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CISL TREVISO E BELLUNO: le emergenze del settore pubblico

Venerdì 3 dicembre a Mogliano confermata la Segreteria uscente

CISL TREVISO E BELLUNO: le emergenze del settore pubblico

Un problema trasversale, che sta mettendo a dura prova la tenuta del comparto pubblico. Sotto gli occhi di tutti in ambito sanitario, negli ospedali e nelle case di riposo, meno sotto i riflettori ma non per questo meno grave negli enti locali e nelle funzioni centrali. È la gravissima carenza di personale che sta facendo inceppare la macchina pubblica, con pesanti ripercussioni sull’erogazione dei servizi per i cittadini e sulla tenuta del sistema socio-sanitario. Tema - fra i tanti - al centro del terzo Congresso della Cisl FP Belluno Treviso, la Federazione dei lavoratori pubblici: oltre 5.000 iscritti nelle due province, un dato in crescita costante da quattro anni, in rappresentanza dei circa 12mila lavoratori della sanità (quasi 3.000 a Belluno e 9.000 a Treviso), 5.612 degli enti locali (1.579 a Belluno, 4.033 a Treviso), 1.820 delle funzioni centrali (370 a Belluno e 1450 a Treviso), 7.850 delle case di riposo (2.110 a Belluno, 5.740 a Treviso). Il Congresso si è svolto venerdì a Mogliano. Si è concluso con le votazioni che hanno confermato la segreteria uscente composta dal segretario generale Mario De Boni, 49enne Infermiere di Feltre, dalla segretaria Silvia Carraretto, 42enne trevigiana di Casier e da Giovanni Fabbian, residente a Vedelago (Tv), storico delegato dell’azienda ULSS 2 Marca Trevigiana.

