Editoriale
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UNA LUCE NEL BUIO

L'editoriale del direttore, don Alessio Magoga

UNA LUCE NEL BUIO

Lasciamo per un momento agli esperti di geopolitica l’analisi di quello che sta accadendo. Tralasciamo volentieri quanto, immancabilmente, stanno scrivendo i leoni da tastiera sui social: quelli per i quali ogni volta è tutto così lampante, semplicemente bianco o nero. Ci mancava solo che dopo esserci divisi tra pro e contro vaccino ci dividessimo ora – con la stessa acrimonia – tra pro e contro Putin. Curiosamente, poi, la faglia di divisione sembra la stessa, anche se a parti invertite: chi prima era (ed è ancora) contro il vaccino ora sembra a favore di Putin.

Sono ore e giorni drammatici quelli che stiamo vivendo. Ne avremmo fatto volentieri a meno, dopo due anni di Covid che ci hanno duramente segnato – sotto diversi punti di vista – e proprio nel mentre si stava entrando in una fase critica per i rincari dell’energia e delle materie prime (che ora ovviamente subiranno un ulteriore aggravio). Quello che abbiamo davanti, quindi, non è uno scenario semplice ed ogni opzione che si metta in atto – come accade ogni volta in cui inizia una guerra – ha degli effetti negativi, per un verso o per l’altro. Si tratta, in sostanza, di scegliere il “male minore”, che non è poi così facile da discernere. La verità è che le guerre non vanno mai iniziate, perché poi le conseguenze vanno puntualmente al di là di quanto si era previsto (ovviamente in termini negativi). Chi le scatena, chi le comincia, si mette da solo dalla parte sbagliata della storia e dalla parte del torto.

In questa vicenda tutta sbagliata, che non avrebbe dovuto iniziare e che speriamo – e preghiamo – si possa fermare al più presto, c’è tuttavia almeno un punto luminoso, uno spiraglio di speranza. Mi riferisco alla straordinaria solidarietà nei confronti del popolo ucraino che si è subito messa in moto e che sta coinvolgendo un numero crescente di persone e di istituzioni. Penso alla Caritas – nelle sue varie articolazioni, compresa quella diocesana –, alle singole parrocchie, alle associazioni, alle aziende, a tanti privati cittadini... Davvero in molti, in questi giorni, si stanno dando da fare per accogliere, aiutare, sostenere. Numerose sono le iniziative messe in atto per raccogliere fondi, medicinali, generi di prima necessità... Tante sono anche le manifestazioni pubbliche di solidarietà per il popolo ucraino e le marce per la pace. Molti i momenti di preghiera organizzati nelle singole parrocchie e commovente è stato quello che abbiamo vissuto insieme in Cattedrale lunedì scorso: stiamo “scoprendo” una dimensione di fraternità con la comunità ucraina – quella cattolica ma anche quella ortodossa – che non è affatto scontata e che si rivela come un dono grande.

Pur nella confusione del momento che stiamo attraversando, è evidente a tutti che l’unica cosa davvero necessaria e urgente da fare – al di là delle analisi politiche più o meno oculate – è aiutare chi sta soffrendo o sta fuggendo dalla propria patria per trovare riparo. E questo, in molti, lo hanno davvero capito. Dobbiamo tuttavia attrezzarci affinché questo slancio di solidarietà straordinario abbia un lungo respiro: anche se speriamo tutti il contrario - e cioè che la guerra finisca il prima possibile -, dobbiamo pensare che non basterà una risposta – per quanto generosa – solo nell’immediato. Ci vorrà la forza di non lasciarsi dominare solo dall’emotività, perché anche nel fare il bene sono necessarie la lungimiranza e la pazienza.

Alessio Magoga

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