
“Non c’è passato così rovinato, non c’è storia così compromessa che non possa essere toccata dalla misericordia”. Perché gli inferi “non sono soltanto la condizione di chi è morto, ma anche “l’ ’inferno quotidiano della solitudine, della vergogna, dell’abbandono, della fatica di vivere”, da cui Gesù, con la sua discesa dopo la Pasqua, ci libera. Per lui, non ci sono “anime prigioniere”, ma un popolo fatto “di persone rialzate, di cuori perdonati, di lacrime asciugate”. Nella catechesi dell’udienza di oggi, Leone XIV si è soffermato ancora una volta, come aveva fatto mercoledì scorso, sul Sabato Santo, che nella concezione biblica “sono non tanto un luogo, quanto una condizione esistenziale: quella condizione in cui la vita è depotenziata e regnano il dolore, la solitudine, la colpa e la separazione da Dio e dagli altri”.
Al termine della catechesi, durante i saluti ai fedeli di lingua italiana, l'appello a pregare ogni giorno il rosario per la pace, nel mese di ottobre, e l'annuncio a sorpresa ai fedeli: "La sera di sabato 11 ottobre, alle ore 18, lo faremo insieme qui in piazza San Pietro, nella vVeglia del Giubileo della spiritualità mariana, ricordando anche l'anniversario dell'apertura del Concilio Vaticano ".