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TREVISO: Coldiretti, la spesa è sempre più green

A livello nazionale aumento del 7,6% degli acquisti bio

TREVISO: Coldiretti, la spesa è sempre più green

“Per Coldiretti Treviso la sostenibilità è una priorità ormai da anni che va a sancire quel patto con il consumatore con il quale condividiamo gli stessi interessi: una campagna che sia Amica e prodotti sulla cui origine non vi siano dubbi”. Giorgio Polegato, presidente di Coldiretti Treviso commenta così i dati diffusi al Sana di Bologna,il Salone Internazionale del Biologico e del Naturale dove la Coldiretti è presente al padiglione 25, stand C31.

Dati che parlano di un carrello della spesa sempre più green che sale al valore record di 10 miliardi per effetto dell’aumento del 7,6% degli acquisti con gli italiani che scelgono sempre più spesso prodotti che fanno riferimento all’ambiente dal “sostenibile” al “riciclabile”, dal “biologico” al “100% naturale” (analisi Coldiretti su dati dell’Osservatorio Immagino).

“Una svolta spinta dall’emergenza Covid con più di un abitante del Belpaese su quattro (27%) che nel tempo della pandemia acquista più prodotti ecofriendly rispetto a prima – aggiunge Giuseppe Satalino, direttore di Coldiretti Treviso - Un trend reso possibile dal fatto che l’Italia è diventata il Paese più green d’Europa grazie alla leadership per numero di aziende agricole impegnate nel biologico nella Ue, al primato per specialità ad indicazione geografica riconosciute con 316 Dop/Igp/Stg, 415 vini Doc/Docg e 5266 prodotti tradizionali regionali censiti e alla più grande rete di mercati contadini di vendita diretta a km zero. Ricordo, inoltre, che in provincia di treviso tra Punti Vendita Diretti, Agriturismi e Mercati degli agricoltori ci sono più di 200 realtà di Campagna Amica dove poter acquistare o consumare direttamente dai produttori agricoli che garantiscono l’origine e la salubrità dei loro prodotti”.

Acquistare prodotti a chilometri zero – ricorda Coldiretti - è un sostegno all’economia e all’occupazione locale ma anche un segnale di attenzione al proprio territorio e alla tutela del paesaggio e dell’ambiente, con un impatto anche sulla riduzione dello spreco alimentare perché i cibi in vendita sono più freschi e durano di più e perché non devono percorrere lunghe distanze con le emissioni in atmosfera dovute alla combustione di benzina e gasolio. Non a caso sono saliti a 30 milioni gli italiani che fanno la spesa dagli agricoltori almeno una volta al mese – continua Coldiretti – proprio approfittando dei circa 1200 mercati di Campagna Amica sia all’aperto che al chiuso con una varietà di prodotti che – spiega la Coldiretti – vanno dalla frutta alla verdura di stagione, dal pesce alla carne, dall’olio al vino, dal pane alla pizza, dai formaggi fino ai fiori.

Ma l’Italia – evidenzia la Coldiretti – è leader pure nella biodiversità con 504 varietà iscritte al registro viti contro le 278 dei cugini francesi e su 533 varietà di olive contro le 70 spagnole, ma anche grazie all’azione di recupero di varietà e razze a rischio di estinzione con i “Sigilli” di Campagna Amica che hanno creato nuovi sbocchi commerciali a prodotti della tradizione contadina che non sarebbero mai sopravvissuti alle regole delle moderne forme di distribuzione.

“In un Paese come l’Italia che è leader in Europa nel numero di imprese impegnate nel biologico occorre approvare subito la legge nazionale che prevede anche l’introduzione di un marchio per il bio italiano per contrassegnare come 100% Made in Italy solo i prodotti biologici ottenuti da materia prima nazionale” afferma il presidente della Coldiretti ettore Prandini nel sottolineare che Il provvedimento sostiene tra l’altro anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire una piena informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione. Un passo importante per dare la possibilità di distinguere sullo scaffale i veri prodotti biologici Made in Italy – conclude Prandini – dinanzi all’invasione di prodotti biologici da Paesi extracomunitari, che spesso non rispettano gli stessi standard di sicurezza di quelli Europei”.

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