Auguri Vescovo Alfredo!
Oggi, giovedì 16, mons. Magarotto compie 90 anni.
Redazione Online
15/02/2017

Giovedì 16 febbraio il nostro vescovo emerito Alfredo Magarotto compie novant’anni. Da sette anni risiede all’Opera della Provvidenza S. Antonio di Sarmeola di Rubano, nella periferia di Padova. Da quando ha lasciato la guida della nostra diocesi, era l’inizio del 2008, divide il suo tempo tra la preghiera, la lettura, l’accompagnamento dei sacerdoti, delle persone diversamente abili, del personale dell’Opera. Mente e corpo non dimostrano novant’anni! Con puntualità segue la vita della porzione di popolo della nostra diocesi, che rimane sempre la sua Chiesa. Ci è vicino soprattutto col ministero dell’intercessione. È una intercessione che mantiene e approfondisce i legami forti che si sono stretti negli anni trascorsi a Vittorio e che niente potrà sciogliere.Con grande disponibilità il vescovo Alfredo ha accolto l’invito a rilasciare un’intervista all’Azione per condividere quanto sta vivendo in questa fase della sua lunga esistenza.

Eccellenza, come vive il raggiungimento di un così significativo traguardo in buona salute psico-fisica?«Sento il bisogno di dire un grande grazie alla divina Provvidenza per la sua continua protezione e ai miei familiari e a quanti mi hanno fatto del bene. In 90 anni di vita non ricordo di avere mai passato una giornata in malattia. Mi sento privilegiato, pur avvertendo un progressivo decadimento generale».

Come trascorre le sue giornate?«Risiedo all’Opera della Provvidenza S. Antonio di Sarmeola di Rubano da sette anni e la mia vita si svolge quasi esclusivamente all’interno di questa Casa. Presiedo la messa concelebrata con i sacerdoti, circa una trentina, che per l’avanzata età o per la loro condizione di salute, sono ospitati in questa Casa. Con loro celebro la liturgia delle ore e partecipo al rosario e alla funzione vespertina che conclude l’esposizione eucaristica quotidiana. Il resto della giornata, oltre che alla lettura e ad eventuali visite, la dedico volentieri agli ospiti della Casa, oltre 600, che incontro nei vari reparti e laboratori o lungo la grande galleria centrale. Tanti li conosco per nome, ma loro mi conoscono tutti e mi salutano affettuosamente, “Ciao vescovo”».

Fino allo scorso anno più volte è stato in diocesi per cresime e altre celebrazioni. Pensa di continuare con questa presenza?«In passato ho sempre accettato molto volentieri l’invito a celebrare la cresima o altra funzione in diocesi, ma non mi sento di farlo ancora. Partecipo egualmente alla vita della diocesi, con la mia preghiera e seguendo, attraverso L’Azione, le molte attività che vi si svolgono. Ho particolarmente presenti i sacerdoti e il Seminario. Ringrazio il vescovo Corrado per la fraterna amicizia e le attenzioni che ha verso di me. Esprimo anche la più viva riconoscenza alla diocesi di Vittorio Veneto per la presenza che da sempre offre a questa Casa, con le visite di parrocchie, gruppi, l’esperienza di volontariato dei seminaristi e generosi aiuti materiali».

L’istituto dove lei attualmente risiede è luogo di cura e accompagnamento di diversamente abili gravi, anche giovani. Cosa le sta dando questa esperienza di contatto con la sofferenza?«L’Opera della Provvidenza Sant’Antonio, fondata dal vescovo di Padova Girolamo Bortignon, attiva dal 19 marzo 1960, accoglie soggetti di tutte le età e con differenti livelli di disabilità, ritardo mentale e decadimento cognitivo e offre loro assistenza e cura, con la possibilità di vivere in un clima sereno e familiare, rispettoso della loro dignità di persone. Il contatto quotidiano con loro è per me motivo di arricchimento spirituale, mi impegna a crescere nella fede e nell’esercizio di una carità che vede anche nella persona meno dotata la presenza misteriosa di Cristo Signore. C’è poi la vicinanza ai familiari che sentono la sofferenza per avere un congiunto disabile e l’attenzione agli operatori perché uniscano alla competenza professionale, umanità e carità».

Dopo lunghi anni carichi di responsabilità ora vive un tempo di riposo (anche se “relativo”, visto che è presidente dell’Opera di Sarmeola che conta più di 600 dipendenti...). Come è cambiato il suo rapporto con il tempo?«La sensazione che mi accompagna è del rapido correre dei giorni e delle stagioni. Contestualmente avverto l’importanza di fissare pensieri, sentimenti e operosità su ciò che più conta e resta, sull’essenziale quindi.Condivido in pieno questa riflessione del papa S. Giovanni XXIII: “Ciò che più vale nella vita è Gesù benedetto, la sua santa Chiesa, il suo Vangelo, la bontà, la carità”».

Oggi il suo servizio al Signore e alla Chiesa continua soprattutto con la preghiera. Cosa chiede al Padre e di cosa lo ringrazia?«Ringrazio Dio per avermi chiamato a svolgere il mio ministero in questo tempo straordinario, pieno di problemi, di sofferenze e di contraddizioni, ma anche di vita e di speranza. È un tempo che non lascia indifferenti, ma domanda di essere vissuto con attento discernimento.Sottoscrivo le parole di papa S. Giovanni Paolo II: “Questo è un tempo meraviglioso per essere preti”. Nelle mie preghiere metto sempre tante intenzioni, non dimentico mai le mie diocesi di Padova, Chioggia, Vittorio Veneto. Al primo posto ci sono sempre i giovani e le vocazioni. Ma per me, che gli ho dedicato tutta la mia vita, gli dico, confidenzialmente: «Signore, è ormai ora che ci vediamo».

Considerata la sua esperienza da vescovo, come vede il pontificato di papa Francesco e il suo impegno per una continua conversione delle persone e anche delle strutture ecclesiali?«Conservo ancora viva l’emozione provata nel primo incontro che ebbi con papa Francesco, poco dopo la sua elezione. Mi sembrava che fosse tutto per me e mi comunicasse tutto il suo amore per Cristo, per la Chiesa, per il mondo d’oggi. Un Papa in uscita! Il suo pontificato è su questa linea. Un Papa attento alle persone, che vorrebbe andare a trovare dove vivono e operano, per annunciare loro la gioia del Vangelo e la misericordia del Padre. È questa la Chiesa che egli sogna: una Chiesa in uscita, una Chiesa in missione. Mi sembra sia questa anche la scelta pastorale della Chiesa di Vittorio Veneto».