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Infanzia tra ipocrisie e speranze

Lunedì 20 novembre è la Giornata mondiale dei diritti dell’infanzia e dell’adolescenza

Infanzia tra ipocrisie e speranze

Luoghi violati. Tanti i luoghi del pianeta dove questa ricorrenza avrebbe un senso e una valenza di onestà intellettuale e morale ricordare. I bambini sotto le macerie dell’ospedale di Gaza, quelli arruolati come soldati in Sudan o ancora quelli colpiti dalla violenza delle bande in Haiti. I bambini ucraini deportati in Siberia, quelli decapitati in Israele, quelli mutilati dalle mine antiuomo in Yemen o quelli ancora venduti come merce ovunque la miseria, la fame, la povertà, le deprivazioni li rendono merce nel commercio del sesso e della droga.

I luoghi da citare potremmo continuare così come le situazioni che impediscono ai bambini di diventare adulti: guerre, catastrofi umanitarie, fame, stupri e violenze….

Lontani e vicini. I bambini sono le vittime più innocenti anche della nostra società. Pensiamo ai diritti dei minori che per la lentezza della giustizia non possono crescere in un contesto familiare, a quelli calpestati dei bambini che nelle nostre scuole non hanno gli insegnanti di sostegno, di quelli che vivono con le madri dietro le sbarre o di quelli caricati nei barconi dei naufraghi e finiti in qualche centro di accoglienza.

Centralità della persona. I diritti dei bambini sono certamente i doveri degli adulti e delle società, ma prima e più ancora sono per noi tutti una lezione di vita, nel senso di richiamarci alla consapevolezza della grandezza infinita del nostro essere persona: fine, mai mezzo. Quello dei diritti dei bambini è certamente un discorso di pensiero forte. Non c’è spazio per relativizzare, distinguere, circostanziare, discriminare, escludere.

I bambini come richiamo forte alla centralità della persona umana nel sistema del diritto così come in quelli della politica, dell’economia, della scienza.

Una data per rinnovare l’impegno. Il 20 novembre è una data speciale, che celebra la giornata internazionale dell'infanzia e dell'adolescenza, giornata in cui il mondo si unisce per riflettere e agire su tutta una serie di tematiche legate ai diritti dei bambini e dei ragazzi.  Invitare l’opinione pubblica a tenere sempre più in considerazione i diritti dei più piccoli, soprattutto in questo periodo in cui il mondo sta vivendo diverse guerre e i bambini ne sono in qualche modo protagonisti loro malgrado, è un obbiettivo che deve essere perseguito costantemente da ogni società che si ritiene civile.

Un po’ di storia. La Convenzione internazionale sui diritti dell’infanzia rappresenta una pietra miliare per i bambini e per i loro diritti. E’ stata adottata a New York il 20 novembre 1989, con risoluzione 44/25 dell’Assemblea Generale delle NU, ed è entrata in vigore dopo meno di un anno (settembre 1990). Continua ad essere ancora oggi il trattato maggiormente ratificato nella storia del diritto internazionale. In pratica gode di un consenso universale, dato che è stata ratificata da tutti gli stati del mondo (196), ad eccezione degli Stati Uniti.

I principi fondamentali della Convenzione. Quattro principi fondamentali aiutano l’interpretazione della Convenzione e costituiscono una guida per l’elaborazione dei programmi nazionali di attuazione.

Non discriminazione (art. 2). Ogni stato deve assicurare che tutti i bambini sotto la sua giurisdizione godano i rispettivi diritti senza discriminazioni, “a prescindere dalla razza, dal colore, dal sesso, dalla lingua, dall’opinione politica o di altro genere, dall’origine etnica, nazionale o sociale, dalla proprietà, dalla nascita o da altro status del bambino, dei genitori o dei suoi tutori legali”. Le autorità pubbliche, le formazioni sociali e gli individui, tenendo conto delle rispettive condizioni sociali e personali di partenza, devono costruire un ambiente in cui tutti i bambini abbiano eguali opportunità, comprese le bambine, i portatori di handicap, i fanciulli rifugiati o di origine straniera, i membri di minoranze o gruppi autoctoni.

Superiore interesse del fanciullo (art. 3). Le istituzioni di assistenza sociale, private o pubbliche, i tribunali, le autorità amministrative o gli organi legislativi devono valutare l’impatto delle proprie decisioni sull’infanzia; l’interesse del fanciullo ha la priorità e deve essere ricostruito alla luce dei diritti e degli obblighi riconosciuti dalla Convenzione.

Diritto alla vita, alla sopravvivenza e allo sviluppo (art. 6). Dovrebbe essere garantito “nella più ampia misura possibile”. Nella Convenzione il termine sviluppo ha un ampio significato e include, oltre alla salute fisica, importanti dimensioni qualitative della crescita della persona: lo sviluppo psichico, emotivo, spirituale, cognitivo, sociale, culturale.

Dovere di ascoltare l’opinione del fanciullo (art. 12). Il minore deve avere l’opportunità di esprimere liberamente le sue opinioni su tutte le questioni che lo interessano. Il bambino ha il diritto di essere ascoltato, anche durante i procedimenti giudiziari o amministrativi che lo riguardano, tenendo conto dell’età e del grado di maturità raggiunto.

Cosa c’è da implementare? Pur riconoscendone l’indiscutibile importanza storica e pratica la Convenzione risulta mancante nel suo testo dei diritti di terza (pace, ambiente, sviluppo e patrimonio comune dell’umanità) e di quarta generazione (genoma umano, patrimonio genetico, biodiversità). Ai bambini non si è riconosciuta la soggettività irenica internazionale insita nel diritto alla pace, la soggettività ambientale insita nel diritto all’ambiente, la tutela e il riconoscimento delle soggettività naturali insite nel diritto ad un mondo sostenibile e ad un ambiente biodiverso. Pur in presenza di tre Protocolli aggiuntivi e numerosi strumenti anche a carattere regionale molta strada rimane ancora da fare perché, a partire dalle nostre comunità locali, nel nome dei bambini costruiamo un futuro più umano.

Enrico Vendrame

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