“Il Congresso - spiega De Boni - si è svolto in un momento particolare per il comparto del Pubblico Impiego e di tutto il mondo che ruota attorno al settore del socio assistenziale. La Pubblica Amministrazione, nel contesto stravolto dalla pandemia, si è scontrata con la dura realtà delle carenze di organico a tutti i livelli e comparti. Se il nostro Paese è riuscito a sopportare il duro colpo inferto dal Covid, lo si deve alla capacità delle Pubbliche Amministrazioni di aver garantito la salute attraverso un sistema sanitario nazionale universale, la sicurezza nelle nostre strade e nelle nostre città, la legalità fiscale e previdenziale, la gestione degli ammortizzatori sociali e dei sussidi alle imprese erogando questi servizi essenziali”.Obiettivo dell’assise, guardare avanti in un’ottica di ripartenza “tenendo conto però di quanto accaduto al fine di evitare situazioni simili impegnandoci per un cambiamento che guardi allo sviluppo e all’occupazione, che punti ad avere servizi pubblici efficienti ed accessibili nell’ottica dell’inclusione sociale, dell’accettazione del diverso del rispetto dei più deboli”. “Il rilancio dei servizi pubblici - sostiene De Boni - e la valorizzazione della risorsa umana dovranno trovare una declinazione concreta attraverso il rinnovo dei contatti nazionali, ma un ruolo fondamentale assumerà anche la contrattazione di secondo livello, territoriale e aziendale. Ma certamente la sfida più importante che ci attende, proprio all’inizio del prossimo anno, è il rinnovo delle RSU, che ci permetterà di partecipare attivamente ai processi di riorganizzazione della pubblica amministrazione anche grazie ai finanziamenti straordinari collegati alla pandemia messi in campo dall’Unione Europea”.Il Comparto della Sanità ha visto in questi anni una progressiva e pesante azione di tagli lineari, che ha compromesso la sostenibilità del sistema-sanitario, chiedendo ai lavoratori grandi sacrifici e rimettendo al centro del dibattito un problema che la FP denuncia da anni: la carenza di organico. Nell’ospedale di Treviso, ad esempio, la carenza annua è di circa 200 infermieri, 40 tra tecnici sanitari di laboratorio e radiologia, 15 assistenti sanitari. Numeri a cui aggiungere i circa 60 infermieri necessari alle case di riposo. “Tenendo conto che dalla scuola infermieristica ne escono un’ottantina all’anno, si capisce la gravità della questione - sottolinea De Boni -. Le aziende che hanno l’urgenza di assumere - sono sprovviste di graduatorie concorsuali e sono costrette a indire avvisi pubblici con l’impegno di personale amministrativo già sottodimensionato. Le cause sono molte e vengono da lontano: il personale manca per una errata programmazione negli ultimi anni”.Ma anche nelle funzioni locali il problema si ripresenta. Il comparto conta in provincia di Belluno 61 Comuni, 10 Unioni Montane e l’Ente Provincia, con circa 1500 dipendenti; nella Marca ci sono 94 Comuni, 3 Unioni, 1 Ente Parco e la Provincia, con circa 4000 dipendenti. “Lo stato di salute del settore non è dei migliori - dice De Boni - le criticità già presenti prima della pandemia sono aumentate. I cambiamenti legislativi avvenuti nel corso dell’ultimo biennio hanno inciso sul quadro assunzionale: organici già ridotti all’osso son stati depauperati dai pensionamenti, le nuove assunzioni rese difficili in primis dell’organizzazione dei concorsi nonché dalla necessità di svolgerli in modalità telematica. Servono concorsi a livello territoriale, per poter suddividere le spese e permettere anche ai Comuni più piccoli la possibilità di sostituire il personale. Inoltre la cronica carenza di personale porta ad attribuire mansioni senza il rispetto degli inquadramenti e delle professionalità acquisite, spesso senza tener conto del percorso formativo del dipendente: ecco che la maestra lavora in ragioneria o il geometra si occupa di anagrafe. Tutto ciò introduce al tema, oggi centrale, nel rinnovo del Contratto Nazionale ossia quello del riordino degli inquadramenti: l’ultimo risale al 1999”.Per terminare la panoramica delle autonomie locali non si può non citare le IPAB, una ventina di enti, concentrati nella provincia di Treviso, che occupano circa 2000 lavoratori e che attendono da vent’anni la necessaria riforma. “In questi casi la sfida sindacale è quella di resistere ai tentativi datoriali di applicare modelli privatistici al ribasso, spingendo al contrario verso una progressiva equiparazione al rialzo di tutte le realtà. Queste strutture - spiega De Boni - debbano essere integrate nel sistema sociosanitario, e che i lavoratori possano essere valorizzati tanto quanto i loro colleghi del Comparto della Sanità Pubblica”.Infine la situazione organica degli uffici centralizzati di Belluno e Treviso, ove grava una scopertura di organico dei lavoratori pubblici che tocca punte del 70% (ad esempio l’Ufficio Scolastico Territoriale di Belluno), imponendo carichi di lavoro non più sostenibili e uno stato di perenne emergenza; e il terzo settore, un contesto che concerne l’assistenza erogata non solo alla senilità (IPAB, Case di Riposo, Centri Servizi Assistenziali, Cooperazione Sociale), ma anche i servizi per l’infanzia, l’assistenza scolastica e psichiatrica, la disabilità evolutiva e adulta. “Le politiche di contenimento della spesa pubblica - spiega De Boni - hanno portato all’eccessivo ricorso alle esternalizzazioni con affidamenti, bandi di gara, e accreditamenti che spesso hanno utilizzato la leva del contenimento del costo contrattuale con conseguente effetto domino sull’applicazione corretta dei CCNL nella parte normativa ed economica contribuendo a destabilizzare i sistemi dei servizi di welfare e socio-sanitari. La pandemia ha evidenziato in modo drammatico le già esistenti carenze del sistema pubblico obbligandolo alla ripresa delle assunzioni di personale da collocare nei reparti di emergenza sottraendo i professionisti dal terzo settore e determinando una fuga verso contratti economicamente più attrattivi”.Anche il personale che opera nel comparto della sanità privata è stato pesantemente coinvolto dai tagli operati dalle norme negli ultimi 12 anni. Solo nel 2020, dopo una trattativa durata oltre 3 anni, una mobilitazione senza precedenti in tutte le regioni, culminata con uno sciopero proclamato dopo la sottoscrizione della pre-intesa, è stato rinnovato il contratto nazionale di lavoro scaduto da 14 anni.

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