Quartier del Piave
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PIEVE DI SOLIGO: 47° anniversario della morte di Francesco Fabbri

Il prossimo 20 gennaio. Il ricordo di Marco Zabotti per la rete culturale "Vite Illustri Pieve"

PIEVE DI SOLIGO: 47° anniversario della morte di Francesco Fabbri

Il 20 gennaio 1977, a soli 55 anni di età, si spegneva per malattia lo statista Francesco Fabbri, nato a Solighetto: egli era allora Ministro della Marina Mercantile in carica nel terzo governo Andreotti.

Un ricordo che non muore mai. Che cosa dire, oggi, di Fabbri, che possa essere memoria feconda e insieme riferimento importante per il presente e il futuro della nostra comunità civile? Innanzitutto, serve proprio l’impegno a ricordare, con la memoria che lo scrittore Alessandro D’Avenia interpreta come la vittoria della vita sul tempo. Coloro che non sono più tra noi vivono soltanto nel momento in cui li ricordiamo, altrimenti rischiano di morire per sempre nell’oblio colpevole di chi non riconosce onore e non riserva gratitudine per quello che è stato. Francesco Fabbri, per parte sua, non è mai stato dimenticato e continua ad essere compianto ma, soprattutto, rimpianto. Vive nel commosso ricordo di chi gli è stato amico nella vita politica, che ha imposto il nome di Francesco o Francesca ai figli in onore a Fabbri, che lo volle partecipe di importanti vicende familiari, che ha ancora la sua fotografia esposta in casa insieme a quelle degli affetti più cari. E anche nella memoria riconoscente di tutti coloro che hanno voluto di recente l’intitolazione del nuovo palazzetto dello sport di Pieve di Soligo proprio a Francesco Fabbri, a lui dedicando una struttura polivalente che dal maggio 2023 si chiama ufficialmente PalaFabbri. Tutto conferma che il ricordo è vivissimo in tante generazioni della Marca Trevigiana, e non solo, sempre alimentato del resto in tutti gli anni seguiti al tristissimo 1977, e che la profonda riconoscenza per la figura e l’opera esemplare di Francesco Fabbri si è come tramutata in un sentimento di nostalgia e di ammirazione senza tempo, quasi in un sentire laico di devozione per uno statista che ha manifestato in concreto il senso autentico del servizio disinteressato a lungimirante alla società e alle istituzioni.

Un grande politico cristianamente ispirato, nella società e nelle istituzioni. Prigioniero nei lager nazisti durante la seconda guerra mondiale, l’allora sottotenente di artiglieria alpina Francesco Fabbri aveva maturato la sua decisione di dedicarsi al servizio politico, ispirato ai più alti valori umani e cristiani. Già sindaco di Pieve di Soligo e vice presidente della Provincia di Treviso, deputato e senatore, Fabbri aveva rivestito l'incarico di Sottosegretario di Stato al Tesoro nel secondo governo Andreotti nel 1972, e quindi nel quarto e quinto governo Rumor e nel quarto e quinto Governo Moro, prima di diventare Ministro della Marina Mercantile nel luglio 1976. Insegnante elementare, direttore didattico, laurea in scienze agrarie, giovanissimo in Azione Cattolica e poi nei Maestri Cattolici, dirigente della Cisl sindacato scuola, impegnato per le Comunità Emigranti con la rivista Il Campanile, presidente dell’ospedale civile Balbi Valier, membro del collegio sindacale in Banca Piva e consigliere nazionale UNCEM, Francesco Fabbri stabilì e coltivò sempre relazioni profonde con il territorio di Marca in tutte le dimensioni sociali, economiche e istituzionali. Basti citare, per tutte, la sua fondazione del Consorzio BIM Piave Treviso per l’avvio dell’opera di metanizzazione, con straordinaria intraprendenza e lungimiranza, insieme a molti altri incarichi e attività nell’ambito della cooperazione e delle realtà consortili. Egli fu infatti tra i fondatori dell’Associazione dei Comuni della Marca Trevigiana, tra gli iniziatori e poi presidente della Cantina Sociale Colli del Soligo, e anche dirigente e presidente della Federazione Provinciale delle Cooperative Mutue di Treviso.

Un modello e un messaggio attuale, per servire il bene comune. La sua fu una vita spesa per la politica, di esempio per i giovani. Fabbri va ricordato per la saldezza dei suoi valori e per la rettitudine dimostrata in tutto il suo percorso. Animato da profonda fede cristiana, egli aveva maturato proprio nei campi di concentramento la scelta definitiva e totale di impegnarsi per la libertà e la democrazia e di dedicarsi senza riserve alla politica come “forma esigente di carità” verso tutti, e in particolare verso i più bisognosi. Nel pensiero e nell'azione competente, concreta e di amore alle persone e al territorio fu un vero leader democratico cristiano, allievo di fatto del grande economista e sociologo cattolico concittadino di Pieve di Soligo, Giuseppe Toniolo, come lui “riformatore sociale che prima di tutto è riformatore di se stesso”. Egli svolse tutti i ruoli istituzionali in una sintesi completa e vitale dei principi della sussidiarietà, del protagonismo dei corpi intermedi, della buona amministrazione, del rigoroso rispetto delle istituzioni. Oggi abbiamo nostalgia per Fabbri, dicevamo sopra, e per il suo sguardo lungo di statista che è artefice di sviluppo e pensa e agisce per le nuove generazioni.

“Il reticolato nudo e spinoso s’è destato al sole d’aprile e ha germogliato il fiore della libertà”: così Francesco Fabbri il 13 aprile 1945 nel suo diario di guerra. Oggi, a quasi 103 anni dalla nascita, a 47 anni dalla morte, la sua lezione è intatta, i suoi insegnamenti di straordinaria attualità: la sua fede nella libertà ci aiuta a rinnovare l’impegno per il bene comune, a cercare di vincere l’assedio del reticolato delle gravi difficoltà del nostro tempo. Ecco Francesco Fabbri, un bene autentico che appartiene all’intera comunità, un simbolo vero di rinascita morale e civile per tutto il Paese.

Marco Zabotti

Rete culturale "Vite Illustri Pieve di Soligo" (VIP)

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