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VISITA AD LIMINA: le impressioni del vescovo Corrado dopo l'incontro con papa Francesco

Insieme ai vescovi di tutto il Triveneto, agli inizi di febbraio

Parole chiave: Corrado Pizziolo (1), Ad limina (1), vescovo (10), papa Francesco (16), Triveneto (9), Nordest (3)
VISITA AD LIMINA: le impressioni del vescovo Corrado dopo l'incontro con papa Francesco

Per la seconda volta da quando è stato consacrato vescovo, mons. Corrado Pizziolo – insieme ai vescovi del Triveneto – è stato a Roma per la “visita ad limina” dal 5 al 9 febbraio: cinque giorni intensi di incontri con i vari dicasteri vaticani e anche con Papa Francesco. Ma qual è il senso della visita "ad limina"? Perché i vescovi vanno periodicamente dal Papa? «La dicitura completa – spiega il vescovo Corrado - è visita “ad limina apostolorum”, cioè alle “soglie degli apostoli”: fondamentalmente, il senso è quello di onorare il sepolcro degli apostoli Pietro e Paolo ed incontrare il Successore di Pietro, maturando sempre più la coscienza e la responsabilità di essere successori degli apostoli e rinvigorendo la comunione con il successore di Pietro, cioè il Papa. Lo scopo, quindi, non è tanto risolvere chissà quali problemi ecclesiali o pastorali, perché si tratta di un atto eminentemente ecclesiale».

Come tutti i vescovi del Triveneto, anche lei è andato a Roma, avendo fatto i "compiti per casa", cioè con un imponente plico sulla vita della nostra diocesi. Che impressione ne ha tratto?

«Un plico, certo, consistente di oltre cento pagine: per stenderlo mi sono avvalso dei miei collaboratori che si occupano dei vari ambiti della pastorale. È strutturato in 22 capitoli: si va dalla descrizione della diocesi, alla catechesi, alla Caritas… Alla fine c’è anche una mia valutazione complessiva. È stato utile fare questo lavoro di sintesi: ho ricavato un’impressione sostanzialmente positiva della nostra diocesi. Certo, ci sono delle fatiche che vengono dichiarate puntualmente; però mi sembra che, pur collocandoci in questo tempo, che non dipende solo da noi ma è legato ad un ambiente e ad una cultura pervasiva, nei confronti della quale possiamo agire solo in forma ridotta; ebbene, mi pare che il modo in cui cerchiamo di agire è positivo».

Le è stato d'aiuto fare il punto sulla nostra diocesi?

«Certo, anche se non si trattava di un’analisi nuova, dal momento che sono qui a Vittorio Veneto da 16 anni».

Nel confronto tra vescovi, sono emerse delle convergenze sulle fatiche delle chiese del Triveneto?

«Ci sono dei ritornelli che continuamente ritornano: il crollo della partecipazione alla liturgia, l’assenza di bambini e giovani, la crisi pesantissima delle vocazioni, la difficoltà della famiglia (penso alle convivenze e alla difficoltà di comprendere il sacramento del matrimonio…), la questione del fine-vita e dell’inizio della vita… Aggiungo anche una mentalità che fa fatica ad aprirsi alle realtà di marginalità. Una litania che è molto precisa, ma che non è una geremiade, perché intende dare un nome ai problemi del contesto in cui viviamo. Le diocesi, tuttavia, vivono questo momento con un certo coraggio: non sono scoraggiate né rassegnate».

Opportunità?

«È stata sottolineata molto la liturgia come grande occasione. Penso poi al tema dell’evangelizzazione degli adulti nelle varie circostanze che ci sono ancora e che vanno valorizzate: penso a quei momenti di incrocio con alcune tappe forti della vita delle persone, come la nascita o il lutto…».

Veniamo al confronto con papa Francesco. A parte il clima, molto libero e cordiale, c'è qualche raccomandazione o attenzione cui vi ha invitati?

«Il Papa non ha cominciato con una sua relazione o un suo intervento, ma ci ha chiesto di porre domande e portare il nostro punto di vista. Personalmente, ho ricordato che dieci anni fa – alla mia prima visita ad limina – papa Francesco aveva parlato della Terza guerra mondiale a pezzi, rivelandosi purtroppo profetico. Gli ho chiesto che cosa possiamo fare noi oggi: la Chiesa – mi ha risposto – è chiamata a pregare per la pace e a creare, dove si trova, condizioni di pace…».

Una cosa che l’ha particolarmente colpita?

«Ha ripetuto più volte: “Non temete”. Non perché non ce ne siano i motivi, quanto piuttosto perché ce lo chiede Gesù Cristo. Il Papa ha insistito molto su questo aspetto di fede e speranza nel futuro, che poi deve diventare carità nella concretezza dell’accoglienza dei poveri e nel superamento della logica dello scarto».

È stata preziosa, quindi, questa visita ad limina?

«È stata preziosa per noi, vescovi, che abbiamo potuto fare il punto della situazione all’interno delle nostre diocesi. Per il Papa e i suoi collaboratori, perché attraverso le varie relazioni e gli interventi dei vari vescovi hanno avuto modo di avere il polso sulle chiese del Triveneto. Infine, è stato prezioso ancora per noi, perché nel dialogo con il Papa e i suoi collaboratori si percepiva, dai loro interventi, che alcune nostre tematiche avevano uno spessore che andava al di là dei nostri confini: c’è un mondo, c’è una Chiesa molto più grande che ha un respiro universale, quasi a dirci: “Non ci siete solo voi; non rinchiudetevi nel vostro nido; la Chiesa non è solo il Triveneto, aprite il cuore e le orecchie…”. Tutto questo è stato utile per stimolarci alla sollecitudine per tutta la Chiesa: aprirci a questa dimensione universale, ci aiuta a non chiuderci nei problemi del Triveneti o delle nostre diocesi».

(Nelle foto: l'incontro del vescovo Corrado con papa Francesco, mentre consegna la foto di un gruppo di giovani cresimati della parrocchia di Cison di Valmarino)

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