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AMBIENTE: morìa di api, l'importante inchiesta della procura di Udine

Individuato un nesso causale tra morte delle api e utilizzo di pesticidi nei terreni coltivati a mais 

AMBIENTE: morìa di api, l'importante inchiesta della procura di Udine

Va seguita con estrema attenzione l’indagine del pubblico ministero della Procura di Udine Viviana Del Tedesco sulla morìa di api in terreni di vari comuni del territorio udinese. Perché il magistrato non solo ha individuato un nesso causale tra morte delle api e utilizzo di pesticidi nei terreni coltivati a mais prossimi agli alveari, ma ha anche affermato il principio che l’agricoltore deve sapere le conseguenze di quello che fa. Quindi non basta che un prodotto sia stato autorizzato dal Ministero della Salute perché il suo utilizzo sia sempre lecito. Infatti l’agricoltore deve attenersi rigorosamente alle prescrizioni, sempre più rigide, previste nella scheda tecnica del fitofarmaco. Se tali indicazioni (ad esempio quella di non utilizzarli quando le api sono in attività o in presenza di vento o utilizzando sistemi di interramento delle polveri) fossero state rispettate, probabilmente la morìa di api nell’Udinese sarebbe stata evitata o contenuta. Di tutto questo Del Tedesco ha parlato qualche tempo fa (precisamente venerdì 15 marzo) in un affollato incontro all’auditorium Toniolo di Conegliano promosso dall’associazione Amica Terra insieme ad altre associazioni di promozione e tutela dell’ambiente. Il caso ha voluto che il convegno si sia tenuto lo stesso giorno della manifestazione mondiale degli studenti delle scuole superiori per sensibilizzare i politici sui gravi cambiamenti climatici in atto. Così un video di Greta Thunberg ha aperto la serata. A seguire un altro video che ha ricordato ai presenti la preziosità delle api: da loro, infatti, dipende almeno un terzo del cibo prodotto nel mondo. Nel suo intervento il pubblico ministero Del Tedesco ha ripercorso i passaggi delle due inchieste. Tutto è partito nel 2013-2014 da segnalazioni del Corpo forestale regionale che aveva registrato comportamenti anomali delle api: condotta tremolante e morte o perdita dell’orientamento e sciamatura. Verificato che tali comportamenti non erano provocati dalle normali patologie che colpiscono le api, si riscontrò che i problemi si manifestavano al momento della semina del mais in terreni rientranti nel raggio di “pabulazione” delle api (ovvero l’area in cui gli insetti si spostano per cercare acqua e polline) degli apiari in cui si sono verificati gli spopolamenti. Le analisi hanno individuato nei neonicotinoidi, sostanza vietata per legge dal 2013 e ritrovata in api, cera e miele, la causa della morìa. L’inchiesta si chiuse con il patteggiamento dei 21 soggetti indagati. Ma il problema si è ripresentato. Del Tedesco ha quindi disposto nuovi dettagliati, complessi e tempestivi approfondimenti che hanno portato alla scoperta dell’utilizzo di un fitofarmaco (il Mesurol) nella semina di mais, fitofarmaco che contiene un insetticida (il Methiocarb) consentito dalle legge, ma pericoloso se impiegato in maniera difforme dalle prescrizioni di sicurezza. L’indagine ha portato, lo scorso anno, a 152 persone indagate e 236 fondi agricoli sequestrati (nella forma “inibitoria” cioè non è previsto il divieto assoluto di utilizzo del terreno ma solo di coltivazioni che richiedano la concia del seme o il trattamento della pianta con insetticidi tossici per le api). Il delitto ipotizzato è quello di inquinamento ambientale: “È sanzionato con la reclusione da due a sei anni e con la multa da euro 10.000 a euro 100.000, chiunque abusivamente cagiona una compromissione o un deterioramento significativo e misurabile delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo o del sottosuolo di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”. Per il magistrato non vi è neppure la “scriminante” (cioè una sorta di giustificazione che esclude la pena pur in presenza di un fatto di reato che, in teoria, sarebbe punibile) della necessità. Infatti non solo il prodotto non è indispensabile per la crescita del mais, ma il suo utilizzo avveniva in via preventiva, trattamento vietato esplicitamente da un decreto legislativo del 2012. Le considerazioni che hanno portato Del Tedesco a concludere che i dati di fatto concretizzano un’ipotesi di reato aprono strade nuove nell’ambito delle responsabilità per le conseguenze dell’utilizzo dei fitofarmaci. Considerazioni di cui far tesoro.

Federico Citron

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