Celebrando domenica la festa di Giovanni in Battista, non si poteva non cogliere il canto di tutta la liturgia sulla straordinarietà di questo fanciullo che è un indice puntato verso il Cristo, che viene a battezzare in Spirito Santo e fuoco. Nella caotica situazione politica in cui viviamo, il Battista ha molto da dire a tutti noi battezzati in Spirito Santo e fuoco. A tutti: anche e prima ancora a noi Pastori, cattolici e cristiani "praticanti", molti dei quali - sembra - abbiano messo a tacere il grido dei poveri in balia delle onde del mare: poveri che nessuno vuole e di cui bisogna avere non misericordia ma "paura", come qualche bullo, con le sue battute da bar, ha seminato nella grande maggioranza delle coscienze degli italiani, bravi cattolici, ferventi cristiani, assidui praticanti e bigotti.
La voce del Battista si è levata forte contro l'immoralità dei potenti del suo tempo e ci ha rimesso la testa. In verità qualche voce si è sentita e si sente anche oggi, ma sono poche! Ho sentito qualche omelia alla TV Domenica scorsa: qualche timido e velato cenno ai potenti di oggi, cenno diplomatico più che evangelico, sul grido dei poveri; ho seguito su La 7 un’intervista rivolta ai "fedeli" che entravano o uscivano dalle Chiese: "Lei sta con Papa Francesco o con Salvini?". Risposte: Mah, non saprei! Il Papa lo apprezzo ma, cosa vuole... non possiamo vivere nella paura... siamo invasi dagli stranieri... adesso spero che Salvini faccia una bella pulizia". Ed erano stati a Messa e avevano recitato il Padre Nostro! Ma le conoscono questi, le opere di misericordia spirituali e corporali? Nell'omelia abbiamo messo a fuoco il coraggio, la fedeltà del Battista, calando la sua missione nell'odierna situazione di immoralità praticata e predicata? Non è forse immoralità quella di non dare da mangiare agli affamati; di fare i sordi di fronte al grido dei poveri e dei rifugiati, di cacciare lo straniero: "Ero forestiero e non mi hai accolto...; via da me maledetti". Senza carità e senza solidarietà umana, si parla solo di repressione e chiusure.
Ma come mai abbiamo perso la memoria di quelle navi che dopo la prima e la seconda guerra mondiale, partivano da Venezia e da Genova cariche di famiglie di italiani in fuga dalla miseria, piene di speranze e di figli, in fuga dalla miseria e dirette verso il sogno di un futuro migliore? Tra i tanti che sono partiti con pochi stracci e il cuore gonfio di tristezza, anche il papà e i nonni di Papa Francesco, trasferiti in Argentina nel 1929. E' orribile e inumano ciò che sta accadendo. Di flussi migratori è piena la storia; da sempre gli esseri umani, per diverse ragioni, si sono messi in cammino. La stessa Famiglia di Nazareth è stata esiliata e costretta a lasciare la sua terra per trovare rifugio e sicurezza, per proteggere e salvare la vita del Bambino Gesù che il potente di allora voleva togliere di mezzo. Il grido dei poveri di oggi e di sempre sarà ascoltato da Dio, mentre a ciascuno di noi verrà chiesto conto della vita dei nostri fratelli e sorelle che non abbiamo accolto. In un clima in cui vengono alla memoria le leggi razziali, che il Re e Mussolini hanno dichiarato per obbedire a Hitler, il cristiano deve definirsi senza compromessi e mettersi dalla parte di Papa Francesco, la parte del Vangelo, perché si tratta del giudizio finale, quando risuonerà il "Venite benedetti o il via da me maledetti" (Mt 25,31-46).
Don Antonio Moretto