Premiati Edizione 2008

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Sabato 8 novembre 2008 Aula Magna del Seminario Vescovile di Vittorio Veneto

 

ITINERARI SPECIALI

Premiati per aver aderito almeno a 5 itinerari speciali legati ai combattimenti svoltisi durante la Prima Guerra Mondiale: Monte Grappa – Mulattiera del Bocaor, Monte Pasubio – Strada delle gallerie, Monte Cengio – Granatiera, Cima Bocche, Pal Piccolo e Col di Lana documentati con una fotografia + aver partecipato alla Giornata Camminamonti domenica 7 settembre 2008 a Praderadego

27 persone (16 famiglie)

Tomasella Silvano, Tomasella Teresa, Tomasella Laura, De Zan Michela, Agostini Elena, Agostini Marco, De Nardi Giuseppe Moreno, Luccato Marisa, Marcon Gabriele, Carlot Mariuccia, Piccin Luigi, Cucciol Miriam, Graziotin Silverio, Roccon Antonia, Roccon Alberto, Candon Elvia, Del Favero Silvia, Dal Mas Enio, Piovesana Dino, Cuzzolin Lina, Roverato Claudio, Schiavetto Franco, Schiavetto Dina, Coghetto Pierina, Lovadina Bruno, Manfe' Regina, Santuz Andrea

 

CATEGORIA GRUPPO

composti da almeno 10 persone

 

Gruppo Amici Scalatori - Gas

Gruppo Amici della montagna Nino Lot

Gruppo San Donà

Gruppo Università Aperta – Auser Conegliano

 

CATEGORIA FAMIGLIA

con almeno 10 timbri viene dato un riconoscimento a 46 famiglie

 

Famiglia con il maggior numero di mete raggiunte insieme

Marcon Gabriele e Marisa Luccato di Vittorio Veneto con 32 timbri validi

 

CATEGORIA INDIVIDUALE

Al 1° posto Piovesana Dino di Sacile del gruppo Nino Lot con 60 timbri validi

 

Al 2° posto pari merito i fratelli Roccon Atonia e Alberto e Candon Elvia con 58 timbri validi

 

SENIOR

Mario Ceccarini di Vittorio Veneto (24/06/31)

 

JUNIOR

Pietro Armellin di Godega Sant’Urbano (20/03/08)

 

PREMIO CREATIVITÀ

 

1° pari merito Renata Serafin di Chiarano

25 AGOSTO 2008 - SUL MONTE PIANA COME FRATELLI

Prima di chiudere le vacanze 2008, nel ricordo del 90° della Grande Guerra, ci eravamo prefissati la salita al Monte Piana. Raggiunto con la navetta il rifugio Bosi, due persone di età diversa ci hanno chiesto di accodarsi nel nostro itinerario. Erano mamma e figlio di nazionalità austriaca. Il figlio parlava anche italiano e accompagnava per la prima volta la mamma ultraottantenne a conoscere questo campo-santo della prima guerra mondiale. Di tappa in tappa  traduceva le spiegazioni dei percorsi di guerra che noi  leggevamo nella guida e nei cartelli indicatori.    

Nel nostro procedere lento, affascinati dalla maestosità delle cime intorno,  abbiamo dato voce ai noti canti patriottici facendoli echeggiare tra terra e cielo come preghiera dolce e solenne.

 “Ho lasciato la mamma mia, l’ho lasciata per fare il soldà, tapum tapum……”.

“Era una notte che pioveva, e che tirava un forte vento…”. E altri.

Al sentirli la signora austriaca si era adombrata e non sorrideva più. Le parole che  il figlio via via le traduceva l’avevano commossa. Più avanti, al cippo degli italiani ci è salito il canto più diffuso dei  cori di montagna. “Dio del cielo, Signore delle cime, un nostro amico hai chiesto alla montagna……Ma Ti preghiamo, su nel Paradiso lascialo andare..”.

Forti del nostro vissuto nei cori parrocchiali, l’esecuzione a due voci ci è riuscita perfettamente tanto da far raccogliere intorno un gruppo di turisti che ci hanno ringraziato.

Per l’ultima tappa dell’itinerario siamo entrati nella chiesetta dedicata ai Caduti.

La preghiera qui  è salita anche dagli amici austriaci con il canto gregoriano del Salve Regina. Ci siamo salutati con un grande abbraccio, felici di questa eccezionale occasione che ci ha fatti incontrare  per un  bel “pellegrinaggio”, a pregare uniti  per i caduti dell’Italia e dell’Austria.

 

1° pari merito Antonio Faccin di Fontanelle

SARÀ LA NEVE!

Chi cancellerà

le rughe delle trincee,

i foruncoli delle caverne,

le smagliature delle mine

dalla facciata della montagna?

Non sarà il vento impetuoso,

né la pioggia battente.

Sarà la neve.

A farle un bianco lifting

col suo morbido manto, così per qualche mese

sarà com’era.

