PARADISO!
L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga
“Da tanto tempo non sento più una predica sul paradiso!”. Mi è stata rivolta questa osservazione non molto tempo fa da una persona di (circa) mezza età. In effetti, ho pensato, nelle omelie – anche in quelle dei funerali – si parla ben poco di “paradiso”. Il termine stesso sembra oggi desueto, se non addirittura inopportuno. Si parla piuttosto della vita che verrà, del regno dei cieli, della Gerusalemme celeste... o simili espressioni, di per sé bibliche… Ma di “paradiso”, no, non si parla o non se ne parla molto. Forse il termine – anch’esso assolutamente biblico e, in greco, significa “giardino” – soffre di una certa impopolarità, anche a causa della tradizione che ha proliferato nei secoli scorsi e che ha indugiato su troppi particolari, percepiti come leziosi e inutili dalla sensibilità di oggi.
A titolo di esempio, il modo in cui Dante lo descrive – e con tanta e troppa precisione! – non sembra più adeguato alla sensibilità attuale. Eppure, pur nella consapevolezza che il valore dell’opera di Dante non è prioritariamente quello teologico bensì quello artistico (che però non esclude l’altro), bisogna ammettere che il Sommo Vate coglie il senso profondo del paradiso: il compimento dell’ardente desiderio (che dovrebbe essere) di ogni credente della piena comunione con Dio. Era proprio questo ciò che Dio aveva sognato agli inizi della storia dell’umanità nel “giardino” (paradiso) dell’Eden! I giorni di vacanza, in cui (forse) con più agio ci sarà data la possibilità di contemplare il “giardino della creazione”, potrebbero essere l’occasione per sentirci più responsabili dell’ambiente e, insieme, potrebbero anche – perché no – risvegliare in noi il desiderio di Dio, di cui il “giardino-paradiso” del creato è segno.
Alessio Magoga
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