Editoriale
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IL VALORE DELLA VITA

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: vita (8), morte (18), salute (8), sanità (6), guerra (15), Triveneto (9), vescovi (12), etica (3), fede (17)
IL VALORE DELLA VITA

“La persona non può esimersi dal confronto con il mistero del limite creaturale e della morte”. Ce lo ricordano i vescovi del Nordest nella recente nota “Suicidio assistito o malati assistiti?”, pubblicata integralmente su questo numero de L’Azione. Ci pongono a confronto con il mistero della morte anche i giorni che si stanno avvicinando, la festa di Tutti i Santi e la Commemorazione dei fedeli defunti. Un mistero, quello della morte, illuminato dalla speranza della fede nella resurrezione, che tuttavia ci interpella e ci provoca. E forse anche un po’ ci spaventa.

Non spaventa di meno il timore che l’ultima fase della propria vita possa essere segnata da prolungate sofferenze e da una progressiva compromissione della dignità della persona. Da qui il diffondersi, nella sensibilità di molti, del desiderio di poter decidere quando porre termine alla propria esistenza, tramite un ricorso più semplice e immediato, dal punto di vista giuridico, al “suicidio assistito”. Su questa linea, come segnala la nota dei Vescovi, si stanno muovendo alcune Regioni, intenzionate a rendere maggiormente disponibile questo tipo di strumento a quei cittadini che lo scelgano. “Una scorciatoia” denunciano i Vescovi, che a questa forma di eutanasia contrappongono delle alternative: prima fra tutte, quella dell’assistenza, della cura e della vicinanza al malato, perché – continua la nota – “si può sempre alleviare il dolore e la sofferenza attraverso le cure palliative. Nessuno può essere lasciato morire da solo!”.

Ripensando al recente passato, a questi ultimi tre anni, purtroppo, sappiamo che diverse persone sono morte “da sole”. Non perché il Servizio sanitario, nel limite del possibile, non si sia preso cura di loro, ma perché non è stato possibile la vicinanza dei propri cari nella fase finale della propria esistenza. Questa dolorosa esperienza resterà nella memoria collettiva delle nostre comunità come una ferita: resterà soprattutto nella memoria delle famiglie che l’hanno vissuta e attraversata. Ci vorrà tempo e, per chi ha fede, un profondo affidamento a Dio per poter rimettere insieme i pezzi dolenti di questa storia e trovare la via per una riconciliazione interiore. “Mai più”, verrebbe da dire, pensando al futuro.

Nella nota dei vescovi, inoltre, si richiama l’urgenza di promuovere “una coraggiosa cultura della vita”. Si tratta di un caposaldo della prospettiva credente che vede nella vita un dono di Dio che va – sempre – salvaguardato. Anche in questo caso, però, duole notare che la “cultura della vita” non è semplicemente messa a rischio, ma è anzi sempre più negletta e disprezzata nel sentire comune. Ci si sta abituando, in modo subdolo, al fatto che la vita delle persone conti sempre meno o non conti affatto; ci si sta abituando alle quotidiane notizie di morti nella guerra in Ucraina, tanto che ormai non fanno quasi più scalpore... Abbiamo assistito al massacro degli Israeliani per mano di Hamas ed ora, girando pagina, proviamo giustamente orrore per le vittime innocenti dei Palestinesi, presi in mezzo, senza loro colpa, tra Hamas e l’esercito israeliano. Domani ci sarà qualche altro orrore a farci gridare allo scandalo, ma avremo già dimenticato i morti del giorno prima. (Chi si ricorda più di Cutro o delle migliaia di morti in Turchia e Siria per il terremoto del febbraio scorso?).

Il “mondo”, con le guerre, il terrorismo e una visione materialistica dell’esistenza, vuole convincerci in tutti i modi proprio di questo: che la vita umana non vale niente. Il nostro grande errore, però, sarebbe crederci. Sarebbe un errore tremendo da un punto di vista personale ma anche comunitario e politico.

La nota dei Vescovi si conclude invitandoci a leggere l’esperienza del dolore e della morte “alla luce della fede che ha nel Mistero pasquale – di morte, resurrezione e di vita piena nello Spirito – il suo centro e culmine”. Possano questi giorni, in cui ci recheremo nei cimiteri a rendere omaggio ai nostri cari, essere giorni di riconciliazione interiore e di pacificazione. E, allo stesso tempo, possano essere l’occasione per scegliere di credere che la vita è un dono prezioso, sempre.

Alessio Magoga

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