 

2° Mirko Collodet di Sernaglia della Battaglia

POI SIE RIFUGE

Partidi da casa a 4 bot

“Ma andone dove po’, le ancora not’?”

Arivadi a Misurina,

ghe nera na brinaa…!

“Andon andon” pian pianin,

col nostro pasetin

e sù e sù par la salida,

orca loca che fadiga.

E avanti su e do par ste forzele

“la tu contade, quante ele?”

“Dai su scansa fatiche,

ciò co ti che vol le ortiche”…

varda ciò che bee valade

ringrazion el bon Dio che le ne a regalade

 

 

Segnalati dalla giuria

Montagne, eccomi! di Renata Serafin di Chiarano

Vi rivedo più belle e maestose di sempre. So che mi aspettate. Qualcosa avete da dirmi perché io dimentichi la fatica del salire e liberi il mio sguardo ai panorami incantati che mi regalate.

Luce, aria, colori, poesia del silenzio e gioia della conquista!

Bello! Troppo bello! Spazio e tempo sembrano annullarsi e posso rivivere l’esuberanza delle escursioni giovanili guidate dell’immagine amica e gioiosa del “mio” Pier Giorgio Frassati.

Lasciatemi esclamare con lui, scalatore dei monti e delle vette della santità: “Montagne montagne montagne, io vi amo!”.

 

Lettera di Antonio Faccin di Fontanelle

Quest'estate sono stato sui sentieri della guerra 15-18, come consigliato dagli organizzatori di Camminamonti, che ringrazio per l'impegno e le idee messe a disposizione di noi camminatori, vagabondi erranti tra le rocce.

Già qualche luogo l'avevo visto negli anni scorsi, come il Lagazuoi, il M. Piano, Cima Grappa, il Costabella e latri che non sto ad elencare. Quest'anno ho ammirato i panorami mozzafiato che si possono osservare dalle cime sbriciolate dalle mine, come sul Col di Lana, o quelle trincerate del Pal Piccolo e di Cima Bocche, e sulle aeree mulattiere del Pasubio, del M. Cengio o del M. Meate.

Il tempo ha cancellato da questi luoghi l'eco degli spari, il rombo dei cannoni, il fragore delle esplosioni di mine terrificanti, che hanno cambiato per sempre le cime delle montagne; non si odono più neanche gli ordini concitati dei comandanti, le urla dei combattenti, i bisbigli nelle buie e fredde notti, né i gemiti di feriti e moribondi. Pioggia e neve hanno lavato il sangue dalle chiare rocce, il vento ha disperso il fumo degli scoppi e le nebbie dei gas tossici:

su tutto è sceso il maestoso, rilassante, silenzio dei monti.

Sono rimasti sentieri strappati alla roccia, accanto alle tracce di camosci e stambecchi; caverne e gallerie, accanto a quelle scavate dalle marmotte; nidi di mitragliatrici, accanto a quelli delle aquile.

Camminando su questi sentieri, a volte il pensiero va al nonno, Cavaliere di Vittorio Veneto Antonio Faccin, del quale porto il nome, morto 9 anni fa all'età di 101 anni. Mi ritornano in mente i suoi racconti, di quei tristi anni della sua giovinezza, passati in guerra; erano racconti tesi più a descrivere le privazioni e i patimenti, avuti da lui e dai suoi coetanei, che non a sogni di gloria.

I giovani di allora si sono trovati coinvolti in una guerra voluta dall'alto, e combattuta da contadini, boscaioli e pastori, attività principali dell'epoca, tra l'altro per la maggior parte analfabeti.

Una guerra che doveva essere combattuta all'attacco, in breve tempo, per liberare Trento e Trieste, che invece si impantanò nelle trincee del Carso e delle Dolomiti, finendo vittoriosa, in difesa sul Piave.

"Fu vera gloria?" direbbe il Manzoni. Noi, che siamo i posteri, dobbiamo dire certamente di sì, per chi l'ha combattuta e vinta. Per quel che riguarda i risultati mi rimangono parecchi dubbi, infatti una guerra è sempre una sconfitta per l'umanità, e farne una per spostare confini da una croda montagnosa ad un'altra lo è ancor di più: sono state abbattute più barriere in pochi decenni di Comunità Europea, che non in molti secoli di guerre, odii e imbrogli tra popoli fratelli.

Che poi cos'è un confine se non una limitazione della libertà, per se stessi e per chi sta dall'altra parte? Per noi veneti poi, oltre ai danni provocati da una guerra combattuta nel cuore della regione, oggi ci tocca avere anche la beffa da quelle province "liberate" che, grazie a leggi e statuti speciali, ci fanno concorrenza, e i comuni veneti confinanti vogliono passare in quelle regioni, perché potrebbero avere maggiori agevolazioni.

90 anni dopo quella immane tragedia, passando sui sentieri che videro centinaia di migliaia di giovani vite spezzate, un'intera generazione decimata, m'è venuto spontaneo recitare una preghiera in loro ricordo