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CHE ANNO SARA' IL 2023?

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

CHE ANNO SARA' IL 2023?

“Credete che sarà felice quest’anno nuovo?”. È una delle domande del famoso dialogo tra un “venditore di almanacchi” ed un “passeggere” di Giacomo Leopardi, nel quale pure si legge: “Quella vita ch’è una cosa bella, non è la vita che si conosce, ma quella che non si conosce; non la vita passata ma la futura”. Per Leopardi la speranza del venditore di almanacchi, secondo cui l’anno prossimo sarà migliore, è una pura illusione, fondata semplicemente sul fatto che l’anno nuovo ci è ignoto. Un’illusione, tuttavia, che Leopardi non vuole infrangere, con un atto compassionevole nei confronti di questa umanità povera e sofferente – rappresentata dal venditore ambulante di calendari e lunari – che senza illusioni non saprebbe come sopravvivere e non saprebbe come affrontare il futuro. “Con l’anno nuovo – conclude l’acuto passeggere – il caso incomincerà a trattar bene voi e me e tutti gli altri e si principierà la vita felice. Non è vero?”. In realtà – questa l’amara conclusione che si legge in filigrana tra le domande e le risposte del dialogo e che il misterioso viaggiatore, in un estremo atto di carità, non vuole esplicitare – l’anno nuovo sarà come tutti gli anni precedenti, né più né meno, perché il “caso” continuerà a trattarci come ha sempre fatto: se non sono stati felici gli anni precedenti, non lo sarà nemmeno l’anno venturo!

La cruda riflessione di Leopardi – ci piaccia o meno – ha un suo fondamento, ha una sua verità. Un po’ è vero che siamo piuttosto inclini ad illuderci ed a ritenere che le cose nell’anno a venire andranno meglio, affidando al caso (o a Dio, se siamo credenti) il compito di cambiare – quasi con un colpo di bacchetta magica – la nostra vita o questo mondo difficile.

In realtà, l’anno che verrà sarà un anno migliore – ed eventualmente anche felice – nella misura in cui ci daremo da fare per creare le condizioni perché ciò accada. Non lo farà, certo, il “caso” per noi. Ma non lo farà nemmeno Dio al posto nostro, che per noi cristiani è il Dio dell’Alleanza che chiede sempre la collaborazione da parte dell’uomo: chiede sempre che l’uomo – l’alleato di cui Dio ha fiducia – faccia la sua parte. Funziona così anche la Provvidenza evangelica che non esautora mai l’uomo dal suo impegno e dalla sua responsabilità: “Aiutati – come si suol dire – che il cièl ti aiuta!”.

Come sarà allora il nuovo anno? Da quanto veniamo dicendo, non tutto, certo, ma molto dipenderà da noi. Da come affronteremo quello che il nuovo anno ci porterà, dall’atteggiamento che decideremo di adottare, dai progetti che sceglieremo di realizzare. Si tratterà di liberarsi di ciò che non serve, eliminando il superfluo per camminare leggeri verso il domani. Si tratterà di aver cura e di custodire le relazioni e i legami che stanno al centro delle nostre vite, dedicandovi tempo ed energie. Si tratterà, soprattutto, di avere un cuore abitato da desideri vivificanti che facciano brillare gli occhi e che donino entusiasmo e voglia di vivere: una manciata di buoni desideri, magari anche solo uno o due, da tenere però a portata di mano, perché ci trovino pronti quando l’occasione favorevole si presenterà.

Alessio Magoga

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