Un servizio per il bene di tutti

La vicenda politica di Matteo Renzi si presta ad alcune considerazioni sull’esercizio di questa nobile e indispensabile arte che è la politica. Renzi era partito in gran carriera con un forte vento di simpatia. Il successo alle Europee del 2014 manifestò quante attese erano puntate su di lui. Ora, dopo tre anni di governo, il consenso nei suoi confronti è molto calato. La batosta del 4 dicembre al referendum sulla riforma costituzione è stata un segno che la sua stella non brillava più, dato che indubbiamente gli elettori si sono espressi anche su di lui. Renzi non è certo finito politicamente. È giovane ed è tutt’altro che in ritirata. Tuttavia ha perso molto del carisma dei primi tempi. Che cosa lo ha portato a questo decadimento? Forse è stato stregato dal demone del consenso, che gli ha fatto perdere di vista l’obiettivo principale cui deve guardare chi guida la politica: il bene della comunità, il sempre citato bene comune che si ottiene con impegni a lunga scadenza. Consenso dei cittadini e realizzazione del bene comune sono due elementi essenziali per ottenere una buona politica. Ambedue devono essere sempre davanti agli occhi di chi governa, ma il bene della comunità è più importante del consenso. Senza consenso non si governa, perché è da esso che deriva il potere di governare. Il potere non può essere fine a se stesso: esso serve a creare una società in cui si vive in pace, nel benessere e senza esclusioni.

Un vero politico deve essere disposto a perdere il consenso e ad andarsene, quando si vede impossibilitato a realizzare il suo programma. Si ricorda spesso la frase di De Gasperi: “Un politico guarda alle prossime elezioni. Uno statista guarda alla generazione futura”. Il primo è ossessionato dal consenso, il secondo si preoccupa di stabilire obiettivi validi e mettere in moto forze per raggiungerli.

Papa Francesco ha indicato questo principio per una buona politica: il tempo è superiore allo spazio. Ciò significa che non bisogna limitarsi ad assicurare un largo spazio di consenso: è più importante mettere in moto processi verso grandi mete future. Il senso cristiano della politica è il servizio per il bene di tutti, incomin- P ciando dagli esclusi. Quando prevale l’attaccamento al potere, stiamo deviando da questa linea. Non possiamo nasconderci che Renzi aveva suscitato la fiducia di molti cattolici che vedevano in lui un esempio di chi ha il coraggio di coniugare la sua fede con l’impegno politico. Non mantenere integro questo spirito potrebbe scoraggiare altri a impegnarsi in questo campo.

Una veloce analisi della politica di Renzi, in questi tre anni, conferma che si è sbilanciato troppo sulla ricerca del consenso, facendogli fare scelte di sapore demagogico piut- U tosto che rispondere alle vere necessità del Paese. Per esempio, gli 80 euro concessi ai redditi più bassi è stato giudicato da molti più una misura elettoralistica che uno stimolo allo sviluppo. Anche la pioggia di bonus a diverse categorie sono sembrati inutili a rilanciare l’economia. L’accelerazione impressa all’attività politica con scadenze inesorabili era in vista di accreditarsi all’opinione pubblica come uno che fa le cose. Ma spesso questa fretta ha sfornato riforme un poco pasticciate. Anche il suo stile, il suo modo di comunicare, il trattamento che ha riservato agli avversari bollandoli con famosi epiteti… era per far colpo, incantare, ammaliare e suscitare consenso. Ma mentre inseguiva il consenso della gente, ha perso di vista le loro vere necessità. E così ha ottenuto l’effetto contrario: la speranza che molti avevano nutrito nei suoi confronti si è raffreddata. Molti dei ceti più poveri lo hanno abbandonato. Ora è più che mai deciso a rimettersi in gioco. Si può sperare che la delusione per non aver potuto continuare la marcia trionfale dell’inizio possa fargli recuperare il giusto valore della politica.

Don Giampiero Moret