Mi sono domandato in questi giorni quale possa essere la luce e lo stimolo che la celebrazione del Natale del Signore proietta sul nostro impegno di essere “comunità ospitali e missionarie”.
Non può certo sfuggirci che l’evento dell’Incarnazione, cioè il farsi uomo del Figlio eterno di Dio, può essere letto, per molti aspetti, come un evento di ospitalità: ospitalità domandata, offerta, rifiutata, accolta.
“Venne fra i suoi, ma i suoi non l’hanno accolto”, ci ricorda l’evangelista Giovanni. Il Padre ha mandato il suo Figlio nel mondo per “ospitare” nel suo amore tutta l’umanità e strapparla dalla lontananza del peccato e dalla morte... e questa umanità si è dimostrata distratta e inospitale!
È sconcertante rendersi conto che Gesù, nel momento della sua nascita, non trovò affatto ospitalità: “Per loro non c’era posto nell’alloggio”. A pensarci bene, però, non è così strano come appare, perché anche oggi questa non-accoglienza si ripete in molti modi.
E tuttavia Gesù non incontrò soltanto indifferenza e rifiuto, ma anche autentica e genuina ospitalità: anzitutto nel cuore dei pastori, gente semplice e umile; ma poi anche nel cuore dei re Magi, gente importante e sapiente, che tuttavia seppe farsi umile e paziente in una lunga e perseverante ricerca che sfociò nell’incontro. Essi riuscirono a ospitare nel loro cuore la venuta di Gesù e il suo mistero, ma, contemporaneamente, furono anche ospitati da Lui che li fece entrare in quella gioia che riempie il cuore di chi ha trovato il vero tesoro, quello che dà luce e pienezza alla vita: “Provarono una gioia grandissima... Se ne tornarono glorificando e lodando Dio per tutto quello che avevano udito e visto”.
Cari fratelli e sorelle, in questo Natale, che anche quest’anno ci fa celebrare con gioia e riconoscenza il mistero del Dio incarnato, desidero augurare a ciascuno di voi di contemplare la meravigliosa ospitalità di amore che il Signore ci offre venendo a condividere la nostra vita, le nostre gioie e le nostre tribolazioni. Egli si è fatto uomo come noi per poter renderci credibile e accessibile il suo amore. Chiedendoci di ospitarlo nella nostra vita, Egli ci offre l’ospitalità del suo amore perché diventiamo a nostra volta sensibili e pronti, accoglienti e generosi verso chi domanda di essere ospitato nel nostro tempo, nei nostri affetti, nella nostra attenzione e nella nostra condivisione. Se saremo in grado di vivere questo mistero di reciproca ospitalità, anche noi sperimenteremo una grandissima gioia e ce ne torneremo alla nostra vita ordinaria lodando e glorificando Dio e, soprattutto, impegnandoci e vivere e a comunicare il suo amore.
+ Corrado vescovo