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POLITICHE 2022: Senza l'Europa, l'Italia diventerà il paese dei balocchi?

Il punto di vista di Franco Lorenzon, del Movimento federalista europeo (MFE)

POLITICHE 2022: Senza l'Europa, l'Italia diventerà il paese dei balocchi?

Ci è giunta in redazione questa lettera di Franco Lorenzon, rappresentante del Movimento federalista italiano: un movimento che – asseriscono gli aderenti – non è schierato politicamente e ritiene che un assetto federale, a partire dal contesto europeo, sia in grado di dare le risposte più efficaci ai grandi problemi globali. Nella sua missiva, l’autore esprime alcune considerazioni sulla crisi del governo Draghi e sulla attuale campagna elettorale, richiamando la necessità di un solido ancoraggio all'Europa per chiunque si candidi a guidare l'Italia nei prossimi anni. Un personale punto di vista che – comunque la si pensi – offre degli interessanti stimoli di riflessione. 

I partiti stanno finendo di discutere delle loro alleanze. Fra poco discuteranno delle candidature. Alla fine, si cimenteranno con i programmi, molto probabilmente una serie di promesse con pochi riferimenti a “come” potranno essere realizzate. Come sempre.

Questa però non è una normale tornata elettorale, come normale non è stata l’ultima crisi di governo, e il perché è presto detto. Il governo Draghi non è caduto per sbaglio o per imperizia di qualcuno, ma perché si è voluto deliberatamente interrompere un processo virtuoso che, se consolidato, sarebbe stato difficile da smantellare. Un processo imperniato attorno alla realizzazione del Pnrr che assicurava risorse e richiedeva riforme. E che aveva come presupposto il radicamento nell’Europa come riferimento politico e strategico. Un processo di cui Draghi e il suo governo erano autorevoli e rispettati protagonisti.

In un mondo ferito dalla pandemia del covid e dalla crisi climatica e ambientale, attraversato dalle emergenze della crisi energetica e della transizione digitale, provato da crescenti migrazioni e, soprattutto, incapace di governare i rapporti internazionali all’insegna del dialogo e della pace, un’Italia che ritenesse secondaria la propria collocazione internazionale, provocherebbe gravi danni ai propri cittadini.

L’Europa che c’è (e come vorremmo che fosse democratica, sovrana, federale) rappresenta una questione preliminare, dirimente e ineludibile per chiunque intenda candidarsi alla guida dell’Italia! Prima di tutto per assicurare uno sviluppo economico non più scontato come un tempo, ma soprattutto per consolidare e migliorare quegli assetti democratici che hanno assicurato crescita economica, libertà e pace e che, nei fatti, sono risultati ben più desiderabili e attrattivi di ogni altro tipo di sistema politico, economico e sociale. Da questo punto di vista la guerra contro l’Ucraina non è altro che la guerra contro l’Europa e ciò che essa rappresenta.

I populismi di ogni ordine e grado, gli atlantismi ‘alla Trump’, i nazionalismi capaci solo di provocare lutti e divisioni, lungi dal fare gli interessi dei cittadini italiani, li consegnerebbe ad un futuro problematico e incerto. Populismi che promettono pensioni più alte ad un’età più bassa, che difendono gli interessi di piccoli gruppi corporativi, che richiedono ‘pace fiscale’ per gli evasori, che rivendicano maggior spesa in presenza di un debito pubblico fuori controllo, che vogliono essere “padroni a casa propria” senza accorgersi che le nostre imprese mancano di lavoratori, che si dichiarano pacifisti, ma non riescono a distinguere tra aggressore e aggredito.

“Senza Italia non c’è l’Europa. Ma, fuori dall’Europa c’è meno Italia. Non c’è sovranità nella solitudine” (M. Draghi). Senza una forte presenza dell’Europa, il mondo sarebbe meno libero, meno solidale e meno sicuro. E l’Italia diventerebbe il paese dei balocchi. Questa volta, però, senza la fata turchina a garantirne un lieto fine.

Franco Lorenzon - Movimento Federalista Europeo

(Foto: SIR/European Parliament)

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