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LA PESCA DELLA CONCORDIA

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: pesca (1), figli (2), genitori (1), spot (1), pubblicità (1), bambini (8), separazione (2), divorzio (1), famiglia (4)
LA PESCA DELLA CONCORDIA

La pubblicità di una nota catena di supermercati, che ha come protagonista una bambina figlia di una coppia di genitori separati, è stata al centro di una vivace quanto inopinata polemica, che ha colto di sorpresa anche gli stessi autori. Come oramai è noto, nello spot si vede una mamma con la figlia al supermercato e la bambina cerca una pesca da portare via con sé. In un secondo momento, la bambina è a casa con la madre quando suona il citofono: è il papà che è venuto a prendere la figlia. Saliti in auto, la bambina regala la pesca al papà, dicendo – anche se non è vero – che è un regalo della madre. Il papà sorride, guarda verso la finestra della casa della madre e risponde alla figlia dicendole che chiamerà la mamma per ringraziarla.

Non è nostra intenzione dare conto di tutte le osservazioni – alcune critiche e anche molto critiche, altre invece a favore – che sono state sollevate nei confronti dello spot pubblicitario. Ci limitiamo a richiamare un aspetto che ha trovato, a nostro avviso, inaspettate convergenze, vale a dire l’aver messo al centro “il punto di vista dei figli” nel caso della separazione di una coppia. “Questo spot – ha commentato, dalle pagine di Avvenire, Adriano Bordignon, presidente del Forum nazionale delle associazioni familiari – ha il merito di portare un fatto nuovo nel panorama dei media: il punto di vista dei figli che, talvolta, nelle separazioni si fanno carico (non dovuto) del dolore dei genitori; ha anche il merito di raccontare una famiglia dove i legami sono intensi e il desiderio di bene è potente malgrado le complessità”.

Anche Massimo Recalcati, che certo non può essere considerato un pensatore “conservatore”, dalle colonne de La Stampa si è espresso in termini sostanzialmente positivi. Nel racconto dello spot, “la bambina rivela di amare profondamente i propri genitori nonostante la separazione”; per questa ragione “non sceglie un frutto della discordia, come la mela, ma un frutto simbolo (...) di immortalità come la pesca”: simbolo di “un legame che non può essere spezzato, un riferimento solido, una base sicura”. “Personalmente – afferma ancora il noto psichiatra – non vedo alcuna celebrazione della famiglia tradizionale antidivorzista; vedo piuttosto lo sguardo di una bambina che vuole assicurarsi che tra i suoi genitori sussista ancora un legame e vedo due genitori in grado di sopportare il lutto del loro fallimento di coppia senza coinvolgere come un ostaggio la propria figlia”. Proprio questo legame solido è necessario che i genitori che decidono di separarsi sappiano assicurare, comunque e in ogni caso, ai propri figli, perché “la funzione genitoriale – conclude Recalcati – non può coincidere con la loro libertà personale”: detto altrimenti, si resta genitori per sempre e si è chiamati ad amare i propri figli anche se ci si separa. Per quanto riguarda le polemiche che sono sorte attorno allo spot, per Recalcati si tratta di immaturità: un “esempio limpido di come talvolta gli adulti non sappiano guardare il mondo con gli occhi di una bambina facendo prevalere al suo dolore la loro aggressività”.

Forse, è vero, non spetta alla pubblicità ricordare che la separazione non è un fatto che riguarda solo i due genitori, ma coinvolge inevitabilmente anche il vissuto dei figli; né ribadire che la funzione genitoriale rimane per sempre e che, nonostante la separazione, i genitori sono chiamati a offrire ai propri figli una base sicura di affetto e di amore incondizionato. Ma se uno spot pubblicitario, in qualche modo, ci aiuta a guardare a tutto ciò “con gli occhi di una bambina”, perché chiudere gli occhi o guardare da un’altra parte?

Alessio Magoga

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