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DIOCESI: il vescovo Pizziolo ricorda mons. Ravignani

Giovedì 21 il funerale a Trieste

DIOCESI: il vescovo Pizziolo ricorda mons. Ravignani

Giovedì 21 maggio alle 11 nella cattedrale di San Giusto a Trieste si terrà la liturgia eucaristica di commiato al vescovo Eugenio Ravignani. Seguirà la sepoltura all'interno del sepolcro dei vescovi triestini. Il rito sarà trasmesso da Telequattro e Radio Nuova Trieste e con ogni probabilità (sono in corso verifiche tecniche) anche da Radio Palazzo Carli. 

Ecco il ricordo del vescovo Corrado Pizziolo. Lo abbiamo pubblicato nell'Azione di oggi 17 maggio insieme a tanti altri ricordi.

 “Hanno fatto vescovo di Vittorio Veneto don Eugenio Ravignani!”. Era il 1983 e fu don Cleto, il Rettore del Seminario di Treviso, dove da due anni svolgevo il mio servizio, che mi diede questa notizia. «Ma chi è don Eugenio Ravignani?» gli chiesi. «È il Rettore del seminario di Trieste. Lo conosco molto bene a motivo dei frequenti incontri fra Rettori e posso dire che è proprio una brava persona. Sono molto contento per la diocesi di Vittorio Veneto!».

Fu la prima volta che sentii il suo nome e in questi giorni, dopo la morte del mio predecessore, assieme a molti altri ricordi, mi è venuto in mente quell’episodio. Ma sono anche tanti altri i ricordi che mi sono tornati alla memoria ripensando a mons. Ravignani. Da Nikla che mi confidava: «Non si offenda, ma il mio vescovo resta monsignor Ravignani!». A Don Adriano Dall’Asta che diceva: «Mons. Ravignani predicava veramente bene! Non ne ho conosciuti molti come lui». Alla frase che lui stesso aveva coniato in riferimento a Vittorio Veneto: «Fortunato vescovo in una fortunata diocesi!». Alle tante persone (da alcune delle quali non me lo sarei assolutamente aspettato) che, mi chiedevano con buona frequenza: «Come sta mons. Ravignani?».

Sia dal contatto diretto con lui sia da quanto ho percepito dalle parole di coloro (laici e preti) che l’avevano conosciuto e me ne hanno parlato, ho percepito in lui una persona umanamente davvero squisita e piacevole, di facile relazionalità (“Un vero signore!” mi diceva più di qualcuno) e - contemporaneamente - un pastore generoso, intelligente e sensibile.

Mi sono reso conto che nei 14 anni di episcopato vittoriese ha lasciato davvero un segno importante nella storia della nostra diocesi sia nella relazione pastorale con le persone sia nella guida del cammino diocesano. Credo che sia doveroso da parte di tutti noi ringraziarne il Signore e “imitare la fede” e le virtù che egli ha vissuto (cf. Eb 13,7).

Personalmente posso anche dire di aver perduto un amico e un consigliere, con il quale più di qualche volta mi sono confrontato su aspetti delicati della pastorale, ricevendone sempre pareri equilibrati e saggi.

Assieme alla riconoscenza per il dono che egli è stato per la nostra Chiesa, desidero invitare tutti ad elevare al Signore la preghiera del cristiano suffragio, perché il buon Pastore lo accolga nella sua dimora e gli doni il premio promesso ai suoi servi fedeli.

+ Corrado

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