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L'UMANITA' SOFFERENTE DELLA PORTA ACCANTO

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: sofferenza (4), carità (14), papa Francesco (16), malattia (4)
L'UMANITA' SOFFERENTE DELLA PORTA ACCANTO

Miroslaw, “Mirko” per tutti, era un senza dimora slovacco di sessant’anni che ha vissuto gran parte della sua vita da solo, per strada, a Roma, nei giardini dell’Aventino. È morto più di un mese fa, ma i funerali, per motivi burocratici, si sono potuti celebrare solo sabato scorso. Era solo con una gravissima malattia: un cancro che gli ha progressivamente deturpato il volto, risparmiandogli solo le labbra. Di lui ha parlato, in una toccante intervista rilasciata ai media vaticani e ad Avvenire, il cardinale Konrad Krajewski, l’elemosiniere di papa Francesco, che ha conosciuto personalmente Mirko e ne ha presieduto il funerale.

Padre Konrad ha tolto Mirko dalla strada circa un anno fa e lo ha ospitato nel dormitorio di Palazzo Migliori, realizzato per volontà di papa Francesco accanto al Colonnato di San Pietro. Il ricovero non è avvenuto senza resistenze. «Per due lunghi mesi – ha raccontato padre Konrad – sono andato da lui per convincerlo. Invano. Non voleva spostarsi, non volava andare in ospedale. Diceva: “Queste sono cose tra me e il Signore, sono nelle sue mani”. Voleva morire lì, circondato dalle mosche e dalle formiche. Era veramente una cosa difficile da accettare guardandolo. Ma parlava, si confessava e prendeva da noi la Comunione. Questo ci dice che uno non è solo il corpo, la carne, che si può anche non avere la faccia ma essere lo stesso un uomo. Siamo davvero corpo e anima». Dopo vari tentativi, padre Konrad gli dice che lo invitava il Santo Padre Francesco: «Mi ha detto che mi avrebbe dato una risposta dopo tre giorni. E ha accettato. Forse aveva fiducia che nessuno gli avrebbe fatto male. La ferita gli faceva molto male (...) Così è stato con noi per poco più di un anno».

Alloggiato in una stanza singola, con la finestra che dà su piazza San Pietro, Mirko stava ad osservare, seguiva l’Angelus del Santo Padre e le celebrazioni: «Soprattutto non era più solo, ma in un ambiente pulito, buono, amichevole». Era tornato a comunicare e a sorridere: il cancro «gli aveva risparmiato la bocca, le labbra (...) lui parlava, ma poco; non si lamentava mai, mai diceva che soffriva, che aveva bisogno di qualcosa. Invece diceva sempre “grazie”. Per ogni cosa, “grazie che sei venuto”, “grazie che mi ospitate”, “grazie di quello che mi hai portato””. Lo ha fatto anche dal Santo Padre, dove l’ho portato un giorno. Ha ricevuto la sua benedizione. Il Papa è stato molto colpito perché ha visto un uomo senza faccia, senza viso». «In quell’uomo senza volto – ha detto ancora padre Konrad – abbiamo visto il volto sofferente del Signore».

Credo sia impossibile non restare colpiti da una storia come questa. Essa ci parla dell’attenzione della Chiesa nei confronti di chi soffre, certo, in particolare delle belle intuizioni di Papa Francesco e della tenacia caritatevole di padre Konrad. Ma soprattutto essa ci parla dell’umanità sofferente della porta accanto, che spesso non vogliamo vedere, perché un po’ ci dà fastidio, un po’ ci impressiona... Eppure, forse questi poveri, questi sofferenti “sono qui per noi”, per renderci più umani, più fraterni, figli dello stesso Dio.

Alessio Magoga

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