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E' in gioco il destino di tutto un popolo

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret

E' in gioco il destino di tutto un popolo

"Mi gioco l’osso del collo”. Matteo Renzi è perfettamente consapevole che la decisione di assumere l’incarico di capo del governo, dopo aver chiuso bruscamente il governo di Enrico Letta, è una decisione piena di rischi. Se fallisce ci rimette l’osso del collo. Il suo, ma anche il nostro. Se il suo governo non manterrà le promesse annunciate, se dovesse cadere perché la coalizione non tiene, succederebbe il caos.

La rabbia della gente, che ha già raggiunto una carica impressionante, non sarebbe più contenibile e travolgerebbe tutto. Le mine sono già innescate: si chiamano M5S e Lega che non hanno nemmeno voluto partecipare alle consultazioni del Presidente della Repubblica. Si chiamano schifo per la politica e rigetto totale della casta dei politici. Si chiamano mancanza di lavoro e disperazione di milioni di famiglie che non ce la fanno più. a mossa di Renzi è palesemente azzardata. In tanti infatti si chiedono: perché Renzi, che fino a ieri giurava che non sarebbe andato al governo se non con un voto popolare, ha cambiato improvvisamente parere?  

Perché non ha atteso almeno che fosse varata la nuova legge elettorale già posta sul binario di partenza? Pare che la decisione sia stata presa basandosi sul famoso detto andreottiano: il potere logora chi non ce l’ha! Pare che temesse il logoramento di quell’aura di salvatore della patria che lo ha circondato soprattutto dopo aver vinto le primarie e aver preso in mano la guida del Partito democratico. Limitarsi a incalzare il governo Letta deve essergli apparsa una posizione che disperdeva quell’energia di cui si sentiva carico e che gli faceva guadagnare tanto consenso. Meglio metterla in atto subito, anche se le condizioni non erano ottimali. Infatti il quadro delle forze politiche a disposizione è lo stesso del governo Letta. Così ha deciso, nonostante il passaggio non fosse limpido dal punto di vista costituzionale, essendo avvenuto nell’ambito di un partito quasi tutto schierato con lui e non in parlamento. eglio, dunque, subito il potere per non logorarsi. Ma la massima andreottiana è di dubbio valore etico.

Il potere può anche rovinare se non è ben usato. Non basta una gran carica di energia volitiva, ci vogliono idee efficaci e giuste. Molti hanno visto dietro a questa decisione una smisurata ambizione personale di voler riuscire là dove altri hanno fallito. L’ambizione può essere una risorsa, ma non la molla fondamentale che guida l’azione politica. Essa deve essere controllata e sottoposta alla bussola fondamentale della politica che si chiama bene comune. Il potere politico guidato dalla sola ambizione personale può portare a rompersi il collo che, nel caso della politica, non è solo quello individuale, ma di tutto un popolo. Non occorre evocare personaggi della nostra storia recente e passata per capire tutta l’ambiguità dell’ambizione.

L’ambizione vera è quella di cambiare il paese e di tirarlo fuori dalla palude in cui da tempo si trova imprigionato. pero che Matteo Renzi non si lasci guidare dal suo illustre concittadino, Niccolò Machiavelli, segretario della Cancelleria della Repubblica Fiorentina, che nella sua opera Il Principe insegna come si deve gestire il potere. Egli dopo aver ammesso che sarebbe auspicabile che il potere fosse usato rispettando le regole morali e religiose, aggiunge: “nondimanco, si vede per esperienza nei nostri tempi quelli Principi aver fatto gran cose che della fede hanno tenuto poco conto e che hanno saputo con l’astuzia aggirare i cervelli degli uomini”. Sappiamo che la lezione di Machiavelli è stata ben imparata dai politici. In politica – si dice – non bisogna avere troppi scrupoli se si vuole combinare qualcosa di buono. La politica è di per sé una cosa sporca, non è fatta per le anime belle. Etica S e politica non sono mai andate d’accordo.

Spero, invece, che Matteo Renzi si lasci ispirare da queste altre parole di Benedetto XVI nella Caritas in Veritate: “Lo sviluppo è impossibile senza uomini retti, senza operatori economici e uomini politici che vivano fortemente nelle loro coscienze l’appello del bene comune”. Renzi mediti bene anche su due atteggiamenti che secondo Giovanni Paolo II nella Sollicitudo Rei Socialis indica come la causa principale dei mali della vita comune: “Da una parte la brama esclusiva del profitto e, dall’altra, la sete del potere col proposito di imporre agli altri la propria volontà... ‘a qualsiasi prezzo’”. Di prezzi pesanti ne abbiamo pagati abbastanza a causa di politici inetti o troppo preoccupati dei propri interessi e non di quelli del popolo. GpM

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