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Aspettando il Governo, ragioniamo di felicità

L'editoriale di questa settimana.

Aspettando il Governo, ragioniamo di felicità

Mentre attendiamo, suppongo a lungo, la nascita del nuovo governo, penso che sia utile riflettere su ciò che l’attività politica può o non può darci. Tutti aspiriamo alla felicità e anche la politica ha a che fare con la felicità, dato che il suo scopo generale è il benessere dei cittadini. La Dichiarazione d’indipendenza degli Stati Uniti d’America del 1776 pone “il perseguimento della felicità” tra i diritti inalienabili della persona che lo Stato deve garantire. È impossibile definire la felicità, tuttavia è importante almeno individuare le vie che sicuramente ci portano all’infelicità. Soprattutto nel nostro tempo, il tempo della postmodernità, dei miracoli della tecnologia, dell’abbondanza dei beni, gli equivoci e le illusioni riguardo alla felicità sono frequenti. Il sociologo Zygmunt Bauman, recentemente scomparso, ha riflettuto molto su questo tema in relazione alla società odierna che lui ha definito “società liquida”. Secondo lui la via che più facilmente imbocchiamo per raggiungere la felicità consiste nell’accantonare problemi e fastidi e immergerci nelle comodità che la tecnologia ci offre. Grave errore. Bauman afferma: «Non è vero che la felicità significhi una vita senza problemi. La vita felice viene dal superamento dei problemi, dal risolvere le difficoltà. Bisogna affrontare le sfide, fare del proprio meglio. Si raggiunge la felicità quando ci si rende conto di riuscire a controllare le sfide poste dal fato, ci si sente persi se aumentano le comodità». Infatti, un concetto troppo edonistico della felicità porta a chiuderci in noi stessi che è il luogo più lontano dalla felicità.

Allora si è presi nella spirale ossessiva dell’acquisto, della moda, dell’apparire, del successo individuale. È fonte di infelicità anche fermarci al passato rimpiangendo ciò che si è perso, invece di affrontare le sconfitte e le perdite e generare nuove possibilità avendo fiducia nel futuro. Un altro madornale equivoco, secondo il sociologo, consiste nel perseguire ad ogni costo l’indipendenza e la rottura di tutti i legami per sentirci più liberi. «Alla fine l’indipendenza porta a una vita vuota, priva di senso, e a una completa assoluta inimmaginabile noia». Meglio «rimpiazzarla con una piacevole interdipendenza ».

Un credente cristiano non ha difficoltà ad accettare alcune indicazioni del sociologo polacco. Credere nella morte e risurrezione di Gesù significa non lasciarci bloccare da alcuna sconfitta o peccato, perché in lui c’è assicurata una grazia misericordiosa che ci rimette sempre in piedi e ci incammina verso un futuro in cui ogni nostro più profondo desiderio di felicità sarà realizzato. La vita cristiana è per sua natura rigenerazione continua e speranza nel futuro grazie U al legame con il Signore. Un legame che trova la sua concretezza nel legame con gli altri e nel dono reciproco della vita. Così possiamo gustare una certa gioia anche in questa vita.

Ritorniamo alla politica. La felicità è una conquista personale, ma le condizioni sociali, determinate dalla politica, possono favorirla. Da chi ci governa attendiamo sicurezza. La vita è sempre minacciata dalla malvagità umana e lo Stato ha il dovere di tenerla a bada, come anche deve rinforzare il più possibile la sua fragilità assicurando la cura della salute, sostenendo la vecchiaia e facendo fronte a tante altre miserie. Ma lo Stato non può promettere la felicità al di là delle sue possibilità sostituendosi allo sforzo personale. Le false promesse del potere, molto frequenti, portano alla degenerazione della vita. Promettere un benessere totale, un welfare che copre tutto, oltre che economicamente insostenibile rende le persone passive, in attesa che tutto venga dall’alto, incapaci di iniziativa e di lotta. Un potere politico che favorisce uno sviluppo senza limiti, con eccesso di produzione di beni e offerte di comodità, crea persone intrappolate nel consumismo, terribilmente individualiste e perennemente angosciate. Un potere che, sfruttando la paura delle persone, promette di creare entro i propri confini un regno di sicurezza totale, ignorando ciò che sta succedendo nel vasto mondo, forma cittadini incoscienti e si espone ad essere travolto, prima o poi, dalle dinamiche della globalizzazione che crea enormi flussi di migrazione e potenti forze economiche transnazionali. Speriamo che le lunghe trattative tra le forze politiche per la formazione di un governo portino anche ad individuare ciò che realisticamente un governo può promettere in fatto di felicità. Senza illusioni.

Giampietro Moret

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