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UCRAINA: un esodo senza fine

A un mese dall’inizio della guerra, quasi un quarto della popolazione dell’Ucraina è stato costretto ad abbandonare la propria casa

UCRAINA: un esodo senza fine

Nel corso dell’ultimo mese per l’Ucraina è cambiato tutto. Dal giorno alla notte, molte vite sono state distrutte, migliaia i feriti, una famiglia su 5 è stata separata. In un mese più di 10 milioni di persone sono state costrette a fuggire per salvarsi, lasciando le loro case e le loro proprietà. Oltre 6,5 milioni di persone sono sfollate all’interno dell’Ucraina e 3,7 milioni sono stati costretti ad abbandonare il Paese. La maggior parte si sono rifugiati in Polonia; in Italia ne sono arrivati circa 70mila.

Questi numeri dell’Alto commissariato per i rifugiati aumentano ogni giorno. Si stima che circa 13 milioni di persone siano bloccate nelle aree colpite, o siano impossibilitate ad andarsene a causa del rischio elevato per la loro sicurezza, della distruzione di ponti e strade e della mancanza di risorse o informazioni su dove trovare un alloggio e condizioni di sicurezza.

Doveva essere una "guerra lampo" di pochi giorni. E, invece, la guerra a bassa intensità che si combatteva fin da prima il 2014 si è rivelata un incubo per Putin che pensava di soggiogare l’Ucraina velocemente mentre resiste, e in alcuni casi contrattacca.

Case, scuole, ospedali, servizi essenziali e altre infrastrutture civili sono state distrutte, riducendo le persone a bere acqua piovana e neve, decimando le forniture di cibo e medicine.

I corridoi umanitari negli ultimi giorni vanno a rilento e di conseguenza il numero di persone che attraversano il confine con la Polonia ha iniziato a diminuire. Le esigenze delle famiglie che attraversano, o hanno già attraversato, il confine sono in aumento e molte di loro non hanno idea di dove andare dopo non avendo parenti o amici su cui poggiarsi. 

Moldavia e Georgia hanno il fiato sospeso, per la vicinanza geografica ma anche perché Paesi tradizionalmente divisi tra filo-russi e filo-occidentali. Militarmente neutrali tra Mosca e Kiev, divisi fra inequivocabili aspirazioni europee e forti legami economici con la Federazione Russa, questi Paesi devono fare i conti con un’inflazione galoppante, stagnazione, disoccupazione e interruzioni nelle catene di approvvigionamento.

La guerra nella vicina Ucraina ha ulteriormente indebolito delle economie già provate dalla pandemia e dalla crisi energetica, che risentono del blocco delle rimesse di quanti lavorano in Russia a seguito delle sanzioni imposte a Mosca da parte dell’Occidente per l’invasione in Ucraina.

Sperando che si possa trovare a stretto giro una soluzione politica al conflitto, nel caso di sua espansione territoriale questi due paesi potrebbero essere i territori da cui partono nuovi flussi migratori.

Enrico Vendrame

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