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DEMOCRAZIA E' PARTECIPAZIONE

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: settimana sociale (2), chiesa (25), fede (17), politica (11), democrazia (3), partecipazione (3), Toniolo (27)
DEMOCRAZIA E' PARTECIPAZIONE

“La libertà non è stare sopra un albero (...) la libertà è partecipazione”. Cantava così Giorgio Gaber, nei primi anni ’70. Già queste semplici espressioni della canzone intitolata “La libertà” segnalano la differenza tra il panorama culturale e politico di quegli anni e quello attuale. Oggi sembra davvero che la libertà sia intesa – non da tutti, certo, ma da molti – come uno “stare sopra un albero”, cioè un estraniarsi dall’impegno concreto e collettivo alla ricerca del “bene comune”, un prendere le distanze da ogni forma di partecipazione alla vita politica e democratica del proprio Paese. Lo testimonia il fenomeno dell’astensionismo, di cui abbiamo più volte parlato in questo nostro spazio e che ha raggiunto livelli davvero preoccupanti (in alcune tornate elettorali ormai un elettore su due non si reca al seggio). Allargando lo sguardo al mondo dell’associazionismo e del volontariato, è difficile non cogliere un diffuso senso di preoccupazione perché, anche in questo ambito, a impegnarsi in prima persona sono sempre gli stessi e manca un ricambio generazionale. Davvero, per tornare alla canzone di Gaber, sembra che oggi la libertà sia solo “uno spazio libero”, che poi riempio con i miei interessi e con le mie cose, senza un orizzonte comunitario, senza prevedere una qualche forma di impegno sociale.

Se questo è lo scenario nel quale ci troviamo, è da salutare con favore il tema scelto per la XXI Settimana sociale della nostra diocesi: “Democrazia è partecipazione”. Dopo l’apertura, domenica scorsa, con la celebrazione eucaristica in memoria del Beato Toniolo, lunedì scorso, presso l'Auditorium Toniolo di Conegliano particolarmente gremito, si sono confrontati sul tema “Partecipare alla politica” Angelino Alfano, presidente della Fondazione De Gasperi, Damiano Tommasi, sindaco di Verona, e Jean-Léonard Touadi, consulente Fao. Nel corso della serata, è stato ricordato il valore straordinario della democrazia: essa è un grande dono di cui noi siamo beneficiari e che ci è stato regalato a prezzo del sangue di quanti ci hanno preceduto. Un grande dono di cui a volte non siamo consapevoli: da qui l’importanza del ricordo e della memoria della nostra storia recente. La democrazia, inoltre, non è data una volta per sempre e non è stabile: essa si colloca dentro un processo dinamico ed implica spesso fatica e lentezza (a differenza dei sistemi antidemocratici, che sembrano più veloci ed efficaci…).

Pur restando vere tutte le affermazioni sul valore della democrazia, oggi non sembra sufficiente richiamarle per motivare l’impegno e la partecipazione politica: rischiano di essere percepite come retoriche o comunque di non fare breccia nell’uomo, e soprattutto nei giovani, d’oggi. In quest’ottica, ci sono sembrate interessanti le considerazioni del sindaco Tommasi che ha auspicato il ritorno di una politica che “non parli alla pancia delle persone, e nemmeno soltanto alla loro testa, ma al loro cuore”: solo così si potranno battere la noia e l’indifferenza che affliggono attualmente i sistemi democratici (occidentali). Sfruttando la metafora calcistica, Tommasi ha anche invocato, per la politica, l’urgenza di individuare “uno scopo comune” che tenga insieme e faccia sentire partecipi i membri della stessa squadra: nel calcio questo scopo comune è il pallone, nella politica dovrebbe essere il bene della propria città, il bene del proprio Paese... La politica oggi – ci chiediamo – è capace di mostrare con convinzione questo “scopo comune”?

Una serata come quella di lunedì scorso o l’intera Settimana sociale, forse, non sarà in grado di smuovere quell’elettore su due che ha deciso – per noia, per abitudine, per disimpegno, ma anche per protesta – di non votare; tuttavia, ha certamente rafforzato nei presenti il convincimento che la vera libertà implica mettersi in gioco e partecipare, perché l’alternativa – “stare sopra l’albero” – non è altro che una comoda scusa, dettata il più delle volte dalla pigrizia e da un certo spirito individualista.

Alessio Magoga

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