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Il vescovo Corrado: "Ci sentiamo fatti per l’eternità"

L'omelia di mons. Pizziolo alla celebrazione della Parola nel cimitero di Ceneda

Il vescovo Corrado: "Ci sentiamo fatti per l’eternità"

“Quando la nostra dimora terrena sarà distrutta. Allora riceveremo da Dio è un’abitazione una dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli”.

L’apostolo Paolo parla di un passaggio: qualcosa viene distrutto “la nostra dimora terrena”. La casa? Certo, ma soprattutto il corpo. E ci verrà data un’abitazione, una dimora non costruita da mani d’uomo, eterna, nei cieli.

Si tratta - ci fa capire san Paolo - di un passaggio inevitabile e tuttavia è un passaggio difficile che viviamo tra gemiti e sospiri: Noi gemiamo e desideriamo rivestirci della nostra abitazione celeste… sospiriamo come sotto un peso perché non vogliamo essere spogliati, ma rivestititi.

In altre parole, noi non vorremmo quel passaggio caratterizzato da qualcosa che viene distrutto (quel passaggio caratterizzato da una rottura): vorremmo una continuità… Vorremmo una vita che non finisca mai. Noi non vogliamo essere spogliati ma rivestiti affinché ciò che è mortale venga assorbito dalla vita: noi siamo fatti per la vita. Perché Dio proprio per la vita ci ha creati: Tu ci hai fatti per te, Signore, e il nostro cuore è inquieto fino a che non dimora in te.

La dimora terrena, con la sua inevitabile distruzione, non ci può garantire la pace del cuore ma solo inquietudine. Solo quella dimora che Dio ci offre potrà garantirci la vera pace, il vero riposo.

E tuttavia Paolo pur consapevole di questa situazione di tensione e di conflitto interiore ribadisce la sua fiducia che l’esito ultimo di questo passaggio è un esito buono, positivo. È l’abitare per sempre presso Dio: Siamo pieni di fiducia… camminiamo nella fede… siamo pieni di fiducia e preferiamo andare in esilio del corpo e abitare presso il Signore.

Capiamo che questa distruzione della dimora terrena non è l’ultima parola. È la premessa per poter abitare per sempre presso il Signore pieni di fiducia, camminando nella fede.

È il cuore della speranza cristiana. Quella già presente nel salmo 24, con cui abbiamo pregato e che contiene espressioni meravigliose che riscaldano il cuore anche oggi dopo quasi 2500 anni da quando è stato scritto.

Ma è quella speranza che ci è stata donata soprattutto della morte e risurrezione di Gesù alle quali siamo stati uniti mediante il nostro battesimo.

Fede e speranza battesimali ci sostengono nel vivere questa tensione, questo conflitto che registriamo in noi: ci sentiamo fatti per l’eternità ma abitiamo in un corpo mortale.

Il Signore ci promette che l’esito sarà proprio quello del nostro desiderio: il nostro desiderio sarà pienamente compiuto al di là di ogni nostra immaginazione, in modo superiore a ciò che noi stessi possiamo sperare…

E questa speranza ci permette di vedere e vivere in modo nuovo anche la relazione con i nostri fratelli e sorelle defunti. Non sono semplicemente degli scomparsi. Sono dei battezzati e delle battezzate che vivono per sempre presso Dio, nella luce gioiosa del suo volto.

È ciò che noi speriamo e che anche, perciò, chiediamo con la nostra fervorosa preghiera di suffragio e di intercessione.

+ Corrado Pizziolo

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