REFERENDUM: alle urne l’8 e 9 giugno
In concomitanza con il secondo turno delle elezioni amministrative. Polemiche sull’effetto traino limitato
Agenzia Sir
14/03/2025

Il voto per i cinque referendum abrogativi previsti in primavera si terrà l’8 e il 9 giugno, in concomitanza con l’eventuale secondo turno delle elezioni comunali, la cui prima tornata è stata fissata per il 25 e il 26 maggio. Lo ha deciso il Consiglio dei ministri e, anche se i testi ufficiali non sono ancora disponibili, il comunicato di Palazzo Chigi parla chiaro.

Il ministro dell’Interno Piantedosi – si legge nella nota – “intende indire, con proprio decreto, le elezioni amministrative per domenica 25 e lunedì 26 maggio, con eventuali ballottaggi domenica 8 e lunedì 9 giugno. Pertanto, in considerazione della necessità di conciliare la più ampia possibilità di partecipazione dei cittadini con le esigenze di continuità dell’attività didattica nelle scuole sedi di seggio elettorale, in un prossimo Consiglio dei ministri sarà deliberato di proporre al Capo dello Stato la convocazione dei comizi per i cinque referendum abrogativi in concomitanza con il secondo turno delle amministrative, domenica 8 e lunedì 9 giugno”.

I comitati referendari avevano chiesto di abbinare il voto sui quesiti al primo turno delle comunali, che si svolgerà a scuole ancora aperte, favorendo così una partecipazione potenzialmente più alta.

Il problema principale è il raggiungimento del quorum che, complice un astensionismo di base molto elevato, rappresenta ormai un ostacolo significativo. Sono solo una trentina i Comuni in cui è prevedibile il ballottaggio e, di conseguenza, l’effetto traino dei referendum sarà limitato. Da qui l’accusa al governo di voler penalizzare l’iniziativa referendaria.

Peraltro, il voto si svolgerà in due giornate e si prevede l’introduzione di norme per consentire agli studenti fuori sede di votare nel luogo in cui risiedono abitualmente.

I quesiti ammessi dalla Corte costituzionale sono cinque: quattro riguardano il lavoro (Jobs Act) e gli appalti, mentre il quinto riguarda la cittadinanza e prevede il dimezzamento dei tempi richiesti agli immigrati per ottenere la cittadinanza italiana, da dieci a cinque anni.