Editoriale
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QUALCUNO INTERVENGA!

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

Parole chiave: Onu (1), pace (18), guerra (15), Chiesa (25), Papa Francesco (16), rosario (2), preghiera (5), Ucraina (8), Terra santa (7)
QUALCUNO INTERVENGA!

L’espressione è stata proferita da un partecipante ad uno degli arrabbiati talk-show che infiammano i dopocena in Tv. “Qualcuno intervenga!”, diceva questo interlocutore per esprimere l’urgenza di fermare l’azione militare israeliana nella striscia di Gaza, per cercare alternative al conflitto. “Qualcuno intervenga!” potremmo dire anche noi per fermare le azioni belliche in atto in diversi scenari mondiali: “Qualcuno intervenga!” per fermare il conflitto in Ucraina che si sta incamminando verso il secondo anno di guerra; “Qualcuno intervenga!” negli altri scenari drammatici che si stanno protraendo in alcune regioni dell’Africa o dell’Asia…

Certo, è giusto e necessario che qualcuno intervenga. La domanda, tuttavia, è: “Qualcuno chi?”. Chi dovrebbe intervenire? Chi ha l’autorevolezza o le risorse (economiche) per poter far cambiare le sorti di un conflitto regionale (con i suoi effetti collaterali a livello mondiale)? Nel corso del tempo, in questi ultimi anni soprattutto, è diventato sempre più chiaro che l’Onu – al quale competerebbe per primo il compito di intervenire in queste situazioni di conflitto – non è in grado di farlo o non può o non sa come fare: è bloccato dal “diritto di veto” dei cinque membri permanenti che compongono il suo Consiglio di sicurezza (Stati Uniti, Regno Unito, Francia, Russia e Cina).

Nell’immaginario collettivo occidentale, per molto tempo è stata l’America la potenza ritenuta in grado di intervenire e di risolvere le situazioni: bastava lo spostamento di una portaerei perché degli equilibri politico-militari in una regione mutassero. Oggi, invece, non è più così: la drammatica conclusione del conflitto in Afghanistan ma anche la presa di Capital Hill nel 2021 (solo per citare due recenti “macro-eventi”) hanno ridimensionato (e di molto) la sua autorevolezza a livello mondiale. Ed è sempre più evidente quanto gli Usa siano in difficoltà – per le tensioni politiche interne ma anche per ragioni di carattere economico – a mantenere il promesso supporto (militare e finanziario) all’Ucraina. Considerazioni analoghe si potrebbero sviluppare anche per l’Unione europea…

Oggi, ci troviamo in un contesto “multipolare” dove non c’è più una sola Superpotenza (o due come ai tempi della Guerra fredda) a governare il mondo, ma più potenze mondiali che si contrappongono l’una all’altra e si spartiscono fette di influenza. Il risultato, purtroppo, non è una “crescita della condivisione del potere” (e quindi una crescita in termini di democrazia), ma l’aumento delle tensioni e dell’instabilità politica di intere regioni mondiali. Il che non è una bella notizia, soprattutto per il fatto che le potenze emergenti non sembrano avere per nulla un assetto di carattere democratico (Cina e Russia in testa).

All’appello “Qualcuno intervenga!” risponde da sempre la Chiesa, con i mezzi che ha a disposizione e che non sono certo armi “materiali”, ma quelle della diplomazia e della preghiera. Siamo a conoscenza dei tentativi del card. Zuppi per trovare delle vie di pace al conflitto tra Russia e Ucraina. Sappiamo dei continui appelli di Papa Francesco per la pace nel mondo. Leggiamo le parole forti del card. Pizzaballa sulla situazione in Terra santa… Gli effetti, purtroppo, non sono quelli desiderati: se non piccoli passi e fragili segni, verso la pace agognata, che tuttavia resta lontana.

Martedì scorso, al Santuario della Madonna dei Miracoli di Motta di Livenza, insieme al vescovo Corrado la nostra diocesi si è ritrovata insieme per pregare e per invocare il dono della pace. Forse non basta un po’ di digiuno e un po’ di preghiera a fermare una guerra; tuttavia, in molti martedì sera hanno risposto in questo modo all’appello “Qualcuno intervenga!”. Come a dire che quel “qualcuno” può essere anche ognuno di noi, quando non si volta dall’altra parte e – per quello che gli è possibile – porta il suo semplice e fragile contributo. Forse, oggi, il cammino verso la pace richiede proprio questo: che quel “qualcuno” sia “ognuno di noi”.

Alessio Magoga

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