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VENETO: Regione, nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale

Iniziato l’esame del provvedimento relativo alla programmazione

VENETO: Regione, nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale

Nuova organizzazione dell’assistenza sanitaria territoriale declinata nei Distretti, nelle Case di Comunità e negli Ospedali di Comunità: in Quinta commissione è iniziato l’esame del provvedimento relativo alla programmazione dell’assetto organizzativo e operativo della rete assistenziale territoriale in attuazione di quanto previsto dal Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza e dal Decreto ministeriale n. 77 del 2022. Un provvedimento che definisce tecnicamente e operativamente la programmazione della nuova rete territoriale della regione e che provvederà a disegnare l’assistenza sanitaria di domani, nel solco della capillarità territoriale della sanità veneta già organizzata negli ultimi anni dall’amministrazione regionale e che è stata universalmente riconosciuta come punto di forza del Veneto nella risposta alla pandemia nel 2020. Ci auguriamo che, a fronte di una nuova organizzazione, il nuovo governo dia risposte in fatto di carenza di medici che i governi precedenti non hanno fornito”.

Ne dà notizia Sonia Brescacin (nella foto), consigliere regionale dell’Intergruppo Lega – Liga Veneta e presidente della Quinta commissione, competente in materia socio- sanitaria.

“Ricordiamo- continua Brescacin - che una delle principali sfide della Missione 6 (Salute) del PNRR è quella relativa alla Componente 1 Reti di prossimità, strutture e telemedicina per l’assistenza sanitaria territoriale, con servizi sanitari di prossimità, strutture e standard per l’assistenza sul territorio. Tale riforma, volta a definire standard organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e le strutture ad essa deputate, si è concretizzata con il DM n. 77 del 23 maggio 2022: ‘Modelli e standard per lo sviluppo dell’assistenza territoriale nel Servizio sanitario nazionale’.

Il Piano, calato nel contesto regionale e nell’ottica di una progettazione dei servizi in rete, si propone di valutare tutte le strutture già presenti sul territorio, proponendo un nuovo assetto attraverso una selezione delle infrastrutture da valorizzare o da riorganizzare o, ancora, da dismettere perché non rispondenti agli obiettivi prefissati. Il focus della riforma è rappresentato dalla necessità di ricomporre l’offerta dei servizi attorno alla persona, garantendo per ciascun bacino di riferimento la possibilità di erogare servizi in modo flessibile e con un maggior grado di ‘personalizzazione’, con l’aiuto delle innovazioni cliniche, tecniche e tecnologiche e consentendo di prevedere percorsi in rete per pazienti complessi pluripatologici, rispondenti ai bisogni del singolo cittadino, secondo il criterio di un servizio appropriato, personalizzato e quindi efficace, nei luoghi di maggior prossimità del paziente e del suo contesto familiare”.

“La riorganizzazione della rete territoriale prevista dal DM 77, e quindi anche dal provvedimento in esame oggi, nel particolare, si declina innanzitutto nei Distretti, articolazioni delle ULSS deputate al perseguimento dell’integrazione tra diverse strutture sanitarie e assistenziali del territorio, per poter dare una risposta coordinata e adeguata alle esigenze della popolazione – spiega il presidente della Quinta commissione - Questo obiettivo viene perseguito anche attraverso l’integrazione tra i Distretti stessi e le Case della Comunità distribuite sul territorio, ove sarà possibile fornire l’assistenza di prossimità alla popolazione di riferimento, attraverso l’assistenza primaria ma anche quella specialistica ambulatoriale. Le Case di comunità sono strutture disseminate sul territorio e alle quali i cittadini potranno agevolmente accedere, e nelle quali sarà garantita una presa in carico del paziente in forma multidisciplinare, potendo contare su una forte sinergia con tutti i servizi ospedalieri.

L’Ospedale di comunità, invece, è una struttura sanitaria di ricovero che si colloca in posizione intermedia tra il domicilio e il ricovero ospedaliero, per garantire dimissioni protette che favoriscano la stabilizzazione clinica e il recupero del paziente. A questa articolazione si aggiunge la figura dell’infermiere di famiglia o comunità, un professionista adeguatamente formato che collabora con i professionisti presenti nella comunità, guidando le famiglie nei percorsi di salute più idonei, specialmente nel caso di malattie croniche o disabilità”.

“Anche per quanto concerne l’assistenza domiciliare – precisa inoltre Sonia Brescacin - si prevede un’organizzazione in forma coordinata e integrata, svolta attraverso soggetti in possesso dei requisiti di autorizzazione e accreditamento strettamente definiti. Tali soggetti, opportunamente formati, potranno fornire adeguata assistenza anche nel caso di somministrazione di cure palliative e terapie del dolore. Inoltre, l’innovazione interesserà anche quei luoghi prettamente rivolti alle famiglie, ai minori e alle donne che necessitano di particolare supporto, ossia i consultori: équipe multi-professionali saranno in grado di dare adeguate risposte a sostegno della genitorialità, delle adozioni e affidi, ma anche a protezione dei minori e degli adolescenti o in ambito di mediazione familiare”.

“Il provvedimento, infine, prevede lo sviluppo della telemedicina, attraverso un’unica piattaforma regionale, che permetta di facilitare lo scambio di informazioni tra professionisti e la semplificazione ed efficacia delle cure – conclude Brescacin - Una nuova frontiera dell’assistenza sanitaria che permetterà di colmare quelle difficoltà logistiche dei territori più periferici, fornendo a tutti l’alta professionalità che, in passato, poteva essere trovata solo nei grandi centri”.

(comunicato stampa)

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