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Crisi alle spalle solo se politici e cittadini cambiano

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

Crisi alle spalle solo se politici e cittadini cambiano

Sembra che il ghiaccio della crisi si stia screpolando. C'è un certo brusìo nella macchina economica che fa sperare in un avviamento. Andiamo cauti perché annunci di superamento sono stati fatti molte volte e sempre si sono mostrati falsi.

Ma ora c'è lo spread che si mantiene a quota 200, c'è la previsione di un minuscolo segno più nel Pil per quest'anno, c'è nel nostro Veneto qualche impresa che sta rialzando la testa, soprattutto tra quelle che lavorano per l'esportazione. Bisogna difendere con cura, sostenere, alimentare i germogli. Spetta alla politica questo compito.
Ma, ahimè, è proprio la politica l'elemento più debole nel quadro generale del Paese. Vale per essa il detto: medico cura te stesso. La nostra politica presenta diversi sintomi di malattie gravi. Soffre di un alto tasso di instabilità. 
In tre anni il potere è passato di mano da Berlusconi, a Monti e poi a Letta, che è sempre là in bilico e un giorno sì e uno no lo danno per finito. Non si fa in tempo di pensare un programma che ne subentra un altro. È un fare e disfare continuo. La nostra politica è anche frammentata. Una forza penosamente sfilacciata priva di vigore. Lo schema di una democrazia efficiente richiede una forza compatta che guida il Paese e una forza all'opposizione che contrasta e corregge. Da noi invece assistiamo ad una molteplicità di fazioni le une contro le altre armate. È faticosissimo mettere in piedi un governo e per farlo si è costretti a combinare forze eterogenee, come nell'attuale governo. Le decisioni devono passare per un'alchimia di correzioni che le rendono insipide e inefficaci. La politica è condannata all'impotenza. 
Come fare per cambiare una politica così deludente? Cambiamo tutta la classe politica, tutti a casa, si urla da diverse parti. E poi? Facciamo subito nuove elezioni, si aggiunge. Ma con la legge che ci troviamo ne uscirebbe un altro parlamento spaccato dal quale sarà difficile far nascere un governo forte. E poinon è la legge elettorale l'origine di tutti i nostri mali. Nessuna legge elettorale può risanare una politica ammalata. Nessuna legge elettorale farà sorgere una rappresentanza politica capace di imprimere al paese la giusta direzione di marcia. Siamo noi cittadini che dobbiamo cambiare. I rappresentanti del popolo esprimono sempre la qualità del popolo. I politici riflettono la società che li esprime. Cittadini costantemente arrabbiati in rivolta contro tutto e tutti, esprimono politici che sanno solo gridare ed esibirsi in manifestazioni folcloristiche, ma senza progetti ragionevoli e realisti in testa. Cittadini che pensano solo ai propri interessi, esprimono politici che mirano soprattutto ai propri affari. Cittadini con scarso senso della legalità, che non si fanno grandi scrupoli quando vedono possibilità di guadagni facili, esprimono politici corrotti che si fanno facilmente comperare con qualche bustarella. Cittadini passivi e poco partecipanti che attendono l'uomo mandato dal cielo che risolverà ogni problema, esprimono politici populisti che ingannano il popolo e portano a sicuri disastri. Cittadini avvezzi alle raccomandazioni, esprimono politici inclini a favoritismi e clientelismi.
Sarebbe doveroso che, pur protestando per le troppe cose che non funzionano e pur puntando il dito contro una classe politica scadente, ciascuno di noi cittadini, avesse il coraggio di porsi la domanda: io che tipo di cittadino sono? E se riscontrasse qualcuno dei difetti che imputa ai politici, incominciasse a combatterlo in se stesso. La politica cambierà quando ci sarà un grande cambiamento culturale e morale. Queste cose bisogna ripeterle. Si sa che le prediche hanno di solito poca efficacia, anche quelle che si fanno in chiesa, immaginarsi quelle che si fanno così, genericamente agli italiani. Eppure questi discorsi devono girare di più. Tutti coloro che hanno compiti che incidono nella mentalità delle persone, devono ripetere la necessità di un cambiamento se vogliamo che le cose cambino davvero. Sono discorsi che devono essere fatti nelle scuole, nei mezzi di informazione, nelle chiese. Le cose in Italia cambieranno quando il senso civico degli italiani prenderà maggiore forza.

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