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VENETO: grazie alla Cisl migliorano le rivalutazioni per 166mila pensionati

Resta il punto dolento di una ulteriore penalizzazione delle pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo

VENETO: grazie alla Cisl migliorano le rivalutazioni per 166mila pensionati

Il dialogo paga, e la Cisl lo ha dimostrato. Fra gli emendamenti alla legge di bilancio, presentati dal Governo alla Camera, spicca una revisione delle rivalutazione al rialzo per le pensioni da 4 a 5 volte il trattamento minimo, cioè quelle tra 2.100 e 2.600 euro lordi mensili (dai 1500 ai 1900 euro netti circa). Pensioni medie, frutto di anni di contributi ed erroneamente considerate “privilegiate” nella prima stesura della Manovra, che avrebbe tolto loro 400 euro l’anno di indicizzazione. Pensioni che in Veneto riguardano oltre 166mila persone, 106.284 uomini e 59.772 donne.

La percentuale di rivalutazione delle pensioni medie passa dall’80 al 85% del tasso di indicizzazione stabilito al 7,3% per il 2023, quindi dal 5,84 al 6,205% da applicare all’intero importo della pensione. In casa Cisl c’è soddisfazione, ma anche determinazione a proseguire il confronto. Considera Tina Cupani (nella foto), segretaria generale Fnp Veneto. «Siamo riusciti a far capire al Governo che penalizzare le pensioni medie significava dare uno schiaffo in faccia a persone che quella pensione, dignitosa ma non ricca, se la sono costruita versando regolarmente i contributi in anni di lavoro. Sarebbe stato anche un pessimo messaggio nei confronti dei lavoratori di oggi». Due restano i punti dolenti: una ulteriore penalizzazione delle pensioni oltre 5 volte il trattamento minimo, che in Veneto riguardano il 14,9% dei pensionati (193.350 persone, 140.096 uomini e 53.254 donne). E la conferma che il Governo Meloni ha abbandonato quel “modello Irpef” di applicazione delle rivalutazioni, al quale si era tornati proprio quest’anno dopo 10 anni di battaglie sindacali. «Le pensioni medio-alte e alte avranno perdite non più recuperabili, ma tutto sommato ancora sostenibili», commenta ancora Cupani, «soprattutto, perlomeno sappiamo che i soldi tolti a chi ha di più sono redistribuiti a chi ha di meno e non usati solo per coprire i deficit». In questo senso, è considerato positivamente anche l’ulteriore emendamento che porta a 600 euro le pensioni minime per gli over 75: in Veneto tocca 15.245 anziani pensionati, 13.055 donne e 2.190 uomini.

«Questa legge di bilancio aveva pochi margini: noi abbiamo preferito lavorare su quelli in modo costruttivo, invece di andare a uno scontro, sterile in questo momento», conclude Cupani, «in prospettiva abbiamo molto lavoro e noi siamo già pronti a discutere ogni proposta per riformare in modo strutturale l’intero sistema previdenziale, in modo che garantisca una volta per tutte due cose: il mantenimento del potere d’acquisto a chi è già pensionato, con una rivalutazione piena di tutti gli assegni perché, ricordiamo, la pensione non è un regalo ma una retribuzione differita che il lavoratore si costruisce. E una pensione dignitosa a chi ci andrà. Non possiamo permetterci che anche in futuro tre quarti dei pensionati abbiano una pensione bassa». Dell’1,2 milioni di pensionati In Veneto (1.288.973, per l’esattezza), infatti, il 72,1% (929.567) percepisce una pensione sotto i 2mila euro lordi al mese. In particolare, il 51% viaggia sotto i 1.500 euro lordi al mese.

(comunicato stampa)

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