UNITI NEL DONO: l'impegno delle parrocchie con chi è solo
L'esperienze dell'up Vittorio Veneto Nord
Redazione Online
10/12/2025

La solitudine è una delle cifre del nostro tempo. Lo dicono le indagini sociologiche e tutti lo riscontriamo nella nostra esperienza quotidiana. Le cause sono tante, ma la principale è il venir meno della cultura dell’attenzione all’altro. Per questo la nostra diocesi da qualche tempo ha fatto la scelta di porre la “prossimità” alle situazioni di fatica che vivono molte persone, al centro della propria azione. Per rilanciare un impegno che da sempre fa parte del dna della chiesa e di battezzati. Lo ha fatto con il percorso di formazione “Vivere la prossimità”molto partecipato (circa 300 persone) dal quale sono nati alcuni “Gruppi di prossimità”, come, ad esempio, nella forania di Vittorio Veneto. Anche in altre zone - Pedemontana, Sacile, unità pastorale Vazzola-San Polo e Torre di Mosto - si stanno “mettendo a terra” le indicazioni e lo sollecitazioni proposte nel percorso. E si spera che in tutto il territorio diocesano - grazie all’impegno e alla dedizione di sacerdoti, diaconi e laici - nascano iniziative specifiche.

Uno dei primi “Gruppi di prossimità” è nato nell’unità pastorale Vittorio Veneto nord (parrocchie di Serravalle, Sant’Andrea, Costa, Santa Giustina, Fadalto-Val Lapisina e San Lorenzo). Al momento è composto da otto persone che hanno preso parte all’itinerario formativo diocesano. Con loro operano don Giuseppe Nadal, collaboratore parrocchiale e responsabile della cappellania dell’ospedale, e padre Gabriele De Rossi, che attualmente si prende cura della vista agli anziani. Il coordinamento è curato dal diacono Giovanni Natile. «I omponenti del gruppo - spiega Giovanni - già in qualche modo operano nell’ambito della vicinanza a persone sole o malate. Tre svolgono questo servizio come ministri straordinari della Comunione. Potremo definirci “sentinelle” attente alla situazioni di solitudine e marginalità. Rendiamo concreto il sogno di papa Francesco di una “chiesa in uscita”, cioè una chiesa che va dalle persone anziché aspettarle nelle proprie strutture. Non a caso a promuovere questa iniziativa sono la Caritas e l’Ufficio missionario, insieme alla Pastorale della salute».

Il gruppo ha dedicato il primo periodo di attività alla conoscenza del territorio incontrando i giovani delle parrocchie («anche loro al centro delle nostre attenzioni», evidenzia Giovanni), l’assistente sociale responsabile del settore servizi sociali del Comune di Vittorio e con la Caritas diocesana. C’è stato anche un momento formativo specifico a livello di unità pastorale. «È emerso il bisogno soprattutto di “prove sul campo” - sottolinea Giovanni -. Ad esempio è stato molto apprezzato l’incontro, organizzato dalla diocesi, in cui sono state fatte delle simulazioni. Sono state proposte della situazioni - un migrante senza fissa dimora, una coppia in difficoltà... - con noi partecipanti come protagonisti. Questo ci ha aiutato a capire come comportarci, quali atteggiamenti avere, come reagire...». Altra esigenza emersa in questa prima è quella di avere un quadro chiaro dei servizi presenti nel territorio «perché non vogliamo creare una nuova struttura - spiega Giovanni - ma metterci a fianco di ciò che già c’è, per dare una mano».

Naturalmente i “Gruppi di Prossimità” non saranno i “delegati” della comunità per l’accompagnamento delle persone sole, perchéessere attento all’altro è proprio di ogni persona che sceglie di vivere al modo di Gesù. Piuttosto i “Gruppi di Prossimità” aprono la strada, mostrano “come si fa”, sono lievito nella comunità cristiana.

Federico Citron


Notizie correlate