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PRETI ALTRIMENTI?

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

PRETI ALTRIMENTI?

“Preti altrimenti” è il titolo di un interessante (e dibattuto) editoriale di Giuliano Zanchi, apparso nell’ultimo numero della “Rivista del Clero”, glorioso periodico per la formazione dei preti – ma non solo – edito dall’Università Cattolica di Milano. Il contributo di Zanchi, presbitero della diocesi di Bergamo e docente di Teologia presso la Cattolica, nonché direttore della medesima rivista, parte da un dato trasversale a molte diocesi italiane (ed anche europee): in questo nostro tempo (l’età post-secolare), essere preti è diventato “un rompicapo” che non ha ancora trovato la forza di suscitare “adeguate correzioni di forma e coerenti scelte istituzionali”. A differenza di quello che accadde, ad esempio, nell’epoca successiva al Concilio di Trento, che seppe trovare delle risposte efficaci.

L’autorevolezza del presbitero oggi – denuncia Zanchi – “è una continua conquista sul campo, che chiama in causa carismi e attitudini spiccatamente individuali”. Al prete tocca sostanzialmente “recitare a soggetto”, puntando sulle carte personali che ha a disposizione (i suoi talenti, le sue capacità…) a seconda delle situazioni in cui si trova, dal momento che il suo ruolo di presbitero non è più decifrato in modo univoco dal contesto sociale in cui vive. Da qui l’emergere, in modo sempre più evidente secondo Zanchi, della richiesta di molti preti di “connotare altrimenti il loro ministero”, per lo più in alternativa al convenzionale mansionario della parrocchia, “percepita sempre più come un concentrato di routine inconcludenti e strutture divoranti, fonte di un logorio che per molti sembra aver ormai sorpassato i suoi limiti di sopportazione”. Con il conseguente effetto di “disertare il tradizionale compito della pastorale parrocchiale”, vale a dire quella “miracolosa e secolare invenzione” che ha garantito per secoli nelle nostre terre l’annuncio del Vangelo di Gesù a tutti (e non solo a delle illuminate élite).

Questo disagio che afferisce al mondo dei preti è un problema serio agli occhi di Zanchi, che ritiene “la buona salute del ministero ordinato”, in questo momento, “la principale questione della Chiesa intera”. Tale questione, sempre secondo Zanchi, non può essere affrontata con “impacchi di psicologia applicata”, con “semplici incitamenti morali e solite ricentrature spirituali” o con timide revisioni della macchina pastorale.  Si tratta, invece, di “ripensare il ministero dei preti in una prospettiva che lo consideri intrinsecamente legato alla sorte di elementi sistemici altrettanto meritevoli di cura e attenzione”. Detto altrimenti: non basta rivedere la forma del presbitero, è necessario – con la stessa cura – mettere mano anche ad altri aspetti del sistema-Chiesa. E Zanchi indica due elementi “sistemici”. Uno riguarda il ministero dei vescovi, chiamati ad essere “immagini viventi di comunione e figure della presenza di Gesù”, cui si chiede oggi di essere capaci di “profezia e sapienza, per essere coraggiosi indicatori della via”. L’altro elemento è la forma della parrocchia: “Essere preti altrimenti – scrive in modo illuminato Zanchi – senza fuggire in mondi artificiali o in oasi personalizzate richiede un altrimenti della forma ecclesiale di base, sgombrata finalmente da molti detriti che ancora ingombrano le prassi pastorali, liberata dalle incombenze economico-strutturali che tolgono letteralmente il fiato alla maggioranza dei preti e arricchita di una varietà ministeriale che attende solo di essere riconosciuta”.

“Nulla di nuovo”, si potrebbe concludere, chiosando la pur acuta analisi di Zanchi. Tuttavia, sembra davvero che ci troviamo “sulla linea di non ritorno” e prima che il tempo faccia da solo il suo lavoro, “con i suoi metodi spicci”, è necessario agire. Ne trarrebbe giovamento non solo la “salute dei preti”, ma anche quella delle comunità cristiane e – di riflesso – anche l’efficacia della pastorale vocazionale, chiamata a suscitare vocazioni al sacerdozio e alla vita consacrata ma, insieme, anche vocazioni alla ministerialità laicale a servizio della Chiesa.

Alessio Magoga

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