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Il Papa: "Andate e fate discepoli tutti i popoli": un mandato che non è facoltativo

Al Regina Cæli, il Papa commenta la Solennità dell'Ascensione e ricorda che la comunità cristiana è sempre in uscita, anche se in clausura. Lancia poi un appello per la pace in Ucraina e Centroafrica

Il Papa: "Andate e fate discepoli tutti i popoli": un mandato che non è facoltativo

Sono 60.000 i fedeli assiepati in una piazza San Pietro rovente per il forte sole di oggi, giorno in cui la Chiesa celebra la Solennità dell’Ascensione di Gesù al Cielo. Muniti di cappellini e ombrelli sfidano i raggi solari rivolgendo la testa verso la finestra del Palazzo Apostolico, per ascoltare le parole del Successore di Pietro, Francesco, il Papa che non si stanca di raccontare al mondo la misericordia del Figlio di Dio, infusa in ogni suo gesto compiuto su questa Terra.

Anche nell’ultimo, questo dell’Ascensione appunto, “il distacco finale del Signore Gesù dai suoi discepoli e da questo mondo”, che assomiglia ad una “separazione”, - dice il Papa - ma che non lo è affatto, perché “Egli rimane per sempre con noi, in una forma nuova”.

“Con la sua ascensione – prosegue Bergoglio - il Signore risorto attira lo sguardo degli Apostoli – e anche il nostro sguardo – alle altezze del Cielo per mostrarci che la meta del nostro cammino è il Padre”. Tuttavia, “Gesù rimane presente e operante nelle vicende della storia umana con la potenza e i doni del suo Spirito. Egli è accanto a ciascuno di noi e anche se non lo vediamo con gli occhi, Lui c’è!”.

Ma prima di partire, Cristo lascia un mandato specifico ai suoi apostoli, come riporta il Vangelo di Matteo, ovvero “l’invito ad andare, a partire per annunciare a tutti i popoli il suo messaggio di salvezza”. Proprio “andare” e “partire” sono le due parole chiave della festa odierna, evidenzia il Papa: da un lato Gesù che “parte verso il Padre”, dall’altro il comando ai discepoli “di partire verso il mondo”.

In questa missione non si è soli, rimarca il Pontefice: Cristo “ci accompagna, ci guida, ci prende per mano e ci rialza quando cadiamo”. “Gesù risorto è vicino ai cristiani perseguitati e discriminati – afferma - è vicino ad ogni uomo e donna che soffre”. Ed “è presente anche mediante la Chiesa, che Lui ha inviato a prolungare la sua missione”.

Inoltre, aggiunge il Papa a braccio, “Gesù quando va in Cielo porta al Padre un regalo … le sue piaghe”, “il suo corpo è bellissimo, senza lividi, senza le ferite della flagellazione…” Un corpo “tutto bello”, dove però Egli “ha conservato le piaghe”, perché “quando va dal Padre, gli dice: ‘Guarda, Padre, questo è il prezzo del perdono che Tu dai. E quando il Padre guarda le piaghe di Gesù ci perdona sempre, non perché noi siamo buoni. No! Perché lui ha pagato per noi!”. “Guardando le piaghe di Gesù – dice il Papa - il Padre diventa più misericordioso, più grande”.

Un regalo troppo bello, quindi, che i cristiani non possono tenere tutto per sé, ma devono condividere con quella parte del mondo che ancora non lo ha scoperto. Anche perché – ricorda Papa Francesco - il comando di Gesù: «Andate dunque e fate discepoli tutti i popoli», “è un mandato preciso, non è facoltativo!”. “La comunità cristiana è una comunità ‘in uscita’,‘in partenza’. Anche “le comunità di clausura?”. “Sì, anche quelle – conferma il Pontefice - perché sono sempre ‘in uscita’ con la preghiera, con il cuore aperto al mondo, agli orizzonti di Dio”. “E gli anziani, i malati? Anche loro, con la preghiera e l’unione alle piaghe di Gesù”.

Bergoglio ribadisce, dunque, che “da soli, senza Gesù, non possiamo fare nulla! Nell’opera apostolica – soggiunge - non bastano le nostre forze, le nostre risorse, le nostre strutture, anche se sono necessarie”. Senza la presenza del Signore e la forza del suo Spirito, infatti, “il nostro lavoro, pur ben organizzato, risulta inefficace”.

Infine, non dimentichiamo che in questo cammino, “insieme con Gesù ci accompagna Maria nostra Madre”. “Lei – assicura Francesco - è già nella casa del Padre, è Regina del Cielo e così la invochiamo in questo tempo; ma come Gesù è con noi, cammina con noi, è la Madre della nostra speranza”.

Conclusa la preghiera del Regina Cæli, il volto del Santo Padre si rabbuia quando, dal microfono, lancia un vigoroso appello a porre fine agli scontri in Ucraina e Repubblica Centroafricana. Sono già troppe le morti registrate, e il Papa “con animo rattristato”, rivolge la sua preghiera per le vittime di queste tensioni. Non risparmia poi un accorato appello “a tutte le parti implicate, perché siano superate le incomprensioni e si ricerchi con pazienza il dialogo e la pacificazione”. “Maria, Regina della Pace, ci aiuti tutti con la sua intercessione materna”, invoca il Pontefice.

Ricorda poi la Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali, che si celebra oggi sul tema della comunicazione al servizio della cultura dell’incontro. “I mezzi di comunicazione sociale possono favorire il senso di unità della famiglia umana, la solidarietà e l’impegno per una vita dignitosa per tutti”, afferma Francesco. E invita quindi a pregare “affinché la comunicazione, in ogni sua forma, sia effettivamente al servizio dell’incontro tra le persone, le comunità, le nazioni; un incontro fondato sul rispetto e sull’ascolto reciproco”.

Il pensiero del Vescovo di Roma si sposta poi a Collevalenza, dove è stata proclamata ieri Beata Madre Speranza, al secolo María Josefa Alhama Valera, religiosa spagnola fondatrice in Italia delle Ancelle e dei Figli dell’Amore Misericordioso. “La sua testimonianza – dice Bergoglio - aiuti la Chiesa ad annunciare dappertutto, con gesti concreti e quotidiani, l’infinita misericordia del Padre celeste per ogni persona”.

Un ultimo speciale saluto ai fedeli provenienti da Lione, Parigi, Texas e Aulendorf (Germania), e a tutti i ragazzi che hanno ricevuto o si preparano a ricevere la Cresima. A loro l’incoraggiamento “ad essere gioiosi testimoni di Gesù”. Il Papa saluta anche i numerosi Camperisti italiani, “molto attivi nella solidarietà”, e i ciclisti che danno vita all’iniziativa “Un chilometro per la Siria”. Si congeda, infine, con la solita formula alla quale tutti sono affezionati: “A tutti auguro una buona domenica. Buon pranzo e arrivederci!”.

Fonte Zenit.org

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