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UCRAINA: l’addio Ue al gas russo non è possibile nel breve periodo

Anziché rischiare di rimanere “bloccata” con il gas naturale per i prossimi anni, l'Unione Europea dovrebbe puntare decisamente sulle fonti rinnovabili

UCRAINA: l’addio Ue al gas russo non è possibile nel breve periodo

Nei giorni scorsi la visita in Europa del presidente americano Biden ha portato a rassicurare i partner europei sulla fornitura di gas americano per ridurre la dipendenza da quello russo. Si tratta di un obiettivo in apparenza rassicurante, ma che dal punto di vista economico rappresenta una grossa opportunità soprattutto per Paesi come gli Stati Uniti, che saranno chiamati a fornire buona parte del gas che non dovrebbe più arrivare da est.

Per le principali economie europee il gnl (acronimo di gas naturale liquefatto) americano sarebbe “fondamentale” per cercare di compensare una interruzione di forniture da Mosca nei prossimi mesi, che al momento sta continuando a guadagnare molto dalla vendita del gas. Una vendita che di fatto sta anche finanziando la guerra, perché anche se i flussi di vendita sono già in forte diminuzione, i prezzi sono in fortissimo aumento.

A fine marzo scade il tempo che il presidente russo Putin ha concesso ai Paesi da lui catalogati come "ostili" – tra cui l’Italia e tutti i paesi Ue – perché si adeguino alla sua volontà di ricevere pagamenti per le forniture di gas solo in rubli. Una controrisposta alle sanzioni e al drammatico deprezzamento della moneta russa. 

Nonostante la volontà europea di ridurre al minimo la dipendenza energetica da Mosca, nel breve periodo per gli Stati Uniti sarà difficile aumentare le esportazioni verso i Paesi europei considerato che risultano (Italia compresa) mancanti di infrastrutture per la ricezione, stoccaggio e distribuzione del gnl. Ma non sono da sottovalutare anche i rischi ambientali: secondo gli esperti, puntare su questa fonte energetica rischia di ‘deragliare’ gli obiettivi climatici Ue e la decantata transizione ecologica europea. Senza contare che il metano liquefatto o gnl resta pur sempre un combustibile fossile! 

Secondo diversi esperti di energia anziché rischiare di rimanere “bloccata” con il gas naturale per i prossimi anni, Bruxelles dovrebbe puntare decisamente sulle fonti rinnovabili, partendo da un’implementazione seria del pacchetto climatico “Fit for 55” che prevede entro il 2030 la riduzione delle emissioni di gas a effetto serra del 55% rispetto ai livelli del 1990, con l’obbiettivo di arrivare alla “carbon neutrality” per il 2050. Per capirci meglio il piano europeo “Fit for 55”è uno dei pilastri su cui si basa il tanto declamato PNRR.

In tutto questo rimane un problema di fondo che differenzia il gas americano da quello russo. Il gnl è metano che viene liquefatto tramite raffreddamento e dunque esportato su apposite navi cisterna. Questo richiede terminal attrezzati adeguatamente sia per il carico delle cisterne sia per lo scarico, lo stoccaggio e la rigassificazione del gnl, per poterlo pompare nei gasdotti tradizionali. Secondo gli esperti, la costruzione delle infrastrutture necessarie sulle due sponde dell’Atlantico richiederebbe da 2 a 5 anni.

Senza perdere tempo e soldi nella costruzione di infrastrutture per l’importazione e lo stoccaggio di gnl, sostengono, ci sono soluzioni a portata di mano per uscire dalla dipendenza energetica da Mosca già nel 2025. Queste includono l’elettrificazione, il ricorso a eolico e solare, il risparmio e l’efficientamento energetici e la diffusione delle pompe di calore.

Enrico Vendrame

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