flaw” per raggiungere l’obiettivo di dimezzarlo entro il 2030.

I governi a tutti i livelli devono “stabilire obiettivi di riduzione del Flaw espliciti, ambiziosi e realistici”, e misurare il livello di efficacia delle azioni intraprese. Servono inoltre modelli più inclusivi per sostenere i piccoli agricoltori. L’azione comune deve infine riguardare anche la sicurezza alimentare, per garantire che gli “alimenti siano gestiti, conservati e preparati correttamente secondo rigorosi standard di tutela della salute e dei consumatori.

Inoltre – conclude la pubblicazione – le catene di approvvigionamento dovrebbero essere controllate attentamente per impedire lavoro forzato e schiavitù moderna”.

Fonte: AgenSIR
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