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VENETO: la Regione dice basta ai medici “gettonisti”

Le Ulss dovranno percorrere altre strade

VENETO: la Regione dice basta ai medici “gettonisti”

Il fenomeno dei medici “gettonisti” cioè dell’acquisto di prestazioni sanitarie tramite ricorso a società o cooperative, è da tempo all’attenzione della Regione per i profili di criticità che presenta ed è stato oggetto di numerosi interventi, anche nazionali, che consentono oggi di affermare che il fenomeno si esaurirà per quanto riguarda gli ospedali del Servizio sanitario veneto progressivamente nel corso del 2024 senza pregiudizio per la qualità del servizio.

Anche da ultimo, la Regione del Veneto, su proposta dell’Assessore alla Sanità, Manuela Lanzarin, ha approvato una delibera che completa il quadro degli interventi indicando quali siano anche sotto il profilo organizzativo quelli necessari “per far fronte alla carenza di personale sanitario per garantire il servizio sanitario pubblico”.

L’assunzione di medici dipendenti rimane la strada maestra e nuovi concorsi saranno banditi nelle prossime settimane per le specialità più carenti, anche per consentire ai medici impiegati oggi nelle cooperative di stabilizzare la loro posizione nel servizio sanitario regionale. La regione offre ai medici che decidono di entrare o rientrare nel servizio sanitario regionale opportunità di carriera, carichi di lavoro adeguati – introducendo percorsi dedicati per smaltire i codici minori - incentivi economici e previdenziali, sfruttando al massimo gli strumenti previsti dalle norme di legge e contratto.

Nel frattempo vengono indicate tipologie di rapporti, alternative al ricorso ai medici gettonisti, a cui le aziende possono fare ricorso. Si tratta in particolare delle convenzioni tra le stesse aziende e degli incarichi di lavoro autonomo: anche per questi però con interventi diretti a calmierare i costi determinando la misura massima delle tariffe orarie di riferimento.

“Il fenomeno dell’acquisito delle prestazioni sanitarie ha rappresentato l’estrema ratio in un momento di grande emergenza. Il Governo, su sollecitazione delle regioni e in particolare proprio del Veneto, ha deciso di abbandonare questa modalità di acquisizione soprattutto per la sua eccessiva onerosità. Pertanto – dice Lanzarin – in attesa che, attraverso un auspicato aumento della partecipazione ai concorsi, le aziende possano assumere personale con contratto di dipendenza, si è ritenuto di valorizzare forme di ingaggio di personale, diverse dalle esternalizzazioni”.

La Regione Veneto, con la legge n. 48 del 2018, aveva già individuato i contratti di lavoro autonomo con i professionisti sanitari come strumento di acquisizione delle risorse necessarie a garantire il servizio: oggi questo strumento viene ulteriormente rafforzato per garantire qualità e professionalità, ma anche un indispensabile contenimento dei costi.

In ogni caso, con lo scopo di calmierare questo tipo di mercato ed evitare forma di concorrenza tra le aziende sanitarie, e conseguentemente contenere la spesa, la Giunta regionale ha deciso di uniformare i compensi riconoscibili ai professionisti, e ha determinato remunerazioni orarie omnicomprensive massime differenziate.

Si tratta di 80 euro per i medici in possesso dei requisiti previsti per l’accesso alla dirigenza per le attività svolte in unità operative di anestesia e rianimazione e terapia intensiva e servizi/unità operative di Pronto Soccorso; di 60 euro per attività svolte in servizi/unità operative diversi da quelli sopra citati, ovvero per i medici in possesso dell’attestato di superamento del corso in emergenza sanitaria territoriale (MEST); per quanto riguarda il compenso riconoscibile ai medici in formazione specialistica, la tariffa oraria è stata fissata in 40 euro lordi.

È stata, altresì, prevista la possibilità per le Aziende ed Enti del SSR di incrementare fino al 30% le remunerazioni orarie massime succitate per attività svolte negli ospedali di base e nelle strutture riabilitative in presenza di servizi di emergenza/urgenza, in ragione della maggiore criticità nel reclutamento del personale manifestata dalle aziende per le strutture in parola che si caratterizzano per le limitate dimensioni e la collocazione in aree periferiche.

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