Oggi Domenica
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... e l'anfora?

Oggi Domenica: la riflessione sulla Parola di Dio domenicale.

... e l'anfora?

III DI QUARESIMA /A

Esodo 17,3-7; Salmo 95; Romani 5,1-2.5-8; Giovanni 4,5-42

 

Nella complessa narrazione dell’incontro di Gesù con la samaritana al pozzo di Giacobbe, c’è un dettaglio che stuzzica la mia curiosità: la donna lasciò la sua anfora. È un accenno causale o casuale? Procedendo con ordine, vediamo come Gesù, verso mezzogiorno, siede stanco presso il pozzo, mentre i discepoli andavano a comperare cibo. Giunge una donna dalla città con l’anfora per attingere acqua. Gesù prende l’iniziativa: “Dammi da bere”. Alla reazione della donna, meravigliata che un inviso giudeo le chiedesse da bere, Gesù replica: Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva. La samaritana entra gradualmente nel gioco di Gesù, che rivela se stesso e la guida a manifestare la sua vita: dopo cinque mariti, ora viveva con un altro uomo, ma questo settimo (così libero che la prende tanto sul serio da rovesciarla come un calzino) la attrae in un modo straordinario e sublime. Ora ha trovato una vena d’acqua pura in un’esistenza agitata e superficiale. Nella sua curiosità rivolge all’ebreo Gesù la domanda estrema: So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà ci annuncerà ogni cosa. Mentre Gesù le risponde: Sono io che parlo con te, giunsero i discepoli con le provviste di cibo. A questo punto la donna lasciò la sua anfora e andò in città e disse alla gente: Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto.

Ormai l’anfora è dispensata, perché la ricerca dell’acqua del pozzo è passata in secondo piano. Ha offerto a Gesù un po’ di se stessa ed ha ricevuto in cambio un senso nuovo e una pienezza di vita mai provata. L’incontro con Gesù suscita in lei energie sopite e capacità soffocate che la trasformano in messaggera entusiasta del Messia. Ora, grazie a quel Gesù, può attingere al proprio pozzo, bere lei e dissetare altri, come aveva fatto Giacobbe.

La prima sete è quella di Gesù. Ha sete della nostra fiducia in lui, della nostra libertà: Chi crede in me dal suo grembo sgorgheranno fiumi d’acqua viva (Giovanni 7,37). È un incontro tra assetati che innesca in noi la sorgente d’acqua viva per la forza dello Spirito ricevuto nel Battesimo. Sta a noi renderlo attivo per zampillare vita feconda.

Tra i ricordi della mia infanzia c’è una vecchia pompa a mano nel cortile dei nonni paterni. Perché funzionasse bisognava versare un po’ d’acqua da sopra e poi azionare la leva. Subito sgorgava un’acqua fresca e cristallina. È una simpatica metafora dell’incontro con Gesù: un po’ della nostra acqua morta suscita l’abbondante acqua viva dello Spirito.

E la samaritana sarà ritornata a recuperare la sua anfora per riempirla e usarla? Certamente! ma ora lo Spirito è diverso.

E delle nostre anfore, brocche, secchi, strumenti, tecnologie ecc… che ne facciamo? Le valorizziamo nell’orizzonte del Cristo: l’unico capace di dar valore ad ogni gesto compiuto per amore? Anche solo un goccio d’acqua…

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