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I vescovi italiani e il sinodo, di fronte alle sfide della famiglia

L'editoriale del direttore de L'Azione don Giampiero Moret.

I vescovi italiani e il sinodo, di fronte alle sfide della famiglia

Si sa che la Chiesa non molla in fatto di famiglia. C’era quindi poco da meravigliarsi per l’accusa fatta da mons. Galantino, segretario della Cei, nella conferenza stampa al termine del Consiglio permanente della scorsa settimana che rinfacciava al governo la scarsa attenzione prestata alla famiglia. “Non ci siano solo promesse”, aveva detto. Invece c’è stata la solida girandola di insinuazioni: è finito l’idillio dei vescovi con il governo Renzi; anche i vescovi accusano il governo di dire e non fare; la Chiesa si intromette pesantemente. La Chiesa ha sempre considerato la famiglia un punto fondamentale della sua visione della vita umana, non per una scelta ideologica, ma perché così sta scritto nella Parola di Dio. Lo ha sempre detto a voce alta di fronte a tutti i governi. Lo sta ripetendo in questo tempo di crisi, convinta che la famiglia sia una risorsa anche economica per far fronte alla paurosa ristrettezza della ricchezza comune. Al termine della riunione del Consiglio permanente della Cei è stato pubblicato un messaggio alle famiglie italiane: “Il bene comune della famiglia” che pubblichiamo a pag. 10.

Si legge un insistente “grazie” a chi si impegna nella costruzione di una famiglia con il matrimonio. Viene fatta anche la richiesta al governo sia di “promuovere interventi fiscali di sostegno alla famiglia” sia di “realizzare una politica globale di armonizzazione tra le esigenze del lavoro e quelle della vita familiare”. Del resto, che in fatto di famiglia il governo non mostri molta sollecitudine, lo ha detto il ministro Padoan commentando la richiesta dei vescovi: “La questione famiglia non è nell’agenda del governo”. Al Consiglio permanente si è parlato molto di famiglia anche perché questa domenica inizia il Sinodo straordinario dei vescovi sulle problematiche della famiglia, indetto da papa Francesco. Sul tema della famiglia si sono acutizzati in questi ultimi decenni forti dibattiti anche all’interno della Chiesa. Il più acceso riguarda il problema dei divorziati risposati e la loro esclusione dai sacramenti della comunione e della confessione.

Le risposte date finora dal magistero sono soprattutto di tipo pastorale, indicano quali atteggiamenti tenere nei confronti di queste persone in modo da evitare ogni forma di allontanamento o di disprezzo nei loro confronti. Resta però sempre ferma la esclusione sacramentale e non solo. Tutti percepiscono l’inadeguatezza di questa risposta per chi, trovandosi in questa situazione, desidera vivere in pienezza la comunione ecclesiale. C’è discussione all’interno della Chiesa anche ai massimi livelli. Si sa di tentativi da parte di alti responsabili, come il cardinale Kasper, di ripensare a fondo l’attuale esclusione e chi invece giudica insuperabile l’attuale disciplina, come una recente pubblicazione firmata da 5 cardinali tra i quali Müller, il Prefetto della Congregazione per la Dottrina della fede. Spesso questa diversità è stata presentata come un feroce scontro di potere in seno alla Chiesa.

Ma questa valutazione deriva da una mentalità anti ecclesiale che giudica tutto con un metro mondano dove è sempre in atto una sete sfrenata di potere sostenuto da avidità economica. Qui, invece, si tratta di ricercare ciò che il vangelo di Gesù, la bella e liberante notizia, intende riguardo al matrimonio. La questione riguarda l’indissolubilità del matrimonio. Gesù l’ha certamente affermata, ma ora di fronte a una situazione di generale instabilità, è doveroso chiedersi se la prassi della Chiesa ne ha sempre interpretato il vero senso. Per far questo è necessario ripensare il matrimonio nel suo insieme. Sappiamo che la Parola di Dio ha bisogno di essere sempre meglio capita in tutta la sua profondità e che in questo cammino – che non è mai di inversioni a “U”, ma di comprensione più integrale – giocano anche quelli che il Concilio ha chiamato i “segni di tempi”, cioè nuove esigenze della vita umana. Il prossimo sinodo non sarà una battaglia per il potere, ma una ricerca, fatta insieme, con tutta umiltà, per vedere se ci sono risposte più adeguate da dare all’amore tra l’uomo e la donna che da sempre incontra fallimenti causati dalla nostra insanabile durezza di cuore. Queste soluzioni possono venire in ultima istanza solamente dalla luce dello Spirito Santo di Dio, perciò la preghiera di tutti i credenti è un fattore indispensabile, come sta chiedendo insistentemente papa Francesco.

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