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UCRAINA: Russia fuori dal Consiglio d'Europa

Come risposta alle sanzioni europee all’intervento in Ucraina, Mosca vuole minare la solidità politica dell’Europa uscendo dal principale organismo politico continentale

UCRAINA: Russia fuori dal Consiglio d'Europa

Fondato il 5 maggio 1949 con il trattato di Londra, è un organo esterno all’Unione europea. Prima di ieri contava 47 Stati, tra i quali la Federazione russa, l’Ucraina e i paesi europei ex-sovietici. È stato fondato con lo scopo di promuovere la democrazia, i diritti umani, l'identità culturale europea e la ricerca di soluzioni ai problemi sociali in Europa. Lo scopo della sua fondazione è di evitare che si ripetessero le atrocità della Seconda guerra mondiale.

Tra i suoi organi più importanti c’è la Corte europea dei diritti dell'uomo (Cedu). È un organo giurisdizionale internazionale a cui aderiscono tutti i 47 Stati del Consiglio. Il suo compito principale è assicurare il rispetto della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell'uomo e delle libertà fondamentali

Il 25 febbraio 2022 il Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa (COE) ha deciso di sospendere la Federazione russa dal suo diritto di rappresentanza nel Comitato dei ministri e nell’Assemblea Parlamentare, ai sensi dell'articolo 8 dello Statuto del Consiglio d'Europa.

Il 2 marzo il Comitato dei Ministri ha votato la risoluzione CM/Res(2022)1 che prevede la sospensione della Russia dai diritti di rappresentanza in seno ai vari organi, anche sussidiari, del COE restando invariati i doveri legati alla sua posizione di Stato membro, compreso il pagamento dei suoi contributi finanziari e agli obblighi derivanti dalla Convenzione europea dei diritti dell'uomo.

Va ricordato che attualmente la presidenza del Comitato dei Ministri è esercitata dall’Italia con il nostro ministro degli esteri che, all’indomani della decisione assunta il 25 febbraio scorso, si è visto rifiutare colloqui ai massimi livelli con il governo russo.

Ieri 10 marzo il ministro degli esteri russo Serghei Lavrov, prima dell’avvio dei colloqui ad Antalya con l’omologo ucraino, ha precisato che la Russia con effetto immediato lascia il Consiglio d’Europa. "Il corso degli eventi è diventato irreversibile – si legge nella nota ufficiale russa – e la Russia non ha alcuna intenzione di sopportare le azioni sovversive intraprese dall'Occidente, che spinge per un ordine basato sulle regole e sulla sostituzione del diritto internazionale calpestato dagli Stati Uniti e dai suoi satelliti".  “La decisione della Russia – prosegue la nota – è stata presa a causa del comportamento ostile dei Paesi europei e della Nato nei confronti della Russia, continuando nel solco della distruzione del Consiglio d'Europa e dello spazio giuridico e umanitario in Europa".

E poi ancora. "I membri dell'Unione Europea e della Nato, che sono ostili nei confronti della Russia stanno abusando della loro assoluta maggioranza nel comitato dei ministri del Consiglio d'Europa. La Russia non prenderà parte al tentativo di Nato e Ue nel trasformare la più antica organizzazione europea in un altro luogo dove vengono esaltati i mantra della supremazia e del narcisismo dell'Occidente.

Cosa può succedere ora che Mosca ha preso questa decisione?

Questa decisione comporta certamente un innalzamento della tensione tra Russia ed Europa in quanto il Cremlino intende ricusare tutte le ratifiche fin qui fatte nell’ambito di tale organizzazione con particolare riferimento alla promozione e tutela dei diritti umani  e al sostegno della democrazia. Inoltre Mosca vuole verificare la tenuta dell’unità politica dell’Europa difronte ad un’invasione che da breve sta diventando un assedio alle città e gli interessi nazionali (import energia, export materiali, blocco investimenti) potrebbero determinare dei distinguo su nuove risoluzioni di condanna da parte del COE.  

La Russia era entrata a far parte del Consiglio d’Europa il 28 febbraio 1996. La decisione di abbandonare l’organo internazionale ha un forte impatto simbolico, soprattutto perché contestualmente abbandona la Cedu e le garanzie del rispetto dei diritti umani e della libertà di espressione dentro i propri confini.

Enrico Vendrame

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