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Festa per i venti anni della Zona Agesci di Vittorio Veneto - Gallery

Si è svolta domenica 18 maggio a Motta di Livenza la giornata di festa per i venti anni degli scout di Vittorio Veneto.

Festa per i venti anni della Zona Agesci di Vittorio Veneto - Gallery

Giunge al traguardo dei vent’anni la Zona Vittorio Veneto dell’Agesci, una realtà associativa composta da nove Gruppi scout, con quasi 900 aderenti tra ragazzi e capi. In occasione della festa per i vent’anni, che si è tenuta domenica 18 maggio a Motta di Livenza, abbiamo interpellato i responsabili della Zona Elisa De Nardi, Marcello Favalessa e l’assistente ecclesiastico don Alessio Magoga, per un bilancio dei due decenni trascorsi e per una “fotografia” del presente.

Come è cambiata in questi 20 anni la realtà dell’Agesci della Zona Vittorio Veneto? «La Zona Agesci di Vittorio Veneto è nata vent’anni fa, nel 1994, “staccandosi” dalla grande Zona di Treviso, che allora contava circa 25 Gruppi. Agli occhi di diversi capi, la Zona di Treviso era una struttura troppo grande per essere gestita opportunamente. L’iniziativa è partita quindi da alcuni capi scout della futura Zona di Vittorio, che si sono resi subito disponibili ad accompagnare il delicato passaggio della nascita di questa nuova realtà. La nostra Zona nacque così e contava già all’inizio nove Gruppi. L’utilità principale sta nel fatto che una Zona più piccola risulta più “a misura d’uomo” e il contatto con il territorio è più immediato e diretto: i capi e i ragazzi possono più facilmente conoscersi e le dinamiche relazionali sono più vere. Nel corso di questi vent’anni alcuni Gruppi Agesci sono nati, come il Ponte di Piave e il Susegana. Altri hanno chiuso (ci auguriamo temporaneamente!) la loro attività: Meduna di Livenza, Pieve di Soligo e Mosnigo. Altri hanno scelto di affiliarsi ad un’altra associazione scoutistica, come il Gruppo di Ceggia. Sono stati anni movimentati, quindi, ma nonostante le difficoltà che tutto il mondo del volontariato vive, siamo ancora qui!».

Quali sono oggi gli aspetti positivi e l’efficacia educativa? «La Zona è un tassello, che fa parte della struttura, un po’ complessa, dell’Agesci. Alla base c’è il Gruppo, che è costituito dai capi e dai ragazzi e che, nelle nostra Zona, ha sede nelle comunità parrocchiali dei vari paesi. Poi viene la Zona, che ha il compito di mettere in collegamento i Gruppi di un territorio, promovendo attività formative e di confronto per i capi e occasioni di incontro per i ragazzi dei Gruppi. Al di sopra della Zona, c’è la Regione, nel nostro caso il Veneto, che conta il numero più elevato di scout “censiti” in Italia. Alla Regione spetta il compito di curare la formazione dei capi e coordinare gli eventi regionali (per capi e ragazzi). E, infine, il Nazionale, che ha compiti di carattere rappresentativo e normativo. Il vertice di questa piramide però non è il Nazionale, ma il Gruppo, vero nucleo di azione educativa nel territorio! Pertanto, tutta la complessa struttura dell’Agesci (e anche la Zona) hanno come scopo sostenere, incoraggiare e promuove le attività dei Gruppi. Non il contrario! Insomma, la finalità dell’Agesci è l’educazione dei ragazzi: tutto il resto deve essere funzionale a questo obiettivo. Possiamo dire che cerchiamo sempre di ascoltare le voci che arrivano dai nostri ragazzi, le loro esigenze, e individuare poi dei percorsi formativi che cerchino il più possibile di rispondere ai loro bisogni con l’obbiettivo finale di crescere dei “buoni cittadini” e “buoni cristiani”. Ci dobbiamo chiedere se in questi anni siamo riusciti nel nostro compito educativo e se siamo stati efficaci. Certo, noi facciamo spesso verifica... Ma forse, in questo caso, sarebbe opportuno che altri - le famiglie, le parrocchie, il territorio - rispondessero per noi».

Quali le difficoltà, le fatiche? «La difficoltà più comune e ricorrente riguarda la disponibilità ad essere capi... cioè, giovani e adulti, che mettano a disposizione dei ragazzi tempo ed energie. A volte i nostri Gruppi potrebbero ospitare un numero maggiore di ragazzi e forse si potrebbero aprire anche nuovi Gruppi, se ci fosse una maggio re disponibilità ad iniziare il percorso di capi. Essere capo infatti comporta una formazione continua che l’Agesci promuove tramite campi di formazione e incontri a vari livelli. Oggi a causa della precarietà economica e di altre forme di fragilità e di fatiche, trovare il tempo per assumere questo compito risulta impegnativo... anche se non impossibile! Non sempre è facile conciliare l’esperienza dello scoutismo con i vari impegni che tutti hanno, ma in questi anni abbiamo visto che il desiderio di fare un servizio educativo con i ragazzi, il mettersi in gioco con loro e per loro è una fatica che ripaga sempre! Dare la possibilità ai ragazzi di poter vivere nella natura, in tenda, giocare insieme, poter aiutare gli altri... Insomma essere capo permette di aiutare gli altri, ma, come tanti possono testimoniare, tutto quello che dai, lo ricevi centuplo! È per questo che come associazione cerchiamo di stare al passo con il tempo in cui viviamo; soprattutto vogliamo stare vicini alle Comunità Capi, il motore di tutte le attività dei Gruppi. Siamo convinti che sia necessario aiutare le Comunità a rinnovarsi, a guardare al futuro con ottimismo per poter continuare a proporre l’esperienza educativa dello scoutismo ai giovani, un’esperienza bellissima!».